La scelta di essere libera

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La scelta di essere libera

In collaborazione con la rete antimafia di Brescia, venerdì 26 novembre 2021 è stato proposto un incontro legato a “i percorsi di educazione civica”, sul tema della violenza contro le donne.
Durante l’incontro l’onorevole Piera Aiello, dopo aver esposto la sua storia, ha risposto alle nostre domande, dandoci consigli per vivere in modo corretto e responsabile il nostro futuro.
La deputata ci ha detto che non dobbiamo avere paura di denunciare, ma prendere spunto da molti imprenditori che, quando la mafia ha chiesto loro il pizzo, si sono rivolti alle forze dell’ordine.
Riportiamo di seguito alcune frasi sulle quali riflettere, pronunciate dall’ospite, che hanno particolarmente catturato l’attenzione di noi ragazzi.

“La morte è troppo facile, assumersi le responsabilità meno”

“Meglio una brutta verità che una bella bugia”

“Bisogna rimanere vivi per capire quello che si è fatto e pagarne le conseguenze”

“Bisogna avere le idee chiare nella vita”

“I miei genitori mi hanno insegnato a dare rispetto per pretenderlo e ad   essere onesta e pura in un mondo disonesto ed impuro”

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Le domande che le abbiamo posto

Cosa ha provato o pensato dopo aver denunciato?
“Ho provato rabbia perché, quando andavo a testimoniare nelle carceri, vedevo persone rinchiuse che potevano essere migliori”.
Ci può dare dei consigli per essere forti come lei nella vita?
“Nella vita bisogna avere le idee chiare, dovete seguire due esempi di vita che ogni giorno ci stanno accanto: i professori e gli insegnanti. Essi vi mostrano come comportarvi e grazie ai loro consigli potete vivere in modo onesto, diventando anche voi esempi di vita”.
Com’è cambiata la sua vita in seguito all’assegnazione di una scorta?
“La mia vita è cambiata molto: “i miei angeli” mi affiancano ovunque e in ogni momento, eccetto quando sono a casa. Vivere con la scorta non mi rende tanto libera, ma mi sono comunque affezionata a loro tanto che sono per me dei figli e io la loro mamma”.

Alcuni di noi, prima di incontrare Piera Aiello, pensavano di ascoltare la solita storia di una donna che, dopo aver vissuto eventi drammatici, si reca nelle scuole raccontando la propria esperienza, per sensibilizzare le menti dei giovani.
Non è stato affatto così: abbiamo avuto modo di incontrare una persona che ci ha dato dei consigli di vita preziosi, rispondendo al contempo alle nostre domande. Per noi studenti è stato un incontro partecipe ed attivo, interessante ed emozionante, che ci ha dato l’opportunità di confrontarci con una deputata, una testimone di giustizia da 30 anni, una donna che ha imparato molto dalla vita. Con lei il destino è stato duro e grazie alle sue esperienze può illuminarci, aiutandoci ad essere forti e coraggiosi anche noi nelle situazioni difficili.

Le classi 2ªK e 2ªA

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Incontro con LegAmbiente

Il giorno 15 maggio 2021, sia da remoto che in presenza, diverse classi del nostro Istituto hanno potuto partecipare all’incontro di Educazione Civica sul tema “Conoscere il Territorio”, con gli interventi dei responsabili dell’Associazione LegAmbiente, Comitato Sos Terra ed Ecovolontari del circolo di Montichiari. Trattasi di associazioni senza fini di lucro, fatte di cittadini e cittadine che hanno a cuore la tutela dell’ambiente in tutte le sue forme, la qualità della vita, una società più equa, giusta e solidale. Tante battaglie, quindi, per un mondo migliore, combattendo contro l’inquinamento, l’illegalità e l’ingiustizia per la bellezza, la tutela, la qualità delle nostre vite. Auspichiamo, anche con questi eventi, un futuro migliore, soprattutto per il nostro territorio bresciano, maglia nera in Europa per inquinamento ambientale.
“La provincia di Brescia, capitale del tondino, nota per la metallurgia e l’acciaio (oltre che per le fabbriche d’armi della Val Trompia), si è ritagliata una nuova specializzazione industriale, lo smaltimento dei rifiuti”, da: “Mala-Terra, come hanno avvelenato l’Italia”, libro della giornalista Marina Forti. I dati parlano chiaro: nel territorio bresciano sono trattati ogni anno circa cinque milioni di tonnellate di rifiuti speciali (includendo gli impianti di recupero, demolizione, rottamazione, trattamento di vario genere e incenerimento) mentre quasi due milioni sono stati depositati in discarica, circa il 70% del totale smaltito in tutta la Lombardia.
Che dire? Speriamo che le nuove generazioni siano capaci di garantire un salto di qualità nella protezione della salute e dei beni naturali rispetto alle precedenti. D’altronde, citando lo scrittore Josè Ortega: “Io sono me con il mio ambiente e, se non preservo quest’ultimo, non preservo nemmeno me stesso”

Prof. Domenico Marchione




Donne contro la mafia

Negli anni sono state migliaia le vittime di mafia che in un modo o nell’altro si sono trovate a combattere contro questa organizzazione rimettendoci la propria vita e in nome di questi caduti sono rimaste le loro madri, le loro mogli e famiglie a chiedere giustizia e verità su ciò che è accaduto e che accade ancora oggi. Grazie alla videoconferenza organizzata da Radio Voce della Speranza di Catania, su Facebook, in collaborazione con la Rete Antimafia di Brescia, nell’ambito del progetto dedicato ai “Percorsi di Educazione Civica”, abbiamo potuto sentire le storie di Luana Ilardo Luisa impastato, e Angela Manca, tre esempi di donne che combattono contro la mafia.

Luana Ilardo
«Figlia di un boss, Luigi Ilardo, capomafia della provincia di Caltanisetta, che, dopo 11 anni di carcere, decise di rompere un patto, di cambiare mentalità, di collaborare con la giustizia, rivelando ai magistrati nomi e segreti di Cosa nostra. Luana, da anni conduce una fiera battaglia per il raggiungimento della verità e della giustizia per la morte del padre, diventato collaboratore di giustizia ed ucciso dalla mafia il 10 maggio 1996. Nel suo intervento ha parlato di sé e del calvario della sua famiglia. Luigi Ilardo divenne, infatti, un infiltrato per i carabinieri che a metà anni ’90, grazie alle sue rivelazioni, consentì l’arresto di decine di mafiosi. Una vicenda, questa, di cui, ancora oggi, si discute, per le azioni inspiegabili dei vertici del Ros i quali, avendo Provenzano, il boss dei boss latitante, a pochi metri, non impartirono l’ordine agli uomini di intervenire per catturarlo. Numerosi sono i misteri davanti ai quali gli addetti ai lavori si sono imbattuti. E altrettanti sono gli interrogativi aperti. Come quelli sulla possibilità che qualcuno all’interno delle istituzioni avesse informato del percorso di collaborazione con la giustizia del confidente. E’ possibile che Luigi Ilardo sia stato tradito dallo Stato? E perché? Sono domande alle quali a 24 anni di distanza manca ancora una risposta. “Solo lo studio, la legalità, lo sport possono essere armi importantissime che possono fare la differenza nella crescita di un ragazzo che sta diventando un uomo”, ha affermato Luana ai ragazzi in ascolto.»

Luisa Impastato
«Nipote del giornalista Peppino Impastato, nato in una famiglia mafiosa, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978. Già da giovane, egli decise non solo di non condividere lo stile di vita e i valori della famiglia paterna, ma di lottare contro il sistema mafioso che i suoi parenti rappresentavano. Nonostante abbia sempre saputo di essere in pericolo, il giornalista e attivista italiano, non si è mai fermato portando avanti la propria battaglia contro Cosa Nostra. Quella di Peppino è una storia di denunce contro la mafia apertamente pubblicate per far conoscere a tutti quello che accadeva nella sua terra. Dopo la sua morte, fu Felicia, la madre di Peppino a continuare la lotto contro la mafia, fino ad ottenere giustizia, dopo 24 anni di lunghe ed estenuanti battaglie legali e sociali. La nipote Luisa ha fondato in memoria di suo zio: “ CASA MEMORIA FELICIA E PEPPINO IMPASTATO”, nella quale poter incontrare tanti giovani e far rivivere l’esempio di Peppino. “ E’ stata mia nonna che mi ha fatto non solo conoscere, ma anche amare la storia di mio zio e la forza di questa storia”.»

Angela Manca
«Madre di Attilio Manca, medico italiano, vittima di mafia, ritrovato morto la mattina del 12 febbraio 2004. L’autopsia certificò la presenza nel sangue di eroina, alcol etilico. Il caso fu inizialmente ritenuto un’overdose, poi archiviato come suicidio. I genitori si opposero all’archiviazione sostenendo che il figlio fosse stato ucciso per coprire un intervento subito da Bernardo Provenzano, boss mafioso. Nel suo polso sinistro furono trovati due fori, mentre sul pavimento fu individuata una siringa. Secondo l’inchiesta effettuata subito dopo il ritrovamento del cadavere si sarebbe trattato di un suicidio, ma la ricostruzione fu contestata dai genitori: Attilio Manca era mancino, ed è difficile se non impossibile che abbia utilizzato la mano destra per iniettarsi la dose di eroina. Inoltre le siringhe trovate non riportano alcuna impronta digitale, che di certo non si sarebbe preoccupato di indossare dei guanti o ripulire gli strumenti se intenzionato a suicidarsi. Dunque, secondo i genitori, se fosse stato lui a farlo, non si sarebbe iniettato la droga nel polso sinistro ma in quello destro. Per questo i genitori non si arrendono e continuano a lottare, per far capire che Attilio Manca fu ucciso e che il suo caso non doveva andare disperso, ma che le indagini devono continuare. Come ci ha detto la signora Angela, questa è una “verità che potrebbe scoprire altre verità indicibili”, riguardo alla latitanza di Provenzano e agli aiuti ricevuti durante la sua latitanza.»

Tre storie distinte, ma unite dal coraggio e da una missione, dare voce alla Giustizia e alla Verità.

Adriano Melis, 5ªA



PRESENTANO
Quarto Incontro:
PERCORSI DI EDUCAZIONE CIVICA
DONNE CONTRO LA MAFIA
MARTEDI 12 GENNAIO 2021
dalle ore 12,00 alle ore 13.00 in diretta nazionale incontro con:
LUANA ILARDO
ANGELA MANCA
LUISA IMPASTATO
In diretta su: Radio voce della Speranza Catania Link Diretta Facebook :

https://www.facebook.com/Radio-voce-della-Speranza-Catania-256212974448109/

Link Diretta Youtube:

https://www.youtube.com/channel/UCXdQxq-52xtH4KbZE1gN57g/

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Incontro con il giornalista bresciano Federico Gervasoni e Il volontario Claudio Cogno

Da tempo ormai nel nostro Paese si assiste alla recrudescenza di impronte di natura neofascista, qualcosa di più di sporadici episodi.

In questo incontro, il giornalista bresciano Federico Gervasoni, giovane cronista de “La Stampa”, ci lancia un campanello di allarme sulle derive estremiste soprattutto a Brescia, che fu già vittima di un strage tremenda il 28 maggio 1974 in Piazza della Loggia. Oggi un esempio di “fuoriuscita” dal silenzio, quello che avvolge il passato che diventa storia, che ovatta i sensi e ottunde le menti. Un’ora per iniziare il risveglio delle coscienze, ricordando che viviamo in un ordinamento democratico che ha per fondamento la pacifica convivenza sociale.

Con Claudio Cogno, volontario bresciano in una associazione impegnata nel sociale e che è stato studente dell’Itis negli anni ’70, ripercorriamo le emozioni vissute nella nostra scuola alla notizia dell’attentato avvenuto a Brescia.

Da “Il Cuore nero della città”, di Federico Gervasoni: «Sia ben chiaro, senza una piena consapevolezza di ciò che sta succedendo, dei rischi che corriamo, della necessità di una reazione ferma ad ogni episodio e manifestazione della destra xenofoba, senza la riaffermazione costante di una piena e convinta adesione ai valori della democrazia, senza una costante formazione, anche delle giovani generazioni, alla cultura del dialogo, dell’apertura e del confronto, senza tutto questo è impossibile combattere efficacemente ogni forma di estremismo», un male endemico che germoglia dalla paura del diverso.

Noi tutti siamo chiamati come studenti, come docenti, come cittadini, ognuno, a fare la propria parte per mantenere, far crescere, difendere i Valori sanciti dai Padri Costituenti, da coloro che hanno vissuto sulla loro pelle cosa significa vivere sotto un regime, dentro un’ideologia, qualunque essa sia, perversa e violenta.

Prof. Domenico Marchione