Stili di vita e modelli di sviluppo per mitigare i cambiamenti climatici

In data 5 febbraio, presso l’aula magna dell’IIS Cerebotani di Lonato del Garda, su invito della Dirigente Scolastica, prof.ssa Angelina Scarano, il professor Maurizio Tira, rettore dell’università degli studi di Brescia, ha tenuto un discorso coinvolgente sugli squilibri climatici a partire dalla prima rivoluzione industriale, la macchina a vapore fino ai giorni nostri, passando per Adam Smith, il piano Marshall e la crisi di relazione tra l’essere umano e il suo ecosistema.

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Il relatore, da subito, ci ha mostrato, con delle slides, l’esponenziale crescita della popolazione umana, che in circa 2000 anni è aumentata di 7,7 miliardi di individui, accrescendo di conseguenza le emissioni per un puro fattore numerico “Più siamo, Più consumiamo” ha concluso il professore.

Da qui, la citazione del libro “Primavera Silenziosa” il primo manifesto ambientalista, scritto da Rachel Carson e pubblicato nel 1962, che nel 1979 si rivolse al popolo americano con le seguenti parole :

E ti sto chiedendo per il tuo bene e per la sicurezza della tua nazione di non fare viaggi inutili, di usare le auto o i mezzi pubblici ogni volta che puoi, di parcheggiare l’auto un giorno in più alla settimana, di rispettare il limite di velocità e di impostare il tuo termostato per risparmiare carburante. Ogni atto di conservazione dell’energia come questo è molto più che buon senso. Ti dico che è un atto di patriottismo.”

Quindi, il professore ha spiegato il significato delle parole “sviluppo sostenibile”, ovvero un modello di sviluppo che diacronicamente è accessibile a tutti i popoli della terra. Uno sviluppo che dipende dalla capacità del pianeta di sostenere il peso (carrying capacity) della nostra presenza e delle nostre attività. Successivamente ha fatto notare che uno sviluppo sostenibile per essere efficace deve anche perdurare, illuminando la platea, quindi, con la definizione: “Développement durable” che altro non è che una delle due facce della sostenibilità: ovvero quello temporale, che traduce la dimensione diacronica dello sviluppo.

Procedendo, è stata proposta la visione del summit “ONU on environment and development: Rio de Janeiro“, che mostra un audace discorso di una giovane ragazza di appena 13 anni, parlare di fronte ai capi di stato di problemi comuni, e le sue paure di respirare aria inquinata, o mangiare cibi contaminati. Il tutto purtroppo finisce con degli applausi commossi, ma ben poco cambierà per il nostro pianeta, infatti da questo fatto, avvenuto nel 1992, ben poco è successo per la salvaguardia dell’ecosistema da allora.

Successivamente, il prof.Tira ha accennato al concetto tristemente noto a tutti: L’economia sempre in crescita. Ovvero, l’economia sempre in crescita non consente al nostro mondo di raggiungere lo stato di equilibrio di cui esso necessita. Questo perché, orientandosi verso uno sviluppo industriale massivo, la quantità di risorse naturali prodotte(o esistenti) è di gran lunga maggiore di quelle richieste e consumate.

Un altro termine ben conosciuto è quello di impronta ecologica.

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In breve durante i primi del ‘900 William Rees e Mathis Wackernagel idearono “the ecological footprint” per misurare la dipendenza delle comunità umane dalla natura. L’impronta ecologica è una stima di quanto suolo e acqua (come superfici) una data società richiede per produrre le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti che produce, secondo le attuali tecnologie. Per calcolare l’impronta relativa ad un insieme di consumi si mette in relazione la quantità di ogni bene consumato (cereali, carni, frutta ecc.) con una costante di rendimento espressa in kg/ha. Il risultato è una superficie.

Infine, sono stati proposti dei Modelli di economia sostenibile, parlando in modo specifico(non in toni di elogio, chiaramente) dell’impianto ILVA di Taranto, noto per la situazione disastrata causata dalla malagestione.

Piuttosto, ci è stato mostrato un curioso esempio: nella Ruhr(Renania), ex zona industriale tedesca, i vecchi impianti siderurgici sono stati convertiti in uno dei più grandi parchi nazionali europei, il Landschaftspark- Duisburg, un ottimo sistema sicuramente da emulare.

Prima di concludere la presentazione, è stato dedicato del tempo agli studenti per porre delle domande al Professor Tira, due delle quali hanno attirato l’attenzione più di altre, le riporterò qui di seguito;

● “Secondo lei, il nucleare potrebbe essere una delle soluzioni a questi problemi?” Il professor. Maurizio Tira ha spiegato che la fissione nucleare per il momento non può ancora essere impiegata come soluzione conveniente, perché attualmente l’utilizzo di essa in Italia non è consentito. Per quanto riguarda la fusione nucleare invece, non si vedranno risultati concreti da qui a 20 anni. L’utilizzo di energie rinnovabili potrebbe essere l’unica soluzione immediata.

● “Quali potrebbero essere le soluzioni per risolvere il problema dell’inquinamento di Brescia?” “La miglior soluzione è il risparmio energetico” così il professor. Maurizio Tira ha introdotto alcuni esempi di come il comune di Brescia stia lavorando per migliorare la situazione, come ad esempio con la costruzione della nuova linea tranviaria, la quale andrebbe ampliata così da poter raggiungere non solo le zone adiacenti al centro, ma anche quelle periferiche. Inoltre ha sottolineato il fatto che tutti dovremmo accettare il cambiamento, abbandonando vizi e abitudini, così da poterci avviare verso una nuova era

Termina così un’importante esperienza per gli alunni, ringraziando il Rettore, e sperando in altri interventi come questo.

Matteo Valbusa, 5ªF

Presentazione

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