Scuola in azienda

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«Quest’anno ho intrapreso il percorso di stage presso l’azienda Nexlam di Castel Goffredo che si occupa di lavorazione lamiere per conto terzi e offre servizi di taglio, piegatura e saldatura con possibile aggiunta di inserti nel prodotto.
Ho tanto atteso quest’esperienza perché è stata rinviata di un anno a causa della pandemia e sono molto grato alla ditta che mi ha ospitato, nonostante, le difficoltà legate all’emergenza sanitaria. Voglio anche ringraziare il professor Marchione che ha curato scrupolosamente gli aspetti amministrativi e le relazioni con l’azienda, prima e durante lo stage.
Ho svolto l’alternanza scuola-lavoro per tre settimane nel mese di marzo.
Il primo giorno sono stato accolto dal signor Alessandro, il titolare, che mi ha seguito come tutor, con estrema dedizione, per tutta la durata dello stage, trasmettendomi il suo entusiasmo e le sue conoscenze.
Dopo un tour completo dell’azienda in cui mi sono stati mostrati i reparti e le fasi di lavorazione, Alessandro ha sondato le mie competenze nella modellazione solida di un semplice particolare e, sulla base di questo breve test, mi ha affidato un progetto che ho sviluppato e concluso nelle successive settimane.
Il mio compito consisteva nel fotografare e catalogare macchinari e arredi, rilevandone le misure.
Questo lavoro è poi servito per lo sviluppo tridimensionale del layout aziendale finalizzato all’organizzazione della nuova sede che l’azienda presto occuperà.
È stato per me un lavoro nuovo e impegnativo, svolto in modo piuttosto autonomo e principalmente in ufficio. È risultato anche molto piacevole girare per i reparti e confrontarmi con i dipendenti sempre molto disponibili nei miei confronti. Ho festeggiato i miei diciott’anni con il gruppo Nexlam, e chi se li dimentica più!
Sono, veramente, molto soddisfatto di questa esperienza, che mi è stata trasmessa tanta energia e determinazione nonostante questo periodo di crisi.
Questi stage per noi ragazzi sono molto importanti per preparare il nostro futuro e focalizzare i nostri obiettivi.»

Favalli Marco, 4ªB

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Otto marzo

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8 MARZO 2021

Il giorno 8 Marzo in modalità streming si è tenuta la cerimonia di premiazione dei concorsi della rete: “A scuola contro la violenza sulle donne”.

Tra questi la proclamazione dei vincitori del concorso letterario “Monia Delpero Io esisto” edizione a.s.2019-2020 indetto dall’Associazione “Casa delle Donne CaD”di Brescia.

A tutti i vincitori viene dato un attestato di partecipazione e la pubblicazione dello scritto su un libretto che è consegnato alle scuole della provincia Bresciana.

Il nostro Istituto ha partecipato grazie al lavoro dell’alunna Gioia Gugole della classe 2F, la quale è risultata vincitrice con la sua opera “Io esisto” riuscendo ad emozionare e a portare alla luce tematiche profonde esistenziali con la sua pagina di diario.

Gioia scrive: «Si può esistere o sopravvivere dipende da come ognuno vuol vivere; andare dove vanno tutti o scegliere di andare controcorrente per portare avanti i propri ideali di vita.»

È importante portare avanti i propri ideali soprattutto tra i nostri giovani e ci auguriamo altri traguardi importanti in questo momento storico della loro esistenza.

Prof.ssa Fabiana Sansone

concorso Monia Delpero-IO ESISTO


IO ESISTO

Caro diario,
oggi dopo una giornata tristissima mi stavo domandando perché io esista. È una domanda che mi sono sempre posta fin da quando ero piccolina. Perché noi esistiamo? Esistiamo per noi stessi o per gli altri? Cosa significa esistere per gli altri? La nostra esistenza è fondamentale per gli altri?
Beh, questi sono un po’ i grandi interrogativi della vita a cui nessuno ha saputo rispondere.
Io non so la risposta a queste domande, non so cosa voglia dire esistere, per sé stessi, per gli altri.
L’uomo passa una vita cercando di migliorarsi nello studio, nella scienza, nella medicina ma veramente può migliorareséstesso? Non ci soffermiamo mai a pensare come possiamo crescere nella nostra vita, viviamo determinati avvenimentiche fanno parte dell’esperienza personale; e ad un certo punto pensiamo di essere arrivati al culmine della nostra crescita,di essere maturi, ed in grado di sostenere il peso di qualsiasi avvenimento. Ogni cosa può essere perfezionata: il nostro carattere, il nostro corpo, lo stile di vita; ma questo porta molta fatica e non è facile mettere in gioco se stessi e scontrarsi con le proprie abitudini. La crescita interiore può essere migliorata fino a quandoognunoè orgoglioso di ciò che ha migliorato nella sua esistenza. Perché penso chefinché non siamo orgogliosi di ciò che siamo e di ciò che saremo noi non esistiamo del tutto ma solo in parte. Esistiamo per confrontarci con gli altri, per metterci alla prova e sfidare noi stessi, per cambiare e migliorare.
Tanti filosofi e pensatori nella storia si sono impegnati a scoprire il motivo della nascita, della morte, il senso della vita in generale; in particolare Cartesio scriveva “Cogito ergo sum” , penso dunque sono, l’essere pensante di ognuno veniva messo in primo piano ma non posso pensare che la vita è solo razionalità quindi il nostro esistere non può essere guidato solo dalla ragione, noi siamo anima e spirito ecco perché l’esistenza è così difficile.
“L’essenziale è invisibile agli occhi” potrebbe essere una giusta filosofia, il guardare la vita con il cuore, il lasciarsi addomesticare dolcemente per non essere semplicemente un uomo ed una donna ma “l’uomoe la donna…”
L’amicizia, l’amore, la sofferenza, la morte, la delusione, la cattiveria, il sacrificio sono semplici sfumature dell’esistere ed è difficile riuscire a lasciarsi toccare dai sentimenti senza esserne almeno in parte cambiati. L’uomo ha cercato negli anni di spiegare da dove veniamo e la ricerca si conclude con la scienza e la religione, una razionalee l’altra irrazionale, per spiegare i dogmi della vita. Collegata alla domanda io esisto c’è anche la domanda: perché soffriamo…si nasce piangendo!E’forse un caso? Ognuno cercando dentro di sé trova le proprie risposte.
Si può esistere o sopravvivere dipende da come ognuno vuol vivere; andare dove vanno tutti o scegliere di andare controcorrente per portare avanti i propri ideali di vita. Quante persone sono vissute e ci sono state d’esempio; uomini, donne, prima sconosciuti e poi diventati un nome da ricordare, con una forza in grado di cambiare il mondo.
Quindi ognuno deve dire al mondo che esiste, che non è solo un numero, non è solo un cognome a scuola, non è solo un caso eccezionale di una malattia non ancora riconosciuta, lui è una persona, lui esiste come anima e corpo, non bisogna dimenticarselo.
Non bisogna dimenticare che ognuno è unico ed io nella mia vita mi impegno a disegnare una grande tela piena di colori, a volte possono essere tetri ma con una pennellata diventeranno un arcobaleno. Perché ci credo, e voglio esistere con la E maiuscola.

Gioia Gugole, 1ªF




Donne contro la mafia

Negli anni sono state migliaia le vittime di mafia che in un modo o nell’altro si sono trovate a combattere contro questa organizzazione rimettendoci la propria vita e in nome di questi caduti sono rimaste le loro madri, le loro mogli e famiglie a chiedere giustizia e verità su ciò che è accaduto e che accade ancora oggi. Grazie alla videoconferenza organizzata da Radio Voce della Speranza di Catania, su Facebook, in collaborazione con la Rete Antimafia di Brescia, nell’ambito del progetto dedicato ai “Percorsi di Educazione Civica”, abbiamo potuto sentire le storie di Luana Ilardo Luisa impastato, e Angela Manca, tre esempi di donne che combattono contro la mafia.

Luana Ilardo
«Figlia di un boss, Luigi Ilardo, capomafia della provincia di Caltanisetta, che, dopo 11 anni di carcere, decise di rompere un patto, di cambiare mentalità, di collaborare con la giustizia, rivelando ai magistrati nomi e segreti di Cosa nostra. Luana, da anni conduce una fiera battaglia per il raggiungimento della verità e della giustizia per la morte del padre, diventato collaboratore di giustizia ed ucciso dalla mafia il 10 maggio 1996. Nel suo intervento ha parlato di sé e del calvario della sua famiglia. Luigi Ilardo divenne, infatti, un infiltrato per i carabinieri che a metà anni ’90, grazie alle sue rivelazioni, consentì l’arresto di decine di mafiosi. Una vicenda, questa, di cui, ancora oggi, si discute, per le azioni inspiegabili dei vertici del Ros i quali, avendo Provenzano, il boss dei boss latitante, a pochi metri, non impartirono l’ordine agli uomini di intervenire per catturarlo. Numerosi sono i misteri davanti ai quali gli addetti ai lavori si sono imbattuti. E altrettanti sono gli interrogativi aperti. Come quelli sulla possibilità che qualcuno all’interno delle istituzioni avesse informato del percorso di collaborazione con la giustizia del confidente. E’ possibile che Luigi Ilardo sia stato tradito dallo Stato? E perché? Sono domande alle quali a 24 anni di distanza manca ancora una risposta. “Solo lo studio, la legalità, lo sport possono essere armi importantissime che possono fare la differenza nella crescita di un ragazzo che sta diventando un uomo”, ha affermato Luana ai ragazzi in ascolto.»

Luisa Impastato
«Nipote del giornalista Peppino Impastato, nato in una famiglia mafiosa, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978. Già da giovane, egli decise non solo di non condividere lo stile di vita e i valori della famiglia paterna, ma di lottare contro il sistema mafioso che i suoi parenti rappresentavano. Nonostante abbia sempre saputo di essere in pericolo, il giornalista e attivista italiano, non si è mai fermato portando avanti la propria battaglia contro Cosa Nostra. Quella di Peppino è una storia di denunce contro la mafia apertamente pubblicate per far conoscere a tutti quello che accadeva nella sua terra. Dopo la sua morte, fu Felicia, la madre di Peppino a continuare la lotto contro la mafia, fino ad ottenere giustizia, dopo 24 anni di lunghe ed estenuanti battaglie legali e sociali. La nipote Luisa ha fondato in memoria di suo zio: “ CASA MEMORIA FELICIA E PEPPINO IMPASTATO”, nella quale poter incontrare tanti giovani e far rivivere l’esempio di Peppino. “ E’ stata mia nonna che mi ha fatto non solo conoscere, ma anche amare la storia di mio zio e la forza di questa storia”.»

Angela Manca
«Madre di Attilio Manca, medico italiano, vittima di mafia, ritrovato morto la mattina del 12 febbraio 2004. L’autopsia certificò la presenza nel sangue di eroina, alcol etilico. Il caso fu inizialmente ritenuto un’overdose, poi archiviato come suicidio. I genitori si opposero all’archiviazione sostenendo che il figlio fosse stato ucciso per coprire un intervento subito da Bernardo Provenzano, boss mafioso. Nel suo polso sinistro furono trovati due fori, mentre sul pavimento fu individuata una siringa. Secondo l’inchiesta effettuata subito dopo il ritrovamento del cadavere si sarebbe trattato di un suicidio, ma la ricostruzione fu contestata dai genitori: Attilio Manca era mancino, ed è difficile se non impossibile che abbia utilizzato la mano destra per iniettarsi la dose di eroina. Inoltre le siringhe trovate non riportano alcuna impronta digitale, che di certo non si sarebbe preoccupato di indossare dei guanti o ripulire gli strumenti se intenzionato a suicidarsi. Dunque, secondo i genitori, se fosse stato lui a farlo, non si sarebbe iniettato la droga nel polso sinistro ma in quello destro. Per questo i genitori non si arrendono e continuano a lottare, per far capire che Attilio Manca fu ucciso e che il suo caso non doveva andare disperso, ma che le indagini devono continuare. Come ci ha detto la signora Angela, questa è una “verità che potrebbe scoprire altre verità indicibili”, riguardo alla latitanza di Provenzano e agli aiuti ricevuti durante la sua latitanza.»

Tre storie distinte, ma unite dal coraggio e da una missione, dare voce alla Giustizia e alla Verità.

Adriano Melis, 5ªA



PRESENTANO
Quarto Incontro:
PERCORSI DI EDUCAZIONE CIVICA
DONNE CONTRO LA MAFIA
MARTEDI 12 GENNAIO 2021
dalle ore 12,00 alle ore 13.00 in diretta nazionale incontro con:
LUANA ILARDO
ANGELA MANCA
LUISA IMPASTATO
In diretta su: Radio voce della Speranza Catania Link Diretta Facebook :

https://www.facebook.com/Radio-voce-della-Speranza-Catania-256212974448109/

Link Diretta Youtube:

https://www.youtube.com/channel/UCXdQxq-52xtH4KbZE1gN57g/

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Incontro con il giornalista bresciano Federico Gervasoni e Il volontario Claudio Cogno

Da tempo ormai nel nostro Paese si assiste alla recrudescenza di impronte di natura neofascista, qualcosa di più di sporadici episodi.

In questo incontro, il giornalista bresciano Federico Gervasoni, giovane cronista de “La Stampa”, ci lancia un campanello di allarme sulle derive estremiste soprattutto a Brescia, che fu già vittima di un strage tremenda il 28 maggio 1974 in Piazza della Loggia. Oggi un esempio di “fuoriuscita” dal silenzio, quello che avvolge il passato che diventa storia, che ovatta i sensi e ottunde le menti. Un’ora per iniziare il risveglio delle coscienze, ricordando che viviamo in un ordinamento democratico che ha per fondamento la pacifica convivenza sociale.

Con Claudio Cogno, volontario bresciano in una associazione impegnata nel sociale e che è stato studente dell’Itis negli anni ’70, ripercorriamo le emozioni vissute nella nostra scuola alla notizia dell’attentato avvenuto a Brescia.

Da “Il Cuore nero della città”, di Federico Gervasoni: «Sia ben chiaro, senza una piena consapevolezza di ciò che sta succedendo, dei rischi che corriamo, della necessità di una reazione ferma ad ogni episodio e manifestazione della destra xenofoba, senza la riaffermazione costante di una piena e convinta adesione ai valori della democrazia, senza una costante formazione, anche delle giovani generazioni, alla cultura del dialogo, dell’apertura e del confronto, senza tutto questo è impossibile combattere efficacemente ogni forma di estremismo», un male endemico che germoglia dalla paura del diverso.

Noi tutti siamo chiamati come studenti, come docenti, come cittadini, ognuno, a fare la propria parte per mantenere, far crescere, difendere i Valori sanciti dai Padri Costituenti, da coloro che hanno vissuto sulla loro pelle cosa significa vivere sotto un regime, dentro un’ideologia, qualunque essa sia, perversa e violenta.

Prof. Domenico Marchione




Giovani al tempo del covid

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Bresciaoggi, 3 novembre 2020
Un ultimo raggio di sole è penetrato tra le fronde di un albero e  lo ha dipinto di una luce inusuale, azzarderei religiosa. L’ho guardato estasiata e ho colto come d’incanto la bellezza e la maestosità della vita.
In tempi così enigmatici e sofferti, voglio credere che quella luce, nascosta negli anfratti più oscuri della nostra anima, ci salverà e ci donerà ancora ragione di esistere.
Triste questo mondo bislacco. Triste la normalità tanto criticata. Bistrattata per la sua monotonia da tanti. Per il suo essere scontata. Quasi non eravamo coscienti della bellezza dei nostri respiri. Sarebbe stupendo riprendere la nostra Santa normalità. Per ora quasi utopia…
Cara nonna, quel giorno mi diedero il tuo nome! Mi hanno sempre raccontato che sorridesti compiaciuta; dopo aver aiutato la mia mamma a farmi nascere ed io aver proposto il mio primo pianto al mondo, mi cullasti tra le tue braccia sussurrandomi:” Nu core e na luce, gioia della nonna, luce trasi intra l’anima sua”. Sciuperei il mio salentino traducendo. Canto profetico? Chissà. Di sicuro un’indole ipersensibile alla ricerca di luce da sempre al di là di tutto, al di là di cattiverie gratuite vinte faticosamente grazie all’alto prezzo della divina indifferenza…
Bisogna dare Luce ai giovani…
I nostri ragazzi a scuola, anche se distanti, hanno bisogno di luce e noi non dobbiamo lasciarli al buio. Dobbiamo aver cura della loro emotività, dobbiamo accarezzare le loro emozioni, dobbiamo donare loro tanti raggi di sole… Non senza insegnare il valore delle regole, il valore del sacrificio. In questa guerra dall’imperturbabile nemico invisibile, devono anche conoscere il valore del sacrificio. Come l’ha conosciuto quel bimbo la cui storia ho raccontato oggi in classe che per andare a scuola, da un paesino in alta val Camonica, percorreva due ore di cammino. Tutti i giorni. Fino all’ultimo giorno  in cui gli regalarono il libro di Collodi come premio per essersi distinto nel profitto; quello stesso giorno, mentre ritornava a casa con quel libro in mano, trofeo dei suoi sacrifici, una mina confusa, in agguato, nel terreno, orribile reliquia della guerra conclusa da pochi anni, che pensava fosse un dono da portare al suo papà poco felice della scelta di studiare, purtroppo lo fece esplodere con tutta la sua gioia… povero piccolo dolce cuore.
Quel bimbo aveva goduto dell’abbraccio della natura tutti i giorni, monti straordinari i suoi compagni di viaggio, si inebriava dei colori dell’alba tutti i giorni, respirava l’immenso. I nostri ragazzi appaiono quasi alienati dopo sei ore davanti ad uno schermo. È un sacrificio. Servirà a fortificarli? Rischiano di esplodere  in un altro modo, purtroppo, se non doniamo loro luce. E non è vero, come si blatera in giro, che loro sono abituati a passare molte più ore davanti ad uno schermo per altri ludici motivi. Si dimentica che fa notizia solo la minoranza. I ragazzi sono anche tanto altro di bello e di grande! Sicuramente sarà  un cammino complicato e doloroso, ma dobbiamo fare di tutto affinché quell’ultimo raggio di sole, penetrato tra le fronde di un albero, li inondi e faccia loro scrutare la bellezza della vita. In fondo questo mondo  l’abbiamo dato noi così, se lo sono ritrovato senza avere nessuna colpa e quando scrivo “dobbiamo” intendo tutti, non solo noi docenti, la società tutta unita deve regalare un motivo luminoso per far credere nel giorno dopo ai nostri giovani.
Lo stesso raggio di sole inondi i miei amici artisti che hanno operato sapientemente in questi mesi per continuare a curare tanti dolori dell’anima con la loro arte, ma non sono stati compresi come tante categorie lavorative straziate… Ho sempre abbracciato profondamente i veri problemi di chi sa mettersi in gioco e non si lascia guidare dai fili del potere.
Polemiche e inutili diatribe da salottino tv o “internettiano”, violenze devastanti e assurde, fate largo al buon senso! Quel raggio di sole si infiltri tra i rami intricati di chi gestisce il potere e illumini le menti affinché si trovi una soluzione concreta. E come se non bastasse qualche giorno fa a Nizza, attacco vicino alla Chiesa di Notre-Dame, almeno tre morti, decapitata una donna. Notizia agghiacciante…
Infiniti raggi di sole dovrebbero irradiare tanto mondo balordo. Continuiamo a fare la nostra umilissima parte… È un dovere per tutti!
Lucia Trane



Alternanza scuola-lavoro, un’esperienza per conoscere le proprie attitudini

Ciao a tutti! Sono Nicola della 5ªA (del corso di meccanica) e desidero parlarvi della mia esperienza in Alternanza scuola-lavoro. Innanzitutto, chiariamo cos’è! Un tipo di didattica innovativa, attraverso la quale l’esperienza pratica, “sul campo”, aiuta a rendere più solide le conoscenze acquisite a scuola ed a testare e mettere alla prova gli studenti, sia in termini di preparazione che di personalità col vissuto del lavoro. È un rapporto, un percorso di investimento nelle risorse umane (cioè noi studenti), dal quale tutti traggono vantaggi: il sistema scolastico, le imprese e gli studenti, ovviamente. L’Alternanza scuola-lavoro è obbligatoria per tutti gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori, licei compresi.

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È un innovazione presente nella legge 107 del 2015 (c.d. “La Buona Scuola”) in linea con il principio della scuola aperta. L’intenzione del legislatore era ed è di ridurre il divario tra le competenze in uscita del sistema educativo e le competenze richieste dal mondo del lavoro, consentendo, dunque, di risparmiare sia sui costi di ricerca e selezione del personale sia sui costi di formazione iniziale dei neo-assunti. Il provvedimento mette, altresì, al centro l’autonomia scolastica; si danno gli strumenti finanziari ed operativi a dirigenti scolastici e docenti per poterla realizzare. Agli studenti viene garantita un’offerta formativa più ricca che guarda alla tradizione (più Musica, Arte), ma anche al futuro (più lingue, competenze digitali, economia). Questo ha permesso un avvicinamento tra scuola ed impresa, che investe sugli studenti. A tal proposito, vediamo aziende che assumono studenti che hanno seguito presso di loro un percorso di PCTO, appena diplomati. Ciò ha garantito che l’alternanza scuola lavoro sia diventata parte del programma scolastico per tutto il triennio, ed è talmente importante al giorno d’oggi, come trampolino di lancio per il mondo del lavoro, da diventare materia di discussione nell’Esame di Stato, con un riconoscimento di crediti, utili per la carriera scolastica.

Io ho trascorso il mio periodo di alternanza scuola lavoro presso la LEONESSA S.P.A. , nel reparto Controllo Qualità. Il mio tutor aziendale, Cesare Amico, mi ha affiancato durante queste tre settimane di stage insieme a Luca Bertozzi ed Andrea Golini. In queste settimane ho osservato tutti i processi di produzione e lavorazione nei vari reparti, dal laminatoio alla tornitura, dalla foratura al dentatura, al montaggio e alla rettifica. Nel periodo di alternanza ho preso parte a varie attività, le quali mi hanno permesso di avere una visione a 360° dell’azienda. Mi hanno insegnato ad eseguire report di prima produzione con annesso utilizzo di tutti gli strumenti di misura, dopodiché, ho iniziato ad eseguire i controlli delle geometrie delle piste di rotolamento con la macchina con coordinate in 3 direzioni, controlli in accettazione, archiviazione certificati di collaudo, controlli col magnetoscopio, certificati prove materiali anelli laminatoio e vari controlli degli strumenti di misura.

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Questa esperienza mi ha insegnato a vivere nel posto di lavoro, cercando il più possibile di andare d’accordo con i collegi e cercando di non calpestare i piedi a nessuno. Essendo operaio al controllo qualità ero a stretto contatto con tutti gli altri operai dell’azienda, creando anche dei rapporti interpersonali.

Posso proprio dire che lo stage mi ha aiutato a capire come ci si comporta in ambito professionale, come ci si deve relazionare con persone più esperte e capire come gestrire varie situazioni, ad avere sempre un pensiero critico e propositivo. Insomma L’Alternanza, se adeguatamente impostata e realizzata, può davvero rappresentare un momento dove la scuola, l’azienda e gli studenti “vincono”, dove tutti possono trarne un giusto vantaggio.

Nicola Tironi, 5ªA




Resistenze di ieri, Valori di sempre

Carissimo giovane dell’ Istituto Superiore “L. Cerebotani” di Lonato, “All shall be well”, Andrà tutto bene! Quindi, è argomento ormai noto e scontato parlarti di Resistenza. D’altronde, sono passati 75 anni e tre generazioni e con i protagonisti per lo più scomparsi nel tempo e tenuti vivi dai ricordi, con le piazze del 25 aprile sempre più vuote e “svuotate”.

E, allora, cosa dirti? Quali nuove riflessioni possono attirare la tua attenzione?

Il tricolore

Le derive contro le quali i nostri nonni o meglio, i vostri bisnonni, hanno combattuto sono sempre ripetibili (come un virus).

Siamo (o, eravamo parte!) la Società del Nuovo Millennio, quella del Benessere e dei Pil, INATTACCABILI, eppure siamo ora e, ancora, tutti contagiabili e bisognosi di benefattori e di eroi. “La storia passata si può, comunque, sempre ripresentare, in forme, non sempre uguali, ma simili!”, amava, Primo Levi, amaramente ripetere… non uno a caso!

Dietro e, durante, le camere a gas, gli stermini di massa, i forni crematori c’era una Germania con il più alto tasso di alfabetizzazione, al mondo, una patria apprezzata per suoi personaggi come Thomas Mann, Immanuel Kant, Bertolt Brecht, Albert Einstein e con una filologia, storiografia, filosofia che avevano esaltato i valori dell’uomo. Eppure, in pochi anni, questo popolo acculturato, ricco di possibilità economiche e di ideali si lasciò sopraffare da persone “educate al male”. Un caro amico, prete romano, ai tempi dei miei studi teologici, alla Gregoriana, parlando di idolatria, mi disse: “Siamo sempre insoddisfatti e ci lasciamo sedurre dalle menzogne”. Vedi, caro Domenico, “l’idolatria è un sistema di infelicità, creato dalla mente dell’uomo. Ti fa disperdere il presente, ti impedisce di apprezzarlo. Al contrario, vivi profondamente nel futuro, proiettando quello che non hai o quello che vorresti. Tutti vogliono un Dio, non ho mai incontrato un uomo che non vuole un Dio! un Dio è qualcosa per cui ti spendi e su cui ti appoggi e a cui chiedi la Vita. Invece, tendiamo a crearci noi un idolo ed a prostrarci ad esso; un idolo è qualcosa di immaginario; i vari idoli, capaci di stravolgere la realtà, sono qualcosa che vorremmo ma che al tempo stesso ci fanno disperare e, spesso, distruggere noi e gli altri, perché cercano perfezioni e performance inimitabili. Dovrebbero amarci per quello che siamo, ma gli idoli, la vita non la danno, la prendono e basta!”.

In questo tempo di Coronavirus, in cui si resiste in pantofole e sui balconi e non con anfibi e in trincee, dove non si dona più la propria salute (vita) per la libertà di tutti, ma si sacrifica la propria libertà per la salute di tutti, che dirti allora?!

Forse… anzi, senza ma e senza se, caro Giovane, prova ad ascoltare almeno questo: ci sono dei valori assoluti validi in ogni tempo, che se applicati, darebbero il giusto posizionamento dell’uomo nel Mondo. UMILTÀ – MANSUETUDINE – PAZIENZA.

Essere umili non significa mettersi in un angolo e non prendere mai premi! È conoscere il proprio valore e riconoscersi per quello che si è ed agire secondo il proprio percorso e amarsi per quello che sono io e amare per quello che sono gli altri. Uscire dagli angoli, con umiltà e porsi al centro della nostra vita, senza rancori, ma nella pace, cercando il nostro Ruolo!

Il Mansueto non è colui che non ama la guerra ed evita il pericolo, ma ne comprende l’inutilità e capisce che si vince quando nessuna guerra viene combattuta. Fare propria, nella vita, l’arte della negoziazione, entrando in relazione, sapendo che c’è posto per tutti e che insieme si è più forti e capaci (anche di vincere un virus).

La Pazienza non è uno stato passivo, ma contiene uno delle dimensioni più alte del tempo, l’attesa! Una dimensione attiva dell’uomo, cioè, la capacità di dominare le emozioni attraverso il divenire delle cose, belle o brutte che siano. Questo è il tempo della pazienza, dove stare con noi stessi. Conoscerci meglio per offrire al mondo il meglio, scoprendo i nostri talenti e dando e ricevendo ciò che è, veramente, importante: AMORE.

Buona Vita! Che sia un tempo giusto per tutti e un giusto tempo per te!

Prof. Domenico Marchione




Sterrati in salita

GIRO IN BICICLETTA

Giovedì 29/11/2018

Il gruppetto degli sterrati in salita

Il gruppetto degli sterrati in salita

Siamo andati a fare un giro in bicicletta insieme ai professori Bandera Silvano, Guerra Mauro, Marchione Domenico e Masetti Massimiliamo. Si prevedeva un giro attraverso le colline di Lonato e Padenghe, fino ad arrivare ai Laghi di Sovenigo, laghetti situati tra le collinette di Puegnago.
Siamo partiti dal palazzetto dello sport di Lonato, ma dopo una decina di chilometri, a Padenghe, sfortunatamente si è rotta la catena di una bicicletta; siamo andati da un venditore di articoli per biciclette lì vicino, era ancora chiuso, allora provando a chiamare ci ha detto che non era un meccanico di biciclette e non sarebbe stato in grado di sistemarlo, alcuni professori hanno pensato a una soluzione, alla fine si è lasciata lì la bicicletta, il professore si è incamminato a Lonato mentre noi continuavamo il giro; appena tornati si è scoperto che aveva trovato un passaggio, un pakistano lo aveva accompagnato a scuola.

In questa storia ci sono tre morali:

  • Amicizia: appena si è rotta la catena tutti ci siamo preoccupati di trovare una soluzione e nessuno ha abbandonato il proprio compagno, qualcuno diceva di prenderlo in macchina, altri di lasciarlo andare a piedi, ma non per cattiveria, tutti per il suo bene, per non farlo stancare ad aspettare e dicendo che gli avrebbe fatto bene camminare; come si sa, è nel bisogno che si scoprono i veri amici e chi ci vuole bene;
  • Razzismo: proprio in questi tempi in cui si parla di razzismo, di intolleranza, dopo tante persone che vedevano il prof a chiedere un passaggio, solo un pakistano si è offerto di soccorrerlo e, dopo aver anche fatto amicizia lungo il tragitto che li portava a Lonato, anche se era in ritardo per le sue commissioni, decideva di accompagnarlo nel posto più vicino alla palestra, di quanto prestabilito;
  • Libertà: dopo aver rotto la bici il professore sarebbe potuto andare via, “liberandosi” dal giro in bici. Il professor Marchione ha precisato: “Quella della bici, rotta o non rotta, è l’unica catena che ti rende, comunque, sempre un essere libero”, e io aggiungerei che bisogna saper accogliere il cambiamento con sana decisione, sia nella vita, sia… in bici.

Alberti Samuele, 2ªM




Vita da preside

Il dirigente scolastico Vincenzo Falco intervistato dagli studenti

È stato sicuramente uno dei momenti più attesi per i ragazzi del corso di scrittura creativa “Sulla nuvola tra le righe”: un’intervista al preside Vincenzo Falco con domande “libere”, appunto scelte dagli studenti dopo varie sedute di brainstorming, parte fondamentale del loro percorso formativo (in ambito giornalistico) perché per la prima volta hanno affrontato di persona la tematica dell’intervista. Quattro domande, più una quinta suggerita dal giornalista Alessandro Gatta proprio sul tema del laboratorio di scrittura che stava volgendo al termine. È andata bene, benissimo: non resta che augurarvi buona lettura.

Vita da preside. Le chiediamo di raccontarci di cosa si occupa, del suo rapporto con gli insegnanti e gli studenti.

Mi occupo di problematiche legate all’aspetto gestionale, finanziario e didattico dell’Istituzione scolastica predisponendo tutti gli strumenti atti a garantire il raggiungimento degli obiettivi stabiliti nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa. Cerco con impegno quotidiano di promuovere e garantire l’esercizio dei diritti costituzionalmente tutelati, tra cui il diritto all’apprendimento degli alunni, la libertà di insegnamento dei docenti, la libertà di scelta educativa da parte delle famiglie. Il rapporto con gli insegnanti, nel rispetto reciproco dei ruoli, è sicuramente amichevole e cordiale. Sono convinto che un ente funzioni solo se tutte le componenti che ne fanno parte cooperano in maniera sinergica in un clima di serenità e gratificazione. In merito agli alunni posso dire che loro sono i veri protagonisti della scuola, gli attori principali. Il nostro impegno è teso ad offrire loro un servizio educativo e formativo di qualità. A scuola tutti gli studenti, nessuno escluso, devono poter trovare risposte ai loro bisogni formativi e allo sviluppo della loro personalità.

Un tema molto chiacchierato tra i corridoi della scuola (soprattutto quando si avvicina l’estate). Riguarda il cosiddetto “abbigliamento consono”: in particolare, vorremmo sapere i motivi per cui non è consentito partecipare alle lezione indossando dei bermuda.

È della fine di maggio una circolare a mia firma che invita i ragazzi a recarsi a scuola con un abbigliamento consono e decoroso. Vietare di far partecipare gli studenti alle lezioni in bermuda o con altri indumenti che evocano tenute balneari ritengo che non debba essere interpretato come una pretesa atta a limitare la libertà individuale ma soltanto un modo per richiamare i discenti al rispetto della dignità del luogo che si frequenta e delle attività che in esso si realizzano. Penso, condividendo e facendo mio a tal proposito il pensiero del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che l’esuberanza dei giovani nel modo di abbigliarsi debba essere contenuta a livelli compatibili con un ambiente ove si esercita istituzionalmente una funzione educativo-didattica.

Il gruppo di studenti intervistatori insieme alla prof. Adriana Tomasello

Il gruppo di studenti intervistatori insieme alla prof. Adriana Tomasello

Il futuro dell’IIS Cerebotani. A che punto sono i lavori di ampliamento dell’istituto? Le nuove aule, i laboratori.

L’istituto Cerebotani di Lonato, in controtendenza rispetto ad altre scuole della Provincia, è un’istituzione scolastica in continua crescita. Basti pensare che nell’ultimo triennio si è passati da 650 iscritti a più di 1100. I meriti di tale aumento esponenziale non sono solo del sottoscritto, rischierei di essere autoreferenziale, ma vanno distribuiti equamente tra tutti coloro prestano la propria attività lavorativa in questa scuola, con dedizione, competenza e professionalità, per garantire un’offerta formativa con elevati standard di qualità. Tale incremento di alunni genera alcuni problemi logistici come la carenza di aule e la necessità di ampliare le dotazioni strumentali dei laboratori. In merito alle aule abbiamo momentaneamente sopperito con la locazione delle strutture dell’oratorio e abbiamo informato l’Ente Provinciale della necessità di opportuni interventi ed investimenti in tal senso. L’aumento delle dotazioni laboratoriali è stato possibile invece grazie ai numerosi finanziamenti percepiti dall’approvazione dei progetti PON.

Il futuro dell’IIS/2. Quali potrebbero essere le attività extra-scolastiche dei prossimi anni? Magari ispirate alle esperienze di altre scuole. Qualche esempio: escursioni a contatto con la natura, corsi formativi di vario genere (scrittura, fotografia, social media..), attività sportive alternative.

Il Cerebotani è già una scuola del futuro. Numerosi sono gli indirizzi attivati (Informatica, Chimica, Elettronica, Meccanica). Siamo sede dell’ITS, scuola di specializzazione post diploma in meccatronica, in collaborazione con università e aziende, per rispondere alle esigenze e alle richieste di personale da parte delle imprese del territorio. Completeremo per fine anno un laboratorio territoriale, finanziato con fondi ministeriali, al servizio degli studenti e delle aziende che vogliono sperimentare nuovi processi produttivi. Partirà il percorso sperimentale quadriennale teso a far conseguire agli studenti il diploma con un anno di anticipo privilegiando didattiche innovative, piattaforme online, insegnamenti Clil (Content and Language Integrated Learning, ndr), esperienze laboratoriali ed aziendali. Sarà poi riattivato il percorso professionale di durata quinquennale con possibilità del conseguimento della qualifica al termine del triennio. Da quest’anno stiamo sperimentando un modello di alternanza scuola lavoro all’estero. I ragazzi delle classi terze si sono recati per quattro settimane in Spagna per imparare i procedimenti di lavorazione e produzione di alcune delle aziende più rinomate con sede a Siviglia: viaggi d’istruzione all’estero, escursioni, visite guidate, corsi formativi rivolti a studenti e alunni fanno parte della normale programmazione annuale delle attività.

Domanda “bonus”, inevitabile: un commento sul corso di scrittura creativa.

Il progetto di “scrittura creativa” rientra nell’ottica di proporre ai nostri studenti, da un lato, orizzonti formativi e culturali sempre più ampi nell’intento di colmare o quantomeno ridurre quelle difficoltà nell’esporre per iscritto che talvolta vengono rilevate nei risultati curricolari. Dall’altro dare modo di esprimere emozioni e sentimenti propri dei ragazzi di un’età in piena evoluzione, stati d’animo che sempre più sono relegati a “faccine” più o meno tristi o più o meno divertite di pixel.

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Il saluto del Dirigente all’allievo Davide Rebusco

In ricordo di Davide Rebusco (classe 4G), deceduto in un incidente stradale.

Caro Davide il tuo destino è stato atroce . La Comunità scolastica dell’ITIS Cerebotani è stata profondamente sconvolta dalla notizia della tua morte. Sabato 3 maggio 2014 ai tuoi funerali c’erano i tuoi insegnanti e tutti i tuoi compagni. E’ arrivato anche Taietti pur essendo ormai inserito nel mondo del lavoro, per darti un ultimo saluto. Abbiamo organizzato un pullmann per venire tutti insieme per essere vicini ai tuoi genitori e per onorarti nell’ultimo saluto. Tutta la cittadinanza di Raffa di Puegnago era presente in Chiesa e tutti si sono stretti intorno ai tuoi genitori. Quando siamo arrivati davanti alla Chiesa c’era una folla immensa ed è stato impossibile per me entrare in Chiesa e mi sono dovuto fermare sul portone d’ingresso. Avrei voluto salutarti come hanno fatto i tuoi amici ed essere di conforto ai tuoi genitori ma in quelle condizioni è stato impossibile, per cui le poche parole che avevo preparato per dirtele in Chiesa le scrivo sul nostro sito, sicuro che in qualunque parte tu sia ti arriveranno lo stesso. Ciao Davide, Non ci sono tante parole da dire di fronte alla morte di un ragazzo di diciassette anni. Si è sempre impreparati e disorientati quando si verificano queste immani tragedie alle quali non siriesce a dare un senso razionale. Sulle strade si combatte una guerra silenziosa, 10 morti in media al giorno e settecento feriti a causa di incidenti stradali. E’ il prezzo in vite umane che la nostra società paga allo sviluppo tecnologico. Alla fine di ogni anno è comese scomparisse un piccolo Comune di circa quattromila abitanti. Ungiorno forse qualcuno ci dirà se è giusto pagare questo tributo in vite umane alla società dei consumi. Davide era all’Itis di Lonato da quattro anni e il ricordo che ho di lui è di un ragazzo gentile, pulito , onesto. Non ha mai dato motivo di essere richiamato, ha sempre fatto il suo dovere di studente con diligenza e serietà. E’ difficile rassegnarsi alla perdita di un ragazzo che aveva tutta la vita davanti a sè, che aveva i suoi progetti e che aveva la passione della meccanica. E’ stato l’altro giorno che Davide, insieme con i suoi compagni di classe ha partecipato ad una bella visita al Museo del ferro di Odolo e poi alla Feralpi di Lonato. A casa è tornato entusiasta per quello che aveva visto e per gli stimoli che questavisita gli aveva provocato. Insieme con i suoi compagni, Davide aveva collaborato a costruire una maschera per foratura, sotto la guida dei Proff. Facchinetti e Fierravanti, che è un gioiello di alta meccanica e che fa onore a tutta la classe. In questi momenti di dolore struggente tutti abbiamo bisogno di essere sostenuti e confortati, ma caro Davide, che più di tutti questo bisogno lo hanno i tuoi genitori, tua madre,tuo padre che adesso sono rimasti soli, lo hanno i tuoi compagni che non possono accettare questa morte ad un mese dalla conclusionedel percorso di studi. Lo hanno anche i tuoi insegnanti che per quattro anni hanno apprezzato la tua educazione, il tuo sorriso gentile e il tuo impegno nello studio. Noi che siamo cristiani pensiamo che esista un al di là e quindi pensiamo che tu da qualche parte in cielo veglieraisui tuoi genitori, sui tuoi compagni che si apprestano ad affrontare la vita. Ciao Davide, ti ricorderemo sempre, ci resterà il ricordo di un ragazzo per bene e la dolcezza del tuo sorriso. Il tuo Preside: Vincenzo Condello