Il lato oscuro della digitalizzazione

In questo articolo vogliamo parlare in breve di alcuni aspetti fondamentali della digitalizzazione spesso sottovalutati. Principalmente tratteremo del: “digital divide”, dei “7 fenomeni digitali” e del “greenwashing”.

digital_divide Partiamo con una semplice definizione di cos’è la Digitalizzazione? Per digitalizzazione nei servizi sociali si intende l’integrazione delle tecnologie digitali nella fornitura quotidiana di servizi sociali. L’impatto trasformativo della digitalizzazione sta emergendo solo di recente nella fornitura di servizi sociali, ma gli sviluppi sono sempre più rapidi.

Digital divide invece è il divario che c’è tra chi ha accesso a internet e chi non ce l’ha. Ne deriva una esclusione dai vantaggi della società digitale, con danni socio-economici e culturali per chi ne è colpito. Il digitale sta assumendo un’importanza sempre maggiore per la società. Gli esclusi sono coloro che di solito appartengono alle classi sociali svantaggiate e si trovano a combattere guerre per le disuguaglianze sociali e tecnologiche. La divisione che crea il Digital Divide, è una discriminazione per l’uguaglianza dei diritti che si possono esercitare online grazie alla società digitale e mette in mostra una sempre maggiore disuguaglianza nell’utilizzo delle tecnologie e nel loro accesso. Questa divisione mette in risalto la separazione tra la parte della popolazione che utilizza le tecnologie e la parte della popolazione che non le utilizza. I divari che si vengono a creare con il Digital Divide sono stati classificati in tre tipologie:

  • Il divario globale riguarda le differenze tra i paesi più e meno sviluppati.
  • Il divario sociale si riferisce alle disuguaglianze che ci sono all’interno di un paese.
  • Il divario democratico mette in evidenza le condizioni di partecipazione alla vita sociale e politica, in base all’utilizzo ed al non utilizzo delle tecnologie.

Il divario globale non è solo la possibilità di accedere alle tecnologie, ma soprattutto la qualità e le modalità di accesso. Per questo è il divario più forte in questo momento. Per esempio in Cina, Giappone e Stati Uniti hanno ad oggi più della metà delle connessioni nel mondo. Le categorie che risentono in modo particolare del Digital Divide sono:

  • Gli anziani: l’esclusione è causata da un gap generazionale;
  • Gli immigrati: l’esclusione è causata da un gap linguistico-culturale;
  • I detenuti, i disabili e chi ha un basso livello di istruzione, che non sono in grado di usare in modo consono i dispositivi informatici;
  • Le donne inoccupate: l’esclusione è causata da un gap di genere.

Di solito chi ha accesso alle tecnologie digitali proviene da una determinata area geografica e geopolitica, ma ci sono altre caratteristiche legate al sesso, all’età, al reddito ed al livello di educazione. Da alcuni studi si evince che, chi ha il reddito più alto ed un alto grado di scolarizzazione, ha più possibilità di accedere al mondo digitale. Coloro che vivono nei centri urbani più sviluppati, hanno maggiori possibilità rispetto a chi vive nei centri rurali.

Parlando della situazione del Digital divide in Italia possiamo dire che per  gli  italiani che non sono coperti da una adeguata connessione internet, si parla di un Digital Divide di infrastrutture, invece per gli italiani che scelgono di non avere una connessione si parla di Digital Divide culturale. Entrambe le situazioni creano degli svantaggi, anche se solo una bassa percentuale della popolazione non ha la connessione internet e la copertura ultra larga della banda interessa solo dal 20 % al 40 % della popolazione italiana.  Per un futuro prossimo si avrà anche un Digital Divide che riguarderà la mancanza della fibra ottica all’interno delle case, sarà circa del 20% della nazione. Annullare il divario digitale è lo scopo di molte organizzazioni e associazioni internazionali che si occupano di Internet Governance nel mondo. Sono stati riconosciuti quattro cardini su cui basare le possibili soluzioni: la crescita economica, l’uguaglianza economica, un’organizzazione democratica e la mobilità sociale. Alcune delle attività interessate che potrebbero aiutare a ridurre questo divario sono:

  • Creare applicazioni e ambienti digitali che portino l’utente ad essere autosufficiente e che lo rendano un partecipante attivo;
  • Creare dei percorsi educativi per l’utilizzo di internet e delle altre tecnologie
  • Mettere a disposizione dispositivi con accesso alla rete che riescano a soddisfare le esigenze di tutti;
  • Mettere a disposizione un servizio internet a prezzi modici e con una buona connessione;
  • Avere un supporto tecnico di qualità.

Gli stati devono garantire ai propri cittadini l’uguaglianza delle condizioni economico-sociali e la parità dell’accesso alla rete. Alla nuove generazioni deve essere fornita una giusta istruzione digitale per crescere come cittadini digitali e migliorare l’istruzione delle fasce delle minoranze più vulnerabili.

filtered opinion

Riguardo ai 7 fenomeni digitali riprenderò solo alcuni di essi, i quali rappresenteranno i punti più importanti. Partiamo dall ’echo chamber, questa significa letteralmente camera dell’eco ed è l’effetto sotto cui veniamo posti una volta acceso il telefono, il problema è che questo si crea e si rafforza con molta facilità ma non se ne andrà con altrettanta. L’effetto che crea provocherà un senso di chiusura da parte dell’utente non permettendo una vista oggettiva e completa dell’argomento trattato, infatti questa è utilizzata come strategia di marketing verso qualsiasi prodotto, l’obiettivo sarà farci credere che questo sarà l’unico prodotto valido rispetto alla concorrenza.                                                                                                                                                    Il secondo aspetto riguarda la negatività, infatti uno studio ha accertato che una cattiva notizia viene considerata il 50% in più rispetto ad una notizia positiva, basti pensare ai video su youtube e alla strategia del clickbait. Il terzo aspetto parla dell’isolamento sociale, ormai la diffusione è inevitabile e cresce esponenzialmente ogni giorno che passa, questo fenomeno è strettamente legato alla ricostruzione d’identità. Entrambe queste azioni porteranno una persona ad estraniarsi dalla società e a ricreare una copia migliore di se stessa online, postando solo i momenti migliori della loro vita. Il vero problema però non riguarda la persona trattata, ovvero colui che crea un profilo irreale, bensì riguarda tutte le persone che visiteranno questo profilo, la visione di una “vita perfetta” e priva di preoccupazioni provocherà un senso di incompletezza e di tristezza nelle persone che lo guarderanno, creando così un effetto depressivo; questo se attuato da tutti gli utenti andrà a creare un circolo vizioso che avrà come unico obiettivo quello di far credere agli altri di avere una vita migliore della loro.

Adesso pensiamo a tutto ciò che abbiamo detto fino ad ora e mettiamo assieme tutti questi aspetti, cosa si verrebbe a creare? La risposta è caos, questo è l’ultimo punto di cui tratterò. Non è facile gestire una società nella quale ognuno può dire la sua, essere aperti a nuove esperienze, a nuove idee e a nuove possibilità dovrebbe rappresentare la normalità mentre nella situazione in cui ci ritroviamo, sembra che l’unica cosa in cui siamo bravi è pensare in modo egoistico, soggettivo e spesso anche a giudicare gli altri con lo scopo unico di offendere. Per concludere vorrei invitare tutti i lettori ad espandere la propria mente, evitiamo di fermarci alla prima considerazione, tiriamo in gioco tutte le possibilità, e, se necessario, fermiamoci a riflettere perché a volte il non fare nulla è la cosa più difficile (Aforisma di Oscar Wilde: Il non fare nulla è la cosa più difficile del mondo, la più difficile e la più intellettuale).

green washing

A causa della diffusione sempre più capillare delle tecnologie e di conseguenza della digitalizzazione sono sorti non solo molti vantaggi ma anche nuovi problemi. Per esempio il modo di fare pubblicità ha subito una grande evoluzione: i nuovi sistemi digitali le hanno dato la possibilità di diventare sempre più intelligente attraverso l’uso di algoritmi complessi che permettono di creare contenuti diversi e su misura per ogni utente. Negli ultimi anni gli algoritmi si sono evoluti a tal punto da poter predire con precisione quasi impressionante quelli che sono i nostri gusti, stati d’animo, modi di pensare e inclinazioni (es. politiche). La raccolta di tutti questi dati riguardanti ogni singolo utente permette di avere in mano la chiave per una nuova tipologia di manipolazione di massa, svolta velatamente e in modo quasi impercettibile, che consente a grandi colossi digitali di guadagnare enormi quantità di denaro a scapito delle nostre fragili menti. Le conseguenze di tale strumento si riflettono in importanti cambiamenti a livello sociale, come ad esempio in campo politico o concettuale (es. Greenwashing).

Che cos’è il Greenwashing? Innanzitutto partiamo spiegando il significato di questo termine: ha origine dalla fusione di due parole inglesi brainwashing (lavaggio del cervello) e green (verde). Il nuovo modo di fare pubblicità su misura ha permesso sì di aumentare i guadagni ma con la conseguenza di aver aumentato anche il consumismo. Il modo più efficace per riuscirci non si basa sulla vendita dei prodotti in sé, ma piuttosto sulla vendita e sul inculcazione di nuove ideologie. Ne è un esempio il Greenwashing, che cavalca egregiamente l’onda di preoccupazione diffusa per i cambiamenti climatici e l’inquinamento con l’unico desiderio di fare soldi. Questo ha delle conseguenze molto negative sull’idea generale che le persone hanno delle sostenibilità, infatti, molte aziende utilizzano messaggi fallaci e poco accurati per farci pensare che attraverso l’acquisto di nuovi prodotti più all’avanguardia e eco friendly si possa veramente attuare un cambiamento in meglio per il nostro pianeta.

Daniel Baroni, Demetra Carimb, Dilawar Singh Bola




La scelta di essere libera

 aiello

La scelta di essere libera

In collaborazione con la rete antimafia di Brescia, venerdì 26 novembre 2021 è stato proposto un incontro legato a “i percorsi di educazione civica”, sul tema della violenza contro le donne.
Durante l’incontro l’onorevole Piera Aiello, dopo aver esposto la sua storia, ha risposto alle nostre domande, dandoci consigli per vivere in modo corretto e responsabile il nostro futuro.
La deputata ci ha detto che non dobbiamo avere paura di denunciare, ma prendere spunto da molti imprenditori che, quando la mafia ha chiesto loro il pizzo, si sono rivolti alle forze dell’ordine.
Riportiamo di seguito alcune frasi sulle quali riflettere, pronunciate dall’ospite, che hanno particolarmente catturato l’attenzione di noi ragazzi.

“La morte è troppo facile, assumersi le responsabilità meno”

“Meglio una brutta verità che una bella bugia”

“Bisogna rimanere vivi per capire quello che si è fatto e pagarne le conseguenze”

“Bisogna avere le idee chiare nella vita”

“I miei genitori mi hanno insegnato a dare rispetto per pretenderlo e ad   essere onesta e pura in un mondo disonesto ed impuro”

DSC00157
DSC00156

Le domande che le abbiamo posto

Cosa ha provato o pensato dopo aver denunciato?
“Ho provato rabbia perché, quando andavo a testimoniare nelle carceri, vedevo persone rinchiuse che potevano essere migliori”.
Ci può dare dei consigli per essere forti come lei nella vita?
“Nella vita bisogna avere le idee chiare, dovete seguire due esempi di vita che ogni giorno ci stanno accanto: i professori e gli insegnanti. Essi vi mostrano come comportarvi e grazie ai loro consigli potete vivere in modo onesto, diventando anche voi esempi di vita”.
Com’è cambiata la sua vita in seguito all’assegnazione di una scorta?
“La mia vita è cambiata molto: “i miei angeli” mi affiancano ovunque e in ogni momento, eccetto quando sono a casa. Vivere con la scorta non mi rende tanto libera, ma mi sono comunque affezionata a loro tanto che sono per me dei figli e io la loro mamma”.

Alcuni di noi, prima di incontrare Piera Aiello, pensavano di ascoltare la solita storia di una donna che, dopo aver vissuto eventi drammatici, si reca nelle scuole raccontando la propria esperienza, per sensibilizzare le menti dei giovani.
Non è stato affatto così: abbiamo avuto modo di incontrare una persona che ci ha dato dei consigli di vita preziosi, rispondendo al contempo alle nostre domande. Per noi studenti è stato un incontro partecipe ed attivo, interessante ed emozionante, che ci ha dato l’opportunità di confrontarci con una deputata, una testimone di giustizia da 30 anni, una donna che ha imparato molto dalla vita. Con lei il destino è stato duro e grazie alle sue esperienze può illuminarci, aiutandoci ad essere forti e coraggiosi anche noi nelle situazioni difficili.

Le classi 2ªK e 2ªA

DSC00174
DSC00178




Incontro con LegAmbiente

Il giorno 15 maggio 2021, sia da remoto che in presenza, diverse classi del nostro Istituto hanno potuto partecipare all’incontro di Educazione Civica sul tema “Conoscere il Territorio”, con gli interventi dei responsabili dell’Associazione LegAmbiente, Comitato Sos Terra ed Ecovolontari del circolo di Montichiari. Trattasi di associazioni senza fini di lucro, fatte di cittadini e cittadine che hanno a cuore la tutela dell’ambiente in tutte le sue forme, la qualità della vita, una società più equa, giusta e solidale. Tante battaglie, quindi, per un mondo migliore, combattendo contro l’inquinamento, l’illegalità e l’ingiustizia per la bellezza, la tutela, la qualità delle nostre vite. Auspichiamo, anche con questi eventi, un futuro migliore, soprattutto per il nostro territorio bresciano, maglia nera in Europa per inquinamento ambientale.
“La provincia di Brescia, capitale del tondino, nota per la metallurgia e l’acciaio (oltre che per le fabbriche d’armi della Val Trompia), si è ritagliata una nuova specializzazione industriale, lo smaltimento dei rifiuti”, da: “Mala-Terra, come hanno avvelenato l’Italia”, libro della giornalista Marina Forti. I dati parlano chiaro: nel territorio bresciano sono trattati ogni anno circa cinque milioni di tonnellate di rifiuti speciali (includendo gli impianti di recupero, demolizione, rottamazione, trattamento di vario genere e incenerimento) mentre quasi due milioni sono stati depositati in discarica, circa il 70% del totale smaltito in tutta la Lombardia.
Che dire? Speriamo che le nuove generazioni siano capaci di garantire un salto di qualità nella protezione della salute e dei beni naturali rispetto alle precedenti. D’altronde, citando lo scrittore Josè Ortega: “Io sono me con il mio ambiente e, se non preservo quest’ultimo, non preservo nemmeno me stesso”

Prof. Domenico Marchione




Donne contro la mafia

Negli anni sono state migliaia le vittime di mafia che in un modo o nell’altro si sono trovate a combattere contro questa organizzazione rimettendoci la propria vita e in nome di questi caduti sono rimaste le loro madri, le loro mogli e famiglie a chiedere giustizia e verità su ciò che è accaduto e che accade ancora oggi. Grazie alla videoconferenza organizzata da Radio Voce della Speranza di Catania, su Facebook, in collaborazione con la Rete Antimafia di Brescia, nell’ambito del progetto dedicato ai “Percorsi di Educazione Civica”, abbiamo potuto sentire le storie di Luana Ilardo Luisa impastato, e Angela Manca, tre esempi di donne che combattono contro la mafia.

Luana Ilardo
«Figlia di un boss, Luigi Ilardo, capomafia della provincia di Caltanisetta, che, dopo 11 anni di carcere, decise di rompere un patto, di cambiare mentalità, di collaborare con la giustizia, rivelando ai magistrati nomi e segreti di Cosa nostra. Luana, da anni conduce una fiera battaglia per il raggiungimento della verità e della giustizia per la morte del padre, diventato collaboratore di giustizia ed ucciso dalla mafia il 10 maggio 1996. Nel suo intervento ha parlato di sé e del calvario della sua famiglia. Luigi Ilardo divenne, infatti, un infiltrato per i carabinieri che a metà anni ’90, grazie alle sue rivelazioni, consentì l’arresto di decine di mafiosi. Una vicenda, questa, di cui, ancora oggi, si discute, per le azioni inspiegabili dei vertici del Ros i quali, avendo Provenzano, il boss dei boss latitante, a pochi metri, non impartirono l’ordine agli uomini di intervenire per catturarlo. Numerosi sono i misteri davanti ai quali gli addetti ai lavori si sono imbattuti. E altrettanti sono gli interrogativi aperti. Come quelli sulla possibilità che qualcuno all’interno delle istituzioni avesse informato del percorso di collaborazione con la giustizia del confidente. E’ possibile che Luigi Ilardo sia stato tradito dallo Stato? E perché? Sono domande alle quali a 24 anni di distanza manca ancora una risposta. “Solo lo studio, la legalità, lo sport possono essere armi importantissime che possono fare la differenza nella crescita di un ragazzo che sta diventando un uomo”, ha affermato Luana ai ragazzi in ascolto.»

Luisa Impastato
«Nipote del giornalista Peppino Impastato, nato in una famiglia mafiosa, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978. Già da giovane, egli decise non solo di non condividere lo stile di vita e i valori della famiglia paterna, ma di lottare contro il sistema mafioso che i suoi parenti rappresentavano. Nonostante abbia sempre saputo di essere in pericolo, il giornalista e attivista italiano, non si è mai fermato portando avanti la propria battaglia contro Cosa Nostra. Quella di Peppino è una storia di denunce contro la mafia apertamente pubblicate per far conoscere a tutti quello che accadeva nella sua terra. Dopo la sua morte, fu Felicia, la madre di Peppino a continuare la lotto contro la mafia, fino ad ottenere giustizia, dopo 24 anni di lunghe ed estenuanti battaglie legali e sociali. La nipote Luisa ha fondato in memoria di suo zio: “ CASA MEMORIA FELICIA E PEPPINO IMPASTATO”, nella quale poter incontrare tanti giovani e far rivivere l’esempio di Peppino. “ E’ stata mia nonna che mi ha fatto non solo conoscere, ma anche amare la storia di mio zio e la forza di questa storia”.»

Angela Manca
«Madre di Attilio Manca, medico italiano, vittima di mafia, ritrovato morto la mattina del 12 febbraio 2004. L’autopsia certificò la presenza nel sangue di eroina, alcol etilico. Il caso fu inizialmente ritenuto un’overdose, poi archiviato come suicidio. I genitori si opposero all’archiviazione sostenendo che il figlio fosse stato ucciso per coprire un intervento subito da Bernardo Provenzano, boss mafioso. Nel suo polso sinistro furono trovati due fori, mentre sul pavimento fu individuata una siringa. Secondo l’inchiesta effettuata subito dopo il ritrovamento del cadavere si sarebbe trattato di un suicidio, ma la ricostruzione fu contestata dai genitori: Attilio Manca era mancino, ed è difficile se non impossibile che abbia utilizzato la mano destra per iniettarsi la dose di eroina. Inoltre le siringhe trovate non riportano alcuna impronta digitale, che di certo non si sarebbe preoccupato di indossare dei guanti o ripulire gli strumenti se intenzionato a suicidarsi. Dunque, secondo i genitori, se fosse stato lui a farlo, non si sarebbe iniettato la droga nel polso sinistro ma in quello destro. Per questo i genitori non si arrendono e continuano a lottare, per far capire che Attilio Manca fu ucciso e che il suo caso non doveva andare disperso, ma che le indagini devono continuare. Come ci ha detto la signora Angela, questa è una “verità che potrebbe scoprire altre verità indicibili”, riguardo alla latitanza di Provenzano e agli aiuti ricevuti durante la sua latitanza.»

Tre storie distinte, ma unite dal coraggio e da una missione, dare voce alla Giustizia e alla Verità.

Adriano Melis, 5ªA



PRESENTANO
Quarto Incontro:
PERCORSI DI EDUCAZIONE CIVICA
DONNE CONTRO LA MAFIA
MARTEDI 12 GENNAIO 2021
dalle ore 12,00 alle ore 13.00 in diretta nazionale incontro con:
LUANA ILARDO
ANGELA MANCA
LUISA IMPASTATO
In diretta su: Radio voce della Speranza Catania Link Diretta Facebook :

https://www.facebook.com/Radio-voce-della-Speranza-Catania-256212974448109/

Link Diretta Youtube:

https://www.youtube.com/channel/UCXdQxq-52xtH4KbZE1gN57g/

    5    7




Incontro con il giornalista bresciano Federico Gervasoni e Il volontario Claudio Cogno

Da tempo ormai nel nostro Paese si assiste alla recrudescenza di impronte di natura neofascista, qualcosa di più di sporadici episodi.

In questo incontro, il giornalista bresciano Federico Gervasoni, giovane cronista de “La Stampa”, ci lancia un campanello di allarme sulle derive estremiste soprattutto a Brescia, che fu già vittima di un strage tremenda il 28 maggio 1974 in Piazza della Loggia. Oggi un esempio di “fuoriuscita” dal silenzio, quello che avvolge il passato che diventa storia, che ovatta i sensi e ottunde le menti. Un’ora per iniziare il risveglio delle coscienze, ricordando che viviamo in un ordinamento democratico che ha per fondamento la pacifica convivenza sociale.

Con Claudio Cogno, volontario bresciano in una associazione impegnata nel sociale e che è stato studente dell’Itis negli anni ’70, ripercorriamo le emozioni vissute nella nostra scuola alla notizia dell’attentato avvenuto a Brescia.

Da “Il Cuore nero della città”, di Federico Gervasoni: «Sia ben chiaro, senza una piena consapevolezza di ciò che sta succedendo, dei rischi che corriamo, della necessità di una reazione ferma ad ogni episodio e manifestazione della destra xenofoba, senza la riaffermazione costante di una piena e convinta adesione ai valori della democrazia, senza una costante formazione, anche delle giovani generazioni, alla cultura del dialogo, dell’apertura e del confronto, senza tutto questo è impossibile combattere efficacemente ogni forma di estremismo», un male endemico che germoglia dalla paura del diverso.

Noi tutti siamo chiamati come studenti, come docenti, come cittadini, ognuno, a fare la propria parte per mantenere, far crescere, difendere i Valori sanciti dai Padri Costituenti, da coloro che hanno vissuto sulla loro pelle cosa significa vivere sotto un regime, dentro un’ideologia, qualunque essa sia, perversa e violenta.

Prof. Domenico Marchione