Incontro con LegAmbiente

Il giorno 15 maggio 2021, sia da remoto che in presenza, diverse classi del nostro Istituto hanno potuto partecipare all’incontro di Educazione Civica sul tema “Conoscere il Territorio”, con gli interventi dei responsabili dell’Associazione LegAmbiente, Comitato Sos Terra ed Ecovolontari del circolo di Montichiari. Trattasi di associazioni senza fini di lucro, fatte di cittadini e cittadine che hanno a cuore la tutela dell’ambiente in tutte le sue forme, la qualità della vita, una società più equa, giusta e solidale. Tante battaglie, quindi, per un mondo migliore, combattendo contro l’inquinamento, l’illegalità e l’ingiustizia per la bellezza, la tutela, la qualità delle nostre vite. Auspichiamo, anche con questi eventi, un futuro migliore, soprattutto per il nostro territorio bresciano, maglia nera in Europa per inquinamento ambientale.
“La provincia di Brescia, capitale del tondino, nota per la metallurgia e l’acciaio (oltre che per le fabbriche d’armi della Val Trompia), si è ritagliata una nuova specializzazione industriale, lo smaltimento dei rifiuti”, da: “Mala-Terra, come hanno avvelenato l’Italia”, libro della giornalista Marina Forti. I dati parlano chiaro: nel territorio bresciano sono trattati ogni anno circa cinque milioni di tonnellate di rifiuti speciali (includendo gli impianti di recupero, demolizione, rottamazione, trattamento di vario genere e incenerimento) mentre quasi due milioni sono stati depositati in discarica, circa il 70% del totale smaltito in tutta la Lombardia.
Che dire? Speriamo che le nuove generazioni siano capaci di garantire un salto di qualità nella protezione della salute e dei beni naturali rispetto alle precedenti. D’altronde, citando lo scrittore Josè Ortega: “Io sono me con il mio ambiente e, se non preservo quest’ultimo, non preservo nemmeno me stesso”

Prof. Domenico Marchione




Un anno in Polonia

Foto di gruppo - Poznań

My name is Dario, I’m a 17 year-old student from Italy, and I had the amazing opportunity of spending the school year 2020-2021 abroad.
I embarked on this journey almost by chance: one day a friend of mine asked me to go with her to this meeting organised by Intercultura, where they would talk to anyone interested about these experiences abroad that they organise for students. I had almost forgotten that a woman from this association, a couple of weeks before, had talked to us about this meeting during a lesson in school. I was curious and had nothing better to do, so I decided to go.
As soon as I heard the volunteers that previously went on exchange talk about their experience, I was hooked and I knew I wanted to spend my 4th year of high school in another country.
Fast-forward through all the selection process, at the end of June I found out I was going to Poland, and later on I got information on my family and where they lived, and that is near the center of Krakow. Needless to say I was very lucky to end up in such a beautiful city, and to this day, whenever I go outside, I remind myself of how grateful I am to be living here, and even after almost 7 months I am definitely not taking it for granted. This is one of the things that the exchange taught me.
And there are many more: now I have a deeper understanding of what culture is, I realised how little I actually know about the world around me, and meeting with other students from all over the world helped me find out more and more.
Moreover, here I value my days a lot more, cause I know they are going to finish, so I do my best, together with the other exchange students, to fill them with something new and interesting, trying to spend less time doing “ordinary” things. We spent a lot of days just exploring Krakow, visiting every place we found was unique, going outside the city, in nature, and this taught me that you don’t need to be on vacation to be a tourist. Even if you don’t live in a big city, it’s easy to find something to visit in your surrounding area, and this can turn an ordinary sunday into an exciting day out with your friends, seeing new places and finding out more about the region where you live.
In addition, this year abroad is an experience that can really improve yourself, making you more responsible and independent. And on top of all of this, it’s just great fun to meet so many new and different people, visiting a new country and discovering more and more about their culture.
One of the hardest challenges I faced was definitely language. Poland has one of the most difficult languages in the world, and in addition to that, since school lessons are online, I didn’t have the possibility to go to school and meet my classmates and teachers in person. This took me away around 30 hours every week, where I would’ve had the opportunity to hear, and try to speak, this new language with real people, and this massively delayed the process of learning. Luckily AFS Polska, the equivalent of Intercultura in Poland, organised an online course of polish for exchange students that really helped me, and now I got to a point where I’m able to understand and speak normally in polish with friends and family, but conversation on more specific topics is still out of reach.
But even with the challenges I had to face, like the impossibility to travel freely because of Covid, and despite knowing that in a normal situation it could’ve been much better, I am so happy with how my exchange is going nonetheless. A lot of people asked me why I decided to do it in such times, but I had no choice, it was either exchange during pandemic or no exchange at all, and since in Italy the situation isn’t much better than here, it was really worth it in the end.
In conclusion, taking part in this experience was by far the best decision I have ever had, and is something that I strongly recommend. Obviously it’s not something that anyone could do, but in my opinion most people should at least inform themselves on this topic, there are a lot of companies that organise such things, and by finding out exactly how it works you can understand if it’s something that you wanna do. If so, I’m sure you won’t regret it.

Dario Bella, 4ª E

Foto di gruppo 1 - Poznan

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Donne contro la mafia

Negli anni sono state migliaia le vittime di mafia che in un modo o nell’altro si sono trovate a combattere contro questa organizzazione rimettendoci la propria vita e in nome di questi caduti sono rimaste le loro madri, le loro mogli e famiglie a chiedere giustizia e verità su ciò che è accaduto e che accade ancora oggi. Grazie alla videoconferenza organizzata da Radio Voce della Speranza di Catania, su Facebook, in collaborazione con la Rete Antimafia di Brescia, nell’ambito del progetto dedicato ai “Percorsi di Educazione Civica”, abbiamo potuto sentire le storie di Luana Ilardo Luisa impastato, e Angela Manca, tre esempi di donne che combattono contro la mafia.

Luana Ilardo
«Figlia di un boss, Luigi Ilardo, capomafia della provincia di Caltanisetta, che, dopo 11 anni di carcere, decise di rompere un patto, di cambiare mentalità, di collaborare con la giustizia, rivelando ai magistrati nomi e segreti di Cosa nostra. Luana, da anni conduce una fiera battaglia per il raggiungimento della verità e della giustizia per la morte del padre, diventato collaboratore di giustizia ed ucciso dalla mafia il 10 maggio 1996. Nel suo intervento ha parlato di sé e del calvario della sua famiglia. Luigi Ilardo divenne, infatti, un infiltrato per i carabinieri che a metà anni ’90, grazie alle sue rivelazioni, consentì l’arresto di decine di mafiosi. Una vicenda, questa, di cui, ancora oggi, si discute, per le azioni inspiegabili dei vertici del Ros i quali, avendo Provenzano, il boss dei boss latitante, a pochi metri, non impartirono l’ordine agli uomini di intervenire per catturarlo. Numerosi sono i misteri davanti ai quali gli addetti ai lavori si sono imbattuti. E altrettanti sono gli interrogativi aperti. Come quelli sulla possibilità che qualcuno all’interno delle istituzioni avesse informato del percorso di collaborazione con la giustizia del confidente. E’ possibile che Luigi Ilardo sia stato tradito dallo Stato? E perché? Sono domande alle quali a 24 anni di distanza manca ancora una risposta. “Solo lo studio, la legalità, lo sport possono essere armi importantissime che possono fare la differenza nella crescita di un ragazzo che sta diventando un uomo”, ha affermato Luana ai ragazzi in ascolto.»

Luisa Impastato
«Nipote del giornalista Peppino Impastato, nato in una famiglia mafiosa, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978. Già da giovane, egli decise non solo di non condividere lo stile di vita e i valori della famiglia paterna, ma di lottare contro il sistema mafioso che i suoi parenti rappresentavano. Nonostante abbia sempre saputo di essere in pericolo, il giornalista e attivista italiano, non si è mai fermato portando avanti la propria battaglia contro Cosa Nostra. Quella di Peppino è una storia di denunce contro la mafia apertamente pubblicate per far conoscere a tutti quello che accadeva nella sua terra. Dopo la sua morte, fu Felicia, la madre di Peppino a continuare la lotto contro la mafia, fino ad ottenere giustizia, dopo 24 anni di lunghe ed estenuanti battaglie legali e sociali. La nipote Luisa ha fondato in memoria di suo zio: “ CASA MEMORIA FELICIA E PEPPINO IMPASTATO”, nella quale poter incontrare tanti giovani e far rivivere l’esempio di Peppino. “ E’ stata mia nonna che mi ha fatto non solo conoscere, ma anche amare la storia di mio zio e la forza di questa storia”.»

Angela Manca
«Madre di Attilio Manca, medico italiano, vittima di mafia, ritrovato morto la mattina del 12 febbraio 2004. L’autopsia certificò la presenza nel sangue di eroina, alcol etilico. Il caso fu inizialmente ritenuto un’overdose, poi archiviato come suicidio. I genitori si opposero all’archiviazione sostenendo che il figlio fosse stato ucciso per coprire un intervento subito da Bernardo Provenzano, boss mafioso. Nel suo polso sinistro furono trovati due fori, mentre sul pavimento fu individuata una siringa. Secondo l’inchiesta effettuata subito dopo il ritrovamento del cadavere si sarebbe trattato di un suicidio, ma la ricostruzione fu contestata dai genitori: Attilio Manca era mancino, ed è difficile se non impossibile che abbia utilizzato la mano destra per iniettarsi la dose di eroina. Inoltre le siringhe trovate non riportano alcuna impronta digitale, che di certo non si sarebbe preoccupato di indossare dei guanti o ripulire gli strumenti se intenzionato a suicidarsi. Dunque, secondo i genitori, se fosse stato lui a farlo, non si sarebbe iniettato la droga nel polso sinistro ma in quello destro. Per questo i genitori non si arrendono e continuano a lottare, per far capire che Attilio Manca fu ucciso e che il suo caso non doveva andare disperso, ma che le indagini devono continuare. Come ci ha detto la signora Angela, questa è una “verità che potrebbe scoprire altre verità indicibili”, riguardo alla latitanza di Provenzano e agli aiuti ricevuti durante la sua latitanza.»

Tre storie distinte, ma unite dal coraggio e da una missione, dare voce alla Giustizia e alla Verità.

Adriano Melis, 5ªA



PRESENTANO
Quarto Incontro:
PERCORSI DI EDUCAZIONE CIVICA
DONNE CONTRO LA MAFIA
MARTEDI 12 GENNAIO 2021
dalle ore 12,00 alle ore 13.00 in diretta nazionale incontro con:
LUANA ILARDO
ANGELA MANCA
LUISA IMPASTATO
In diretta su: Radio voce della Speranza Catania Link Diretta Facebook :

https://www.facebook.com/Radio-voce-della-Speranza-Catania-256212974448109/

Link Diretta Youtube:

https://www.youtube.com/channel/UCXdQxq-52xtH4KbZE1gN57g/

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Incontro con il giornalista bresciano Federico Gervasoni e Il volontario Claudio Cogno

Da tempo ormai nel nostro Paese si assiste alla recrudescenza di impronte di natura neofascista, qualcosa di più di sporadici episodi.

In questo incontro, il giornalista bresciano Federico Gervasoni, giovane cronista de “La Stampa”, ci lancia un campanello di allarme sulle derive estremiste soprattutto a Brescia, che fu già vittima di un strage tremenda il 28 maggio 1974 in Piazza della Loggia. Oggi un esempio di “fuoriuscita” dal silenzio, quello che avvolge il passato che diventa storia, che ovatta i sensi e ottunde le menti. Un’ora per iniziare il risveglio delle coscienze, ricordando che viviamo in un ordinamento democratico che ha per fondamento la pacifica convivenza sociale.

Con Claudio Cogno, volontario bresciano in una associazione impegnata nel sociale e che è stato studente dell’Itis negli anni ’70, ripercorriamo le emozioni vissute nella nostra scuola alla notizia dell’attentato avvenuto a Brescia.

Da “Il Cuore nero della città”, di Federico Gervasoni: «Sia ben chiaro, senza una piena consapevolezza di ciò che sta succedendo, dei rischi che corriamo, della necessità di una reazione ferma ad ogni episodio e manifestazione della destra xenofoba, senza la riaffermazione costante di una piena e convinta adesione ai valori della democrazia, senza una costante formazione, anche delle giovani generazioni, alla cultura del dialogo, dell’apertura e del confronto, senza tutto questo è impossibile combattere efficacemente ogni forma di estremismo», un male endemico che germoglia dalla paura del diverso.

Noi tutti siamo chiamati come studenti, come docenti, come cittadini, ognuno, a fare la propria parte per mantenere, far crescere, difendere i Valori sanciti dai Padri Costituenti, da coloro che hanno vissuto sulla loro pelle cosa significa vivere sotto un regime, dentro un’ideologia, qualunque essa sia, perversa e violenta.

Prof. Domenico Marchione




Fondazione “Istituto dei Ciechi di Milano”

DIALOGO AL BUIO

Viaggio d’istruzione alla Fondazione “Istituto dei Ciechi di Milano”

La giornata del 06/02/2020 non la dimenticheremo facilmente. È stato il giorno della nostra prima uscita! Infatti, la nostra classe, 1ªF (insieme alla classe 1ªB, e i docenti Domenico Marchione, Valeria Formosa, Yuri Palmieri, Elena Roncoli), si è ritrovata non in classe, ma sul pullman, direzione Milano, con meta primaria l’Istituto dei ciechi; il personale, ben organizzato ed efficiente, ci ha diviso in gruppi per affrontare il laboratorio linguistico-espressivo. Siamo entrati in una stanza (senza scarpe e oggetti luminosi) poco illuminata e Rosa, la nostra accompagnatrice, ci ha fatto osservare l’ambiente dove eravamo e man mano abbassava la luminosità della luce; quindi ci ha chiesto di formare un cerchio e dire i nostri nomi. Nel dire i nostri nomi, ci siamo sentiti tutti più tranquilli, perché all’inizio, nel buio divenuto totale, tutto sembrava difficile! Infine, la guida ci ha divisi in gruppetti da due, e ci ha fatto riflettere su argomenti sensibili, facendoci dire, ad esempio, la cosa più bella di noi e quella più brutta. Quest’esperienza ci ha insegnato l’importanza di percepire bene un suono e che, al buio, ci si sente più a proprio agio ad esprimere i proprio sentimenti, rispetto a quando si è alla luce, poiché non si pensa al giudizio altrui e si esprimono le proprie emozioni nel modo più sincero e vero che ci sia; le persone che hanno la possibilità di usare la vista, non danno importanza ad altre sensazioni da percepire. Invece coloro che non hanno questa possibilità, considerano la vista un senso aggiuntivo e non così importante, perché per capire una persona nel profondo bisogna basarci sulla voce interiore di essa e non sull’esteriorità, perché dall’esterno si può fingere di essere chiunque, mentre all’interno non si può nascondere il proprio essere. Nel buio diventa naturale parlare e la voce dell’altro svela le sue emozioni. Che esperienza meravigliosa! Dopodiché, usciti alla luce e apprezzando di più la vista, siamo andati a rifarci gli occhi visitando il Duomo di Milano. Nel pomeriggio abbiamo ammirato i vari negozi all’interno della Galleria “Vittorio Emanuele II”. Prima che arrivasse il pullman, ci siamo recati a visitare il Castello Sforzesco e l’Arco della pace, in piazza Sempione. Ci siamo fermanti, a riposarci, nel parco lì vicino per fare anche merenda e per comperare dei bracciali come ricordo di una bella giornata. Saliti sul pullman cantando a squarciagola fino a Lonato, siamo tornati felici e un po’ più ricchi…dentro. Grazie a chi ha organizzato questa bella uscita didattica! W la Scuola!

Stella Shima e Gioia Gugole – 1ªF

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Aprica ski 2020

Il gruppo in quota, pronti per sciare

Il gruppo in quota, pronti per sciare

Quest’anno le classi 3ªE, 3ªM e 4ªB hanno partecipato al viaggio d’istruzione “settimana bianca” organizzato dalla scuola. La gita è durata 5 giorni, dal 27 al 31 gennaio, e la destinazione scelta è stata l’Aprica. Sin dal primo giorno tutti gli studenti hanno potuto sciare per tutta la giornata, partecipando a due ore di lezione con il maestro della Scuola di Sci ogni mattina.

Gli studenti del Cerebotani ai campetti prima dell'inizio della lezione con i maestri

Gli studenti del Cerebotani ai campetti prima dell’inizio della lezione con i maestri

Inizia la lezione con il maestro assegnato al gruppo di massimo 10 studenti pari livello

Inizia la lezione con il maestro assegnato al gruppo di massimo 10 studenti pari livello

Il programma delle varie giornate è stato questo: colazione alle 7:30, arrivo alle piste da sci entro le 9:00 per partecipare alla lezione fino alle 11:00. Dopodiché si è lasciata agli studenti la libertà di decidere quando recarsi al rifugio “Pasò” per il pranzo, per poi avere la possibilità di continuare a sciare anche fino alle 17:00.

La pausa per il pranzo al rifugio

La pausa per il pranzo al rifugio

Dopo la giornata di sci, i professori si sono resi disponibili per accompagnare gli studenti interessati alla piscina del paese, e, dopo la cena delle 20:00, anche alla sala giochi per un po’ di svago.

In quota con la vista del monte Palabione

In quota con la vista del monte Palabione

L’impressione generale degli studenti è stata molto positiva, sia per quelli che avevano già esperienza con lo sci, sia per i “prima neve” che in poco tempo sono riusciti a prendere confidenza con questo sport.

Anche i professori hanno espresso la loro approvazione riguardo al comportamento complessivo tenuto dagli studenti. Possiamo quindi dire che è stata proprio un’esperienza esaltante.

Dario Bella e Luca Calzetta




Escursione Pasubio 2019

Il gruppo alla partenza

Il gruppo alla partenza

Il 14 e il 15 ottobre 2019, una cinquantina di studenti appartenenti alle classi 5ªB, 5ªC e 5ªM, accompagnati dai docenti Ardesi, Guerra, Masetti e capitanati dal prof. Bandera, hanno affrontato l’impegnativa ma entusiasmante escursione sul Monte Pasubio, là dove durante la Grande Guerra era il fronte con l’Austria. Partiti dalla sede del nostro Istituto la mattina del 14 ottobre, con qualche problema dovuto alla lentezza dell’autobus, si raggiunge prima Schio e poi Valli del Pasubio, quindi si cambia mezzo con un paio di navette da 20 posti in località Ponte Verde per arrivare a Bocchette di Campiglia, dove inizia il trekking con la “Strada delle 52 gallerie”.

Ingresso della prima delle 52 gallerie

Ingresso della prima delle 52 gallerie

Il cammino sul fianco della montagna fra una galleria e la successiva

Il cammino sul fianco della montagna fra una galleria e la successiva

Percorsi i 7 km e saliti i 900 m di dislivello della strada realizzata sul versante sud del Pasubio durante la I Guerra Mondiale per rendere sicuri i convogli di rifornimenti per le truppe arroccate al fronte sul Dente Italiano, si arriva al rifugio intitolato al Generale Achille Papa, dove il nostro gruppo si ristora con il pranzo al sacco, godendo di momenti di sole e aria frizzante che il primo giorno di escursione ci ha riservato.

L'ultima galleria con in vista il rifugio Achille Papa

L’ultima galleria con in vista il rifugio Achille Papa

Dopo la breve pausa, il gruppo riparte in direzione nord per salire verso il fronte, lasciando sulla sinistra cima Palon e arrivare, dopo 8 km di marcia in quota spesso lungo le trincee scavate nella roccia, al secondo rifugio, il Vincenzo Lancia, oggi trentino ma, all’epoca della Guerra, territorio del nemico Austriaco.

Il panorama in prossimità della "Selletta di Comando"

Il panorama in prossimità della “Selletta di Comando”

I resti della trincea lungo il fronte

I resti della trincea lungo il fronte

Il trekking prosegue lungo la trincea per scendere verso il pianoro che conduce al rifugio Lancia

Il trekking prosegue lungo la trincea per scendere verso il pianoro che conduce al rifugio Lancia

Il rifugio Vincenzo Lancia in territorio Austriaco (ora trentino)

Il rifugio Vincenzo Lancia in territorio Austriaco (ora trentino)

Raggiunto il rifugio si può finalmente riposare: i ragazzi si sistemano negli stanzoni preparati per la notte e si scende per la cena.

Un momento di convivialità al caldo dell'accogliente rifugio trentino

Un momento di convivialità al caldo dell’accogliente rifugio trentino

Il giorno successivo si riparte per il percorso di ritorno, di nuovo verso il rifugio Papa, ma questa volta sulla cresta del Monte Pasubio. Il tempo non è bello come il giorno precedente: una pioggerella fina, spinta da venti freddi che salgono il fronte sud della montagna e una nebbia a volte insistente ci accompagnano lungo tutto il percorso di 8 km fino al rifugio Papa. Raggiunta “Bocchetta delle Corde” a 1900 mslm, si inizia a salire sul Monte Roite (2144 mslm) per percorrerne la cresta e la trincea che la delinea in un trekking di saliscendi fino al “Dente Austriaco” (2203 mslm) e al “Dente Italiano” (2220 mslm). Entrati nella galleria “Achille Papa”, ormai in territorio Italiano, si sbuca proprio sulla cima Palon a quota 2232 mslm.

Il percorso in cresta sul Monte Roite

Il percorso in cresta sul Monte Roite

Verso il fronte e i "Denti"

Verso il fronte e i “Denti”

Una breve sosta e poi si scende verso il rifugio dove la pioggia si fa più insistente e ci costringe a rifugiarci proprio nella 52ª galleria per il pranzo al sacco. Finita la sosta anche la pioggia allenta la morsa e il cammino riprende per l’ultima tappa di quasi 10 km: la “Strada degli Eroi” che scende con una lunga serpentina il fianco del monte Pasubio, per lo più in territorio oggi trentino, fino al passo di “Pian delle Fugazze”, dove il pullman per il rientro a Lonato ci attende.

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La mappa del percorso: in rosso l'andata e in blu il ritorno. Nel riquadro le altimetrie (clicca per ingrandire)

La mappa del percorso: in rosso l’andata e in blu il ritorno. Nel riquadro le altimetrie (clicca per ingrandire)




In gita a Parigi: lezione di storia e di vita

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Tutto inizia a Parigi

Chiudete gli occhi e aprite la mente: ora pensate al più bel panorama che possiate immaginare, aggiungete un pizzico di musica, arte, storia e spensieratezza. Ecco a voi Parigi! Alcuni la chiamano la città dell’amore, altri la definiscono un’opera d’arte a cielo aperto e altri ancora una delle più grandi capitali della moda. Parigi è tutto questo, e anche di più. E’ inutile quindi cercare giustificazioni: questa è stata la meta scelta da quattro delle nostre classi quinte per la famosa uscita didattica avvenuta in una piovosa settimana di marzo. Parigi è Parigi!Non solo baguette e baschi rossi, ma spettacolari capolavori storici e artistici. A partire dall’iconica Tour Eiffel, passando sotto l’Arc du Triomphe, fino a perdersi negli infiniti corridoi del Louvre, sentendosi parte di un enorme quadro fatto solo per stupirti. Eretta nel 1889 in occasione dell’Esposizione universale, la più famosa torre di ferro è diventata fin da subito il simbolo della Francia stessa svettando con i suoi 324 metri sull’intera metropoli, suscitando nei visitatori la sensazione di volare fra le nuvole. Puoi dire di essere arrivato a Parigi solo quando hai salito l’ultimo scalino della Tour Eiffel. Colpito da raffiche di vento. A ogni passo l’eccitazione cresce. Non sai dove girarti, troppe cose da vedere. Camini, tanti camini svettano caratterizzando il panorama parigino. Una Senna che luccica colpita dai raggi di sole, spezza la città in due. Da quest’altezza, il brulicare frenetico di persone è ormai estraneo, è come sognare. “Una passeggiata a Parigi darà una lezione di storia, di bellezza e di vita” diceva Thomas Jefferson e solo dopo aver scalato l’imperiosa torre, si riesce a capire che ogni casa, palazzo o strada sono costruiti per essere ammirati. E perché non soffermarsi lungo gli Champs Elysee? Una lunga via di circa 2 chilometri, costruita nel 1670 e già dal 1860 paradiso dello shopping sfrenato, patria dei mille negozi e ristoranti famosi in tutto il globo. Tra una firma e l’altra, portafogli permettendo, si possono anche degustare ottimi macarons, direttamente dalla fabbrica che per prima ha inventato tale prelibato pasticcino. Che dire delle famose strade di Montmartre, capaci di suscitare ad ogni angolo uno “wow” collettivo. Patria di artisti e terra di una perenne belle èpoque da cui svetta la basilica del Sacro Cuore, eretta nel 1873 nel luogo dove avvenne il martirio di san Dionigi, da cui godere di un’eccezionale vista del quartiere Pigalle, cuore della vita notturna parigina, oltre che dei mille venditori di souvenir sottostanti. “Se ci si fermasse un minuto davanti ad ogni opera, si impiegherebbe più di un anno per vedere ogni oggetto”: basta questo per raccontare la magnificenza del Louvre, una raccolta infinita di opere d’arte, sculture, cimeli antichi e probabilmente anche di qualche verbale di assemblee di classe del 1992. Mille e mille foto scattate non riescono a catturare quella sensazione di mistero che lo circonda: forse l’immortalità di tale struttura sta proprio in questi particolari. Ospite d’onore del museo è sicuramente la Gioconda, il quadro più famoso del nostro Leonardo da Vinci, protagonista del sogno italiano di riportarla in patria ma sempre presente nelle sponde francesi a donare stupore a chi accoglie il suo enigmatico sorriso. Nella partita Italia vs Francia non può mancare la sfida fra le due regge più famose, vedendo dalla parte di Versailles la magnificenza di quadri e saloni costruiti appositamente come sfoggio della potenza francese. Ricordiamo la galleria degli specchi, con una parete riflettente per i suoi totali 73 metri di lunghezza, in cui perdersi fra il proprio riflesso e quello del re Luigi XIV sempre presente fra le molteplici sale. Che sia solo una gita o che sia un ricordo, durerà tutta la vita: “Tutto inizia a Parigi”, diceva Nancy Spain. E sicuramente per i nostri ragazzi, niente sarà più come prima.

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Gita a Napoli (marzo 2019)


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Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo su Napoli sapevo che non sarebbe stato semplice, perché fondamentalmente Napoli non è una città semplice. Napoli è particolare, sentimento, bellezza, tradizione, superstizione, mare, cibo, è una città stracolma di arte che ti lascia entusiasta ad ogni passo che compi. La difficoltà nel parlare di Napoli sta nel fatto che non è mai semplice descrivere un un’emozione forte, e quando vedi il mare da vicino e la città dall’alto vorresti dire mille cose, ma stai in silenzio, guardi e non fai altro.

Il mattino ha l’oro in bocca e noi di certo non lo temiamo , e con una puntualità quasi svizzera ci rechiamo alla stazione di Desenzano impazienti di partire per una nuova avventura con il professor Marchione. Dopo 6 ore di treno, appena usciti dalla stazione veniamo investiti dalla vivacità e dall’emozione di essere tutti insieme in una delle città più belle del mondo. Dopo aver lasciato le valigie in hotel ci siamo subito diretti verso la nostra prima tappa: la pizza.Una volta pranzato abbiamo visitato la Napoli sotterranea dove, tra cunicoli stretti e una buona dose di storia italiana, abbiamo passato una bellissima esperienza.

Il secondo giorno è stato dedicato alla visita della città accompagnati da una guida: abbiamo visto chiese e vari monumenti, ma il luogo che ci ha colpito di più è stato “Spaccanapoli”. Letteralmente una spaccatura della città, che divide quest’ultima permettendo così a tutte le ore del giorno dei luoghi soleggiati e dei luoghi d’ombra.

Il terzo giorno abbiamo visitato Pompei e cosa dire se non pura emozione. Una totale immersione tra le arene, le strade, le piazze e i resti delle case di una città tanto bella quanto tragico è stato il suo passato.

Il quarto giorno ci siamo recati alla Reggia di Caserta e le prime cose che ci balzano all’occhio sono le dimensioni, la storia e la ricchezza sia culturale che materiale che la Reggia contiene. Già sapevamo che la Reggia di Caserta fosse il palazzo reale più grande del mondo, ma dopo averla potuta scrutare da vicino, l’aggettivo “grande” non è sufficiente.  E se la reggia in se è grande, il giardino è immenso: tre chilometri di lunghezza arricchiti da fontane, vasche e natura.

Il quinto e a malincuore ultimo giorno siamo andati a Pozzuoli per vedere degli scavi romani. Pozzuoli è una città caratterizzata da un forte odore di zolfo ed è una città che possiede uno sbocco sul mare utilizzato dai romani per commerciare e molto meno sapientemente utilizzato da noi per perderci nei pensieri e scattare qualche foto per i vari social. Dopo essere rientrati a Napoli abbiamo visitato nuovamente la città perché nessuno ne aveva abbastanza, ma purtroppo il tempo è tiranno e quindi tutti in carrozza per tornare a casa.

Il viaggio di ritorno lo abbiamo vissuto con un gusto agrodolce, contenti di tornare a casa ma tristi di dover lasciare una città così meravigliosa, in fondo quando vai a Napoli piangi due volte: quando arrivi e quando te ne vai…

 

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Uno scatto nei sotterranei di Napoli:

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Articolo scritto da: Reinaldo Cuervo 4H

Revisione di: Matteo Natale 3E




Museo Guglielmo Marconi

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Il giorno 12 aprile alle ore 7:30 circa le classi 3ªE, 3ªD e 3ªC sono partite dall’ITIS per partecipare ad un progetto che si svolge a Bologna accompagnati dai professori Marchione, Gagliano, Gelmini, e Marini .

Dopo un’ora e mezza circa di autobus siamo arrivati al comune di Pontecchio per visitare il museo Marconi e siamo stati subito accolti dalla guida che ci ha dato un’infarinatura generale sulle origini del museo e ci ha introdotto quella che era la vita del famoso fisico e inventore Guglielmo Marconi.

Entrati nel museo ci siamo accomodati in un aula magna dove la guida ci ha presentato uno slideshow riguardante tutti gli utilizzi odierni delle invenzioni di Marconi, facendoci notare la loro attualità. Successivamente abbiamo visto un cortometraggio sulla più famosa invenzione di Guglielmo, ovvero la trasmissione attraverso onde radio che permise al mondo di fare il primo passo verso il futuro.

Finito il video siamo stati divisi in due gruppi, uno ha visitato tutta la villa Marconi dove si poteva ammirare il modesto laboratorio di Guglielmo nonché le riproduzioni di alcune delle sue invenzioni e scoperte migliori, come per esempio la trasmissione delle onde radio utilizzando la ionosfera che le riflette, mentre l’altro gruppo invece ha assistito alla dimostrazione dell’evoluzione che ha avuto la comunicazione tramite onde radio nel tempo attraverso l’invenzione dell’antenna che captava le onde e un telegrafo che le traduceva, in quel caso, in codice morse.

Un interessante aneddoto della scoperta della riflessione delle onde radio e quindi della possibilità di trasmettere e ricevere segnali fu che gli addetti al ricevimento delle onde radio all’interno di imbarcazioni presero il nome di marconisti. Un’altra invenzione derivata dalla conoscenza che Guglielmo aveva delle onde radio è quello di un particolare ricevitore composto da un filo metallico che viene fatto passare attraverso un campo magnetico.

Finita la visita al museo Marconi abbiamo ripreso il pullman e siamo andati in centro a Bologna dove i professori ci hanno lasciato un paio d’ore libere, durante le quali c’è chi è andato a visitare altri musei, come quello di fotografia mentre altri si sono dilettati in set fotografici di fronte al Duomo e altri ancora sono andati alla scoperta della città. Intorno alle quattro e mezza siamo ritornati al pullman e partiti per ritornare a Lonato.

E’ stata un’esperienza interessante e formativa che ha catturato la nostra attenzione dall’ inizio fino alla fine e credo che un istituto come il nostro abbia bisogno di progetti come questi vista la natura dei nostri indirizzi formativi.

Ringraziamo quindi i professori che hanno messo a disposizione il loro tempo per accompagnarci in questa uscita.

Mattia Zonzin 3ªE, Matteo Natale 3ªE.

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