dic52018
Sulla mia pelle
Il film “Sulla mia pelle” affrontato e visto in classe, tratta principalmente della vicenda riguardante gli ultimi giorni della vita di Stefano Cucchi, un semplice ragazzo di Roma, brutalmente assassinato dai carabinieri della capitale, dopo essere stato fermato per un controllo ordinario ed essere infine accusato di spaccio di stupefacenti davanti ad una corte giudiziaria.
Il tema centrale del film, oltre ad essere quello della morte di questo giovane, è anche quello di cercare di combattere le tematiche riguardanti la morte non dovute per cause naturali; è,infatti, inammissibile, in uno stato di diritto, che qualcuno possa morire, non naturalmente, sopratutto quando è in affido agli organi di pubblica sicurezza, cioè dello Stato.
Nonostante ancora non si sappia chiaramente e in modo preciso cosa successe in quella notte in cui il protagonista del film venne arrestato, sino alla sua morte, possiamo trarre delle conclusioni di tutto ciò; una cosa che possiamo affermare dopo aver guardato il film è, per esempio, il comportamento dei preposti alla Giustizia nei confronti dei carcerati “ordinari”. Stefano, infatti, durante tutta l’udienza che lo coinvolgeva come imputato di un fatto(spaccio) di cui non era stata ancora accertata la sua colpevolezza, fu interrogato senza nemmeno ricevere nessuno sguardo dal giudice; tutto questo può essere riassunto come prova che lo Stato non ci garantisce, con la massima certezza, il principio assoluto che la Legge è “uguale per tutti”.
Un ulteriore aspetto inquietante della vicenda, che avvalla la suddetta tesi e ben ritratto nel film è (come dimostrato da ripetute scene e dai verbali del successivo processo a carico dei carabinieri), il fatto che Cucchi chiese di poter vedere il suo avvocato per cercare di confessare ciò che le guardie, che lo avevano tenuto in custodia, gli avevano provocato, ma purtroppo questa richiesta non gli venne mai concessa. Infine, una delle scene più toccanti a cui si assiste guardando il film è quella in cui si denota l’impossibilità dei genitori del carcerato di riuscire a vedere il figlio, cosa che viene negata più di una volta, con scuse banali e contraddittorie, riuscendoci soltanto nel finale quando lo vedranno sì, ma steso su un lettino autoptico con il viso ed il corpo tumefatto.
Il film lascia molto pensare al mondo in cui viviamo oggi. Ciò che ci induce ogni giorno a vivere normalmente e nel rispetto delle regole può essere in qualunque istante messo in discussione, fino ad arrivare ad ucciderci, proprio come accadde a Stefano Cucchi, morto il 22 ottobre del 2009 a Roma, vittima di coloro che dovrebbero garantirci ogni giorno la sicurezza sociale.