apr212022
Il Miglio Verde
Durante le ultime lezioni del prof. Domenico Marchione abbiamo guardato il film The Green Mile, tradotto Il Miglio Verde, il quale ci ha fatto riflettere sull’inutilità della pena di morte.
TRAMA
1999, Louisiana. In una casa di riposo, l’anziano Paul Edgecombe scoppia a piangere guardando il film “Cappello a cilindro”. Quando viene interrogato da un’amica sul motivo della sua afflizione, lui inizia a narrarle delle vicende trascorse con John Coffey.
Nel 1935 Paul lavorava presso Il Miglio Verde, nome assegnato al braccio della morte del penitenziario Cold Mountain. La routine del luogo viene un giorno scossa dall’arrivo di John, accusato di aver ucciso due gemelline e per questo condannato alla sedia elettrica. Ma durante il suo soggiorno, John si mostra agli occhi di Paul tutt’altro che uno spietato criminale, sembra invece un uomo dotato di un carattere buono e con incredibili poteri soprannaturali.
Diversi avvenimenti poi, che vedranno coinvolti personaggi come Percy Wetmore, un violento poliziotto, e il criminale Wild Bill, permetteranno a Paul di scoprire la verità sul caso.
TEMATICHE
La tematica principale del film è la pena di morte, rappresentata da diversi punti di vista: c’è chi la vede come una punizione per il crimine commesso (chi presente all’esecuzione), altri come un addio ai detenuti che con la morte espieranno i propri peccati (secondini, sacerdote, etc).
John Coffey vede la morte come una liberazione, e come Gesù Cristo (le iniziali di Jesus Christ coincidono a quelle di John Coffey), prima di morire compie dei miracoli: regalando a Mr Jingles e a Paul una lunga vita.
Il poliziotto Percy, per la sua indole malvagia, vede la morte con divertimento. La scena più eclatante è quella dell’esecuzione di Eduard Delacroix: nella quale dimentica, di proposito, di bagnare la spugna che avrebbe permesso una morte più rapida.
Viene anche trattato il tema del razzismo, per il fatto che al tempo un uomo di colore di bassa condizione sociale non potesse che essere considerato autore del crimine.
COMMENTO
Questo film ci ha fatto riflettere sull’importanza della vita e sulla facilità con cui può essere tolta, quindi portandoci a prendere posizione sull’argomento, anni dopo l’abolizione in Italia, ma non ovunque nel mondo.
A fronte del fatto che con la pena di morte colui che uccide viene a sua volta ucciso dallo Stato, il quale dovrebbe invece mantenere l’ordine, e che non potendo tornare indietro, nel caso successivamente venisse scoperta l’innocenza del condannato, lo Stato si macchierebbe di un crimine imperdonabile.
Elisa Mazza e Alessandro Poli, 1B