A.C.A.B. (All cops are bastard)

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Durante le lezioni di religione, con argomentazione “uso corretto/scorretto dell’autorità’’, abbiamo avuto la possibilità di guardare un film intitolato A.C.A.B.

Nel film  dei poliziotti dei gruppi antisommossa della polizia di stato affrontano dei drammi personali e durante il lavoro, rischiando di sfogarsi durante le sommosse, andando quasi ad uccidere persone, che erano esclusivamente da fermare o arrestare.

Alla fine del film, alcuni di questi poliziotti vengono processati sia per i reati, commessi sia nella vita personali che sul lavoro. Spesso i protagonisti vanno anche fieri di queste azioni “  nel contrastare la violenza ripagandola con la stessa moneta, cioè con metodi duri e poco ortodossi soprattutto con l’uso della forza. Enti che agiscono in questo modo, sfogandosi sul lavoro, non portano rispetto della divisa indossata.

A.C.A.B. è un motto del movimento skinhead inglese degli anni ’70, diventando negli anni un richiamo universale alla guerriglia urbana. Gli scontri tra i manifestanti e agenti sono sempre più aggressivi e i casi di membri di polizia e carabinieri che non svolgono in maniera opportuna, come possiamo rammentare del caso di Stefano Cucchi. Gli scontri ora, come negli anni ’70, non sono solo fisici ma sono anche testuali, dai graffiti ai testi nelle canzoni. Le persone che, comunque, decidono di svolgere questo lavoro, devono accettare e convivere con il fatto che hanno degli obblighi da seguire. Uno di questi obblighi e’ il rispetto dell’ uniforme, gestire le azioni che si compiono e le circostanze in cui avvengono con equilibrio e misura. Gli agenti coinvolti in questi casi devono essere giudicati, tenendo conto anche della situazione delle loro vittime.

Scritto da: Gianluca Stefàno