CONFERENZA PROF. BARONTINI | ACQUA COME RISORSA CICLO IDROLOGICO COME PARADIGMA DI SOSTENIBILITA’

Giovedì 20 aprile 2023, dalle ore 9.00 alle ore 11.00, si è svolta nell’Aula Magna del nostro istituto la conferenza dal titolo “Acqua come risorsa. Ciclo idrologico come paradigma di sostenibilità”, promossa dalla rete scolastica “Morene del Garda” nell’ambito del piano formativo “Custodiamo il futuro. Garda Casa Comune”. Relatore è stato il prof. Stefano Barontini, docente di idrologia all’Università Statale di Brescia. Ad introdurre la lezione è intervenuta la Dirigente Scolastica Angelina Scarano che ha posto subito l’accento sull’estrema preziosità dell’oro blu rilevando come sulla Terra esistano, in varie forme, circa 1,3 miliardi di km cubi di acqua di cui sono solo 10 milioni circa quelli di acqua dolce; motivo per cui diviene oltremodo vitale preservare questo bene, adottando buone pratiche di sostenibilità. Ed è su questo punto che ha esordito il prof. Stefano Barontini, docente di idrologia all’Università Statale di Brescia, osservando come le risorse della Terra vadano preservate attraverso un mutuo appoggio di tutti i popoli del mondo. Citando il naturalista e filosofo russo Pëtr Kropotkin, il relatore ha proseguito rimarcando l’importanza della tutela e della cura del territorio tramite un approccio armonioso e organico con la natura e le sue risorse. Essere pienamente sostenibili, inoltre, significa aprirsi ad una dimensione collettiva; occorre anche, come da tempo sostiene la Fao, considerare come ineludibile la dimensione della giustizia sociale. In tal senso l’acqua rappresenta un indice paradigmatico: in questo tale risorsa deve essere considerata come bene comune dell’umanità. Nessuno ormai può mettere in dubbio la rilevanza che ha assunto l’oro blu in questo nuovo millennio. Il prof. Barontini si è soffermato sul concetto di “risorsa”, a partire dal suo significato etimologico, dal francese “resource” che, a sua volta, rimanda al latino “resurgere” con il significato di “rinascere”; la risorsa è quindi qualcosa che si rigenera e, in tal senso, è la risorsa per eccellenza. La seconda parte della conferenza è stata tutta dedicata ad illustrare le varie metodologie adottate da varie popolazioni che vivono in territori siccitosi per un uso responsabile del bene acqua: il relatore ha spaziato da Israele all’Africa sahariana sino all’Iran, citando anche il meridione dell’Italia per poi fare cenno anche alle nostre limonaie dal Garda: i nostri antenati, infatti, avevano escogitato delle sofisticate tecniche di irrigazione, in grado di utilizzare l’acqua in termini efficaci e senza alcuno spreco. La conferenza ha ottenuto la massima attenzione da parte dell’uditorio, riscuotendo un grande interesse da parte di studenti e docenti.

foto1 (1) foto2 (1) foto3 (1)WhatsApp Image 2023-04-24 at 19.41.45Prof. Mauro Sitta

Coordinatore del Progetto della rete scolastica “Morene del Garda”




Incontro Ecumenico con il Quadriennale

Nell’uscita del 31 marzo 2023 organizzata dal Dipartimento di Religione, le classi 2Q, 3Q e 4Q, hanno fatto visita all’abbazia di Maguzzano per assistere ad un incontro con due tipi di realtà religiose diverse, ovvero, quella dei protestanti e quella dei cattolici. Ad accoglierci don Michele Dal Bosco, Rettore dell’Abbazia. Durante questo incontro, precisamente con due pastori evangelici, padre George Reider della Chiesa Luterana di Verona-Gardone e Alberto Giuliano, responsabile della Chiesa Evangelica Pentecostale di Desenzano e Montichiari, abbiamo ricevuto molti spunti interessanti su cosa significhi fare Ecumenismo. Innanzitutto, abbiamo appreso che quando si parla di Ecumenismo, si intende il dialogo che si conduce tra le Chiese cristiane; mentre, quando si parla di Dialogo interreligioso, si intende il dialogo condotto tra la parte cristiana e le religioni non cristiane.

Dopo una prima passeggiata nella natura per poter raggiungere il luogo e dopo qualche nozione di storia del territorio, siamo arrivati e subito diretti verso il luogo dove poi ci siamo incontrati con i pastori. I discorsi affrontati sono stati certamente motivo di riflessione per molti aspetti in quanto abbiamo ricevuto tantissime nozioni a livello storico e teologico e, anche, per quanto riguarda le maggiori differenze tra un modo diverso di affrontare la religione tra una chiesa e l’altra, per cui credo che sia stato molto interessante avervi partecipato anche perché siamo stati noi stessi protagonisti del discorso con alcune domande e risposte. Ci auguriamo, pertanto, che i numerosi sforzi compiuti dalle Chiese cristiane, con il Movimento Ecumenico, portino a superare la loro separazione secolare e raggiungere una reciproca comprensione, cooperazione, un costruttivo dialogo teologico, fraternità spirituale e nuove forme di unità.

Andrea Carboni, 4Q

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Imparare sugli impianti | Uscita didattica a Rovato 5L e 5K

Il giorno 28 febbraio 2023 le classi 5L e 5K dell’indirizzo Chimica, materiali e biotecnologie articolazione biotecnologie ambientali, si sono recati a Rovato per la visita al pozzo, al serbatoio ed all’impianto di depurazione gestiti da Acque Bresciane SRL. La visita all’impianto è stata preceduta da una lezione di sensibilizzazione contro lo spreco dell’acqua potabile tenuta dalla Dott.ssa Giliani, esperta inviata dall’azienda bresciana. L’argomento, ora più che mai, risulta di forte impatto per la sua grande attualità. Gli studenti che, nel quinto anno del loro percorso di studi, affrontano il risanamento ambientale nelle matrici acqua, aria e suolo, hanno potuto vedere dal vivo quanto studiato nelle aule di scuola. L’esperienza, sicuramente positiva e di grande accrescimento personale e professionale, ha avuto anche una ricaduta dal punto di vista dell’interesse verso la disciplina di indirizzo che, quest’anno, è stata scelta dal Ministero dell’Istruzione e del Merito come materia da valutarsi anche attraverso la seconda prova scritta all’interno dell’Esame di Stato.

Prof.ssa Michela Brusetti 

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Viaggio d’istruzione a Roma

La mattina del 27 febbraio gli alunni delle classi 3M, 3B e 3C hanno lasciato la stazione di Brescia alla volta della città dei Giallo-rossi, dove rimarranno fino al 2 marzo. Dopo ore e ore di treno, i nostri eroi sono giunti a Roma e, una volta depositati i bagagli all’Hotel Osimar, si sono incamminati alla scoperta della Città Eterna.

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Il primo giorno, nonostante le condizioni meteorologiche fossero contro di noi, questo non ci ha fermati. Inizialmente, non c’era nulla in programma, ed è stato solo grazie alla partecipazione dei professori se siamo riusciti a fare una visita “libera” della città, riuscendo a vedere l’esterno del Colosseo, l’arco di Costantino e i luoghi circostanti. Ogni mattina, la colazione era prevista per le 7:00 e alle 8:30 dovevamo essere fuori dall’albergo pronti a visitare le varie mete turistiche in programma.

A parte il ristorante dove cenavamo, il resto di Roma con i suoi monumenti era strabiliante. Ciò che rimarrà impresso nelle nostre memorie è la vista panoramica della città dall’Altare della Patria e l’interno della Basilica di San Pietro, di una bellezza indescrivibile. E non solo, anche il Colosseo, la Fontana di Trevi, Piazza Navona, Piazza di Spagna, Piazza del Popolo e il Pantheon erano di una bellezza immensa e con una storia dietro che solo pochi possono apprezzare.

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Anche se la cena lasciava a desiderare, il pranzo era un’occasione per provare i piatti tipici del posto, i quali sono stati molto apprezzati grazie al ristorante Vladimiro Ghe, che oltre al cibo ci ha offerto una calorosa ospitalità.

Questa gita è stata un’opportunità di socializzazione e apprendimento resa possibile grazie alla partecipazione dei professori che, nonostante i limiti imposti, ci hanno fatto comunque assaporare le bellezze di Roma.

La gita è stata molto importante per gli alunni, soprattutto dopo anni di isolamento a causa del COVID. Abbiamo passato molto tempo insieme, in una città molto bella, dove abbiamo imparato molto. È stata un’esperienza senza dubbio interessante e speriamo che in futuro ce ne saranno altre simili.

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- Zefani Amarildo, Speltoni Gabriele, Tafa Hermes – 3M




Gita a Napoli 4B, 4F e 3Q

Dopo anni difficili, tormentati dal COVID, che ha influenzato e modificato radicalmente le nostre abitudini quotidiane, condizionando il nostro cammino scolastico e compromettendo persino le gite, lunedì 27 febbraio 2023, noi della 4F, insieme alla 4B e alla 3Q siamo partiti per Napoli. Emozionati per questa prima gita post-COVID, alle ore 6:50, dopo aver raggiunto la stazione ferroviaria di Brescia, ci siamo diretti a Milano, dove successivamente, abbiamo preso il treno per Napoli. Giunti a destinazione intorno alle ore 13, abbiamo inizialmente depositato i bagagli in hotel, per poi dirigerci verso il centro della città. Accolti dai sapori e dalle tradizioni partenopee, non siamo riusciti a fare a meno di assaggiare uno dei prodotti tipici del luogo, la pizza fritta: una delizia unica e irresistibile. Nel tardo pomeriggio abbiamo deciso di visitare Napoli Sotterranea, consigliataci dai professori. Durante la visita è stato possibile ammirare diversi reperti storici, dai resti dell’antico acquedotto greco-romano ai rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale: un vero e proprio viaggio nel tempo a 40 metri di profondità. Il secondo giorno, dopo aver fatto colazione in hotel, abbiamo preso un pullman che ci ha portati a Pompei, dove abbiamo visitato, accompagnati da una guida specializzata che ci ha fornito informazioni approfondite, gli scavi, nonché i resti di un’antica città “sommersa” dalla cenere, in seguito all’eruzione del Vesuvio: un complesso molto vasto di abitazioni, arene e strade che hanno lasciato tutti a bocca aperta. Il terzo giorno è stato dedicato alla visita del centro storico di Napoli, il più grande d’Italia e uno dei più vasti d’Europa: si estende per 17 chilometri tra caratteristici quartieri che fanno parte del patrimonio dell’Unesco: per esempio l’elegante area di via Chiaia e gli splendidi panorami del Vomero e Posillipo. In presenza della guida, abbiamo avuto la possibilità di esplorare il “cuore pulsante” della città ricco di chiese, cattedrali e antiche botteghe. Alcuni dei luoghi più affascinanti da vedere sono stati senza dubbio Spaccanapoli, una via immensa che separa il centro storico tra il nord e il sud, piazza del Plebiscito, nella quale è possibile ammirare importanti statue e palazzi, oltre alla celebre e scenografica Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola e il murales di Diego Armando Maradona, un simbolo della città di Napoli, che coloro che si trovano da quelle parti non possono non visitare. Maledetto tempo! Tutte le cose belle prima o poi sono destinate a finire: arriva così l’ultimo giorno. In mattinata, abbiamo sgomberato le camere e abbiamo dedicato le ore rimanenti per un ulteriore giro della città, assaggiando le ultime delizie e acquistando souvenir da portare alle proprie famiglie. Dopo aver mangiato un’ottima pizza, ci siamo avviati verso la stazione dove abbiamo preso il treno diretto a Milano Centrale e successivamente un regionale che ci ha portati a casa. Questo viaggio rimarrà sempre dentro di noi, la città di Napoli ci ha lasciato un’emozione unica e indescrivibile: in fondo come si dice sempre, quando vai a Napoli piangi due volte, quando arrivi e quando te ne vai.

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-Michele Ivano Bello, Antonino Gioele Crivillaro – 4F




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VIAGGIO

Da lunedì 27 febbraio a giovedì 2 marzo 2023, le classi 4B, 4F e 3Q hanno preso parte ad un viaggio d’istruzione con meta Napoli. Si parte da Brescia alle 6.52 con direzione Milano per cambiare il treno, e sopportare le restanti 4 ore di viaggio attraverso lo Stivale, le fermate da percorrere sono: Bologna, Roma e, infine, Napoli. Orario previsto d’arrivo: 13.00.

NAPOLI, LE ATTRAZIONI PRINCIPALI

Appena arrivati a destinazione, raggiungiamo l’Hotel Vergilius Billia, situato in una via vicino a Piazza Garibaldi, accanto alla metro e alla stazione, così da rendere più veloce lo spostamento in città. Durante il pomeriggio del primo giorno, il gruppo ha visitato le zone più frequentate di Napoli, Piazza Plebiscito, dove vive una leggenda: l’impresa esige che una persona bendata tenti di percorrere i 170 metri che intercorrono tra la porta d’ingresso del Palazzo Reale e le statue equestri; la prova è valida se la persona riesce a passare fra i due cavalli. La leggenda sostiene però che nessuno sia mai riuscito nell’ardua prova a causa di una maledizione della regina Margherita. Successivamente, verso sera, abbiamo visitato Napoli Sotterranea accompagnati da una guida; ha raccontato come nacque questo luogo e da quanto esiste (ben 2400 anni!), si tratta di un complesso sistema di tunnel di piccole dimensioni, scavato nel tufo, una roccia vulcanica, e come questi tunnel abbiano avuto ruoli importanti nella storia di Napoli, come rifugio durante la seconda guerra mondiale ad esempio; dopodiché abbiamo avuto l’occasione di entrare in una casa costruita su un vecchio anfiteatro risalente all’ epoca romana, il vecchio proprietario non se ne rese mai conto, fino a quando non trovò un passaggio segreto che portava ai corridoi dietro al palcoscenico dell’anfiteatro.

LA VISITA A POMPEI

Il giorno seguente ci siamo diretti verso Pompei, che dista circa mezz’ora da Napoli; appena arrivati ci siamo diretti verso il controllo sicurezza, poco dopo arrivò la guida specializzata che ci diede radioline e auricolari in modo da seguire la visita più chiaramente. Dopo una piccola anticipazione di Pompei e della sua storia la visita inizia; come prima tappa passiamo per la palestra e l’anfiteatro, abbiamo potuto osservare la dieta del tempo, che si basava principalmente su cereali e legumi; dopodiché abbiamo visitato il centro della vecchia città percorrendo le sue strade, che erano ancora in ottime condizioni, attraversato quelle che erano le domus e alcune villette ancora in buone condizioni, con affreschi ben visibili e stupendi mosaici; grazie agli studi archeologici abbiamo potuto osservare le funzioni che ogni abitazione possedeva, come la mensa, le terme, con le apposite vasche del caldarium (vasche di acqua calda), tepidarium (vasche di acqua tiepida) e frigidarium (vasca di acqua fredda); abbiamo avuto l’opportunità di osservare la bellezza di una villa romana, con mosaici, affreschi e pure un giardino al suo interno circondato da colonne ioniche disposte in modo asimmetrico così che il proprietario potesse ammirare il giardino da qualsiasi posizione. Tra le strade vi sono sui muri degli edifici delle scritte che avevano la funzione di propaganda elettorale, purtroppo per l’azione del sole, queste scritte sono destinate a scomparire. Abbiamo anche avuto l’occasione di osservare il foro, il fulcro della città, dove vi erano numerose statue, colonnati e il tempio di Apollo, dove vi era una meridiana che serviva per indicare l’orario.

IL CENTRO STORICO

La visita prende inizio a piazza del Gesù Nuovo, dove abbiamo potuto subito osservare la bellezza dell’Obelisco dell’Immacolata, il tutto costruito con uno stile Barocco; la figura dell’Immacolata nasconde una leggenda macabra: se si osserva da dietro il velo di cui è coperta la figura, possiamo notare un viso stilizzato che rappresenta la morte. Sempre in piazza del Gesù Nuovo abbiamo visitato la omonima chiesa, un tempo palazzo della potente famiglia Sanseverino, costruito nel 1470 secondo il volere di Roberto Sanseverino, successivamente rimodernato sotto chiave barocca dai gesuiti, circa nel 1695; la particolarità di questo edificio è il contrasto di stili tra esterni e interni: se gli esterni erano prevalentemente rinascimentali, gli interni sono un vero e proprio marchio di fabbrica del barocco napoletano: l’interno a pianta a croce greca è suddiviso in tre navate; qui tutto è maestoso e vivace sia per il rivestimento di marmo delle pareti che la ricchezza degli altari. In tutto vi sono ben 11 meravigliose cappelle laterali con altrettanti altari, anch’essi ricchi di decorazioni. Continuando la visita, siamo passati per la chiesa di Santa Chiara. La costruzione ebbe inizio nel 1310, per volontà del re Roberto d’Angiò. La chiesa si presenta oggi nelle sue originarie forme gotiche provenzali. Il 4 agosto del 1943 la chiesa venne quasi del tutto distrutta da un bombardamento aereo. Essa fu ricostruita e restaurata sotto la direzione di Mario Zampino, secondo l’originario stile gotico. Girovagando per le strade di Napoli abbiamo avuto l’occasione di provare le prelibatezze culinarie locali, come la zeppola, i babà e la pastiera napoletana (da patrimonio dell’UNESCO) e visitato il bar che conserva tuttora una ciocca di capelli appartenente a Maradona. Ultimo, ma non per importanza, il Duomo, il cui nome ufficiale è cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta, è una basilica monumentale nonché duomo e sede dell’arcidiocesi della città di Napoli. Il decoro della facciata aveva il compito di assemblare alle preesistenti strutture gotiche dei portali, risalenti ad una prima fase ricostruttiva avvenuta nel 1407, altre opere in marmo per le quali furono chiamati importanti scultori del panorama artistico di fine XIX secolo; la facciata fu danneggiata durante la seconda guerra mondiale e restaurata nel 1951 (e subì anche un parziale scollamento dal corpo della chiesa in occasione del terremoto del 23 novembre 1980), ma un restauro fu eseguito nel 1999. Al suo interno possiamo trovare numerosi affreschi, come l’Adorazione dei Magi e dei pastori (navata centrale), i sepolcri di Carlo d’Angiò, Carlo Martello e Clemenza d’Asburgo (controfacciata), la Basilica di Santa Restituta e la Reale cappella del Tesoro di San Gennaro.

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Jonathan Zeni – 4B




Una giornata di neve al Maniva Ski

In data lunedì 6 Marzo 2023 le classi 1ªH, 2ªL e 5ªM si sono svegliate più presto del solito, non per nulla ma per recarsi a Lonato del Garda alle 06:45 dove si sarebbero ritrovati con il Prof. Carmine Basile, il Prof. Bonavota e il Prof. Domenico Marchione. Alle 06:50 un autobus sarebbe arrivato e avrebbe portato tutta la scolaresca alla stazione sciistica Maniva Ski situata sui fianchi del monte Maniva (1864 m) in Val Trompia.

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Alle sette in punto l’autobus è partito e percorrendo la tangenziale, la strada provinciale 345, passando per una miniera abbandonata e dei tornanti inverosimilmente stretti per un autobus ma lo stesso siamo arrivati allo chalet del Maniva Ski circa due ore dopo la partenza; da lì le classi si sono accumulate all’entrata dello chalet dove su un monitor si leggeva la temperatura di zero gradi Celsius che preannunciava una giornata fredda ma neanche troppo considerando il luogo. Chi ha voluto e potuto si è fermato al bar per fare colazione i restanti si sono diretti sul fronte del magazzino delle attrezzature per ricevere uno a uno il proprio equipaggiamento affittato. Intanto chi era già pronto con indosso le attrezzature, aspettava ansiosamente la consegna dello skipass da parte dell’organizzatore della gita, il Prof. Basile. Con l’attrezzatura addosso, la tentazione era troppa per non scendere giù per la pista 4 anche con la nebbia che offusca la visione di qualsiasi oggetto a più di poche decine di metri, così, i capaci sono partiti per la loro prima discesa in solidi gruppi mentre chi doveva ancora imparare l’arte della montagna è rimasto in attesa degli istruttori che sarebbero arrivati da lì a un’ora. E proprio mentre la nebbia si schiariva per far spazio ad una lieve nevicata gli istruttori al loro arrivo hanno portato gli alunni sulla pista più vicina per verificare le loro competenze e assegnare a loro esercizi dividendoli in gruppi in modo di prepararli per una discesa su un percorso più difficile della pista di prova.

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Per almeno un paio d’ore le classi si sono intrattenute sfrecciando e cadendo giù per i pendii ghiacciati del Maniva fino al momento di un tanto anticipato pasto rinvigorente, un momento da condividere tutti assieme alla mensa dello chalet dove siamo stati accolti. Dopo aver ricevuto i buoni pasto dal Prof. Basile ogni ospite ha ritirato una porzione di pizza, pasta, cotoletta o piadina e una porzione di patatine fritte (al tavolo già li aspettava delle bottiglie d’acqua). Il pranzo si è svolto rispettosamente con un’allegria generale che ha ispirato un brindisi alla gita da parte dei professori. Finito di pranzare ci siamo raccolti vicino all’entrata per avere un secondo luogo per chiacchierare, digerire il pasto e attrezzarsi per una seconda sessione di sci o snowboard. Con il cielo più chiaro si riparte di nuovo verso valle ma non per molto perché le 17 si stavano (purtroppo) avvicinando e già si doveva cominciare a restituire l’equipaggiamento affittato e salire sul bus che ci avrebbe portato a scuola, ma non prima di una foto di gruppo che Basile si è offerto di scattare. Detta per intero la partenza del bus è stata anche ritardata per un incongruenza nei registri del Maniva: mancavano un paio di bastoni da sci; i responsabili sembravano essere due alunni che non hanno consegnato il loro materiale e sono stati chiamati a prendersi le loro responsabilità. Passato questo piccolo inconveniente al ritorno sull’autobus si sono ripercorse le strade che ci hanno portato su di quota e siamo riusciti a vedere una seconda volta i paesaggi montani e le loro attrazioni locali nonostante lo sfinimento generale causato dall’attività pomeridiana e dal calore che si era ormai accumulato sul bus; ma non importava, perché prima che ce ne accorgessimo siamo arrivati a Lonato poco dopo le 19 per tornare a casa a raccontare una giornata da ricordare.

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Classi lunedì 06/03/2023

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Classi martedì 07/03/2023

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Classi venerdì 10/03/2023

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Astor N. Gonzalez – 5ªM – MME




On the road. Sulle rotte dei migranti

Venerdì 24 Febbraio 2023, presso l’Aula Magna dell’ISS “L. Cerebotani”, si è svolto un incontro, voluto e organizzato dal prof. Domenico Marchione, facente parte sia della Commissione Studenti che di Educazione civica, con alcuni Esperti attivisti nell’accoglienza dei profughi che scappano dai conflitti, da quello in terra ucraina ai tanti non raccontati, ma più che attuali. Iniziamo con la loro presentazione: il dott. Diego Saccora è il Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale “ComuniCare” è un operatore sociale all’interno del sistema di accoglienza del Comune di Venezia nell’ambito dei minori stranieri non accompagnati; ha vissuto anni in Bosnia Erzegovina, si occupa di progetti di convivenza, inclusione e formazione anche per neo maggiorenni e giovani. La dott.ssa Anna Clementi è stata operatrice Sprar nel sistema accoglienza a Venezia; è arabista, ha vissuto per anni in Medio Oriente tra Siria e Palestina e insegna arabo. All’inizio, per aiutarci a comprendere il messaggio dell’incontro, ci hanno fatto ragionare sulla differenza degli spostamenti che possono fare i cittadini delle diverse nazioni, in giro per il mondo. Anna e Diego hanno iniziato a parlarci della loro storia; fanno parte dell’associazione “lungo la rotta balcanica”, associazione aperta dal 2015 che parla della migrazione a piedi dei migranti attraverso i Balcani. Il loro obbiettivo è mettere insieme le completezze e le conoscenze di ciò che avviene durante questa rotta; si occupano di denunciare violenze e respingimenti riservati a questi profughi nei campi di contenimento, che sono stati istituiti dai governi dei paesi balcanici, in collaborazione con l’Unione Europea, per gestire l’afflusso di migranti e rifugiati lungo la rotta balcanica. Tuttavia, questi campi, sono stati criticati per le condizioni di vita precarie, disumane e per la mancanza di assistenza adeguata ai migranti e ai rifugiati. Diego e Anna ci hanno mostrato tramite immagini, video e qualche oggetto, com’è la vita in questi campi e cosa devono affrontare i migranti durante il loro viaggio. Un video, come esempio, che ci hanno mostrato è la storia di questo uomo che per arrivare in Germania ha dovuto subire un terribile viaggio, racconta di essere chiuso in un furgone con altri migranti e che, arrivati alla dogana, sono stati fermati, denudati e bloccati. In conclusione… È importante sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni disumane e precarie in cui vivono i migranti e i rifugiati lungo la rotta balcanica. Queste persone sono spesso fuggite da conflitti armati, persecuzioni e violazioni dei diritti umani nei loro paesi d’origine e meritano un trattamento umano e dignitoso durante il loro viaggio verso l’Europa. È fondamentale che i governi della regione e l’Unione Europea forniscano assistenza adeguata ai migranti e ai rifugiati lungo la rotta balcanica,  garantendo l’accesso a servizi essenziali come cibo, acqua potabile e assistenza medica. Inoltre, è necessario garantire la loro sicurezza proteggendoli dalle organizzazioni criminali e dalle violenze delle forze di sicurezza. Assistenza che viene, di certo, assicurata da chi, come i nostri ospiti, dott.Saccora e dott.ssa Clementi, si prodigano per alleviare le pene di tanta umanità, per molti, senza nome e con incerto futuro.  Tomba di bambina Afghana

confine greco macedone

Cimitero di migranti Kurdi

Il muro ungherese di Orban

-Arnaldini Sara, Corazzina Davide e Ziglioli Marco 5M




Settimana bianca ad Aprica

Dopo un’attesa che ci è sembrata eterna, alle 5:30 di martedì 31 gennaio siamo partiti direzione Aprica, entusiasti per la prima gita post-COVID e da studenti della scuola superiore, ansiosi finalmente di vivere bei momenti tra amici. Per la maggior parte dei partecipanti, sciare era un’esperienza nuova, ma non per questo si sarebbero divertiti di meno, anzi. Assistiti da una giornata limpida e soleggiata, i ragazzi “prima neve” hanno iniziato la loro esperienza sugli sci affrontando le piste più semplici mentre gli altri hanno avuto la libertà di esplorare tutte le altre. Dopo il pranzo in rifugio, nel pomeriggio, chi sapeva già sciare ha accompagnato alcuni dei principianti sulla panoramica, una pista blu accessibile e praticabile da tutti. Rientrati esausti dopo una giornata lunga e soddisfacente, ci siamo ristorati con una doccia e rilassati in camera prima della cena. Immaginate ora una quarantina di maschi tra adolescenti ed adulti che assaltano il buffet e divorano le portate, dopo un’estenuante giornata sulla neve: questi eravamo noi. Il dopocena si è svolto in maniera tranquilla nelle nostre stanze, nel tentativo di ricaricarci in vista dell’impegnativa giornata successiva, che si è aperta alle 7:30 con un’abbondante colazione a buffet. Prima delle 9 eravamo nuovamente sulle piste, riposati, carichi ed entusiasti. Spesso, qualcuno dei meno avvezzi (e a volte anche i più esperti) si esibiva in un coreografico capitombolo, facendo esplodere l’ilarità e divertendo tutto il gruppo. Alla spicciolata e a gruppetti ci ritrovavamo al rifugio per il pranzo, per poi ripartire di buona lena. Per due sere consecutive ci siamo radunati nella stanza di qualcuno di noi per ridere, scherzare, giocare a carte o semplicemente stare insieme. Sono così trascorsi, fin troppo velocemente, il mercoledì ed il giovedì. Venerdì era il giorno del rientro: rattristati dal rito della preparazione dei bagagli, con i genitori che ci scrivevano raccomandandoci di non dimenticare niente, portavamo con noi la consolazione di un’ultima limpida e luminosa giornata sulla neve. Ormai anche i meno esperti si erano abbastanza impratichiti da riuscire a precorrere quasi tutte le piste e, quando la tecnica non li assisteva, ci divertivamo noi a spese loro. Lasciare Aprica e vedere concludersi la bellissima gita è dispiaciuto a tutti, ma il dovere chiamava! Alle 17 siamo ripartiti alla volta di casa, più uniti che mai e sognando già la prossima vacanza insieme.

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Per vedere il video di riepilogo della settimana bianca clicca qui.

 

Cristiano Bettari – 3A




Giorno del Ricordo

Venerdì 10 Febbraio 2023, durante il Giorno del Ricordo, il nostro Istituto ha ospitato presso l’Aula Magna il professor. Federico Carlo Simonelli, ricercatore di storia politica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Una data non casuale, in quanto il 10 Febbraio del 1947 furono firmati i trattati di pace che poserò definitivamente fine alla Seconda Guerra Mondiale. Il professore ha esordito nel suo discorso citando una frase di Mussolini: “Quando l’etnia non va d’accordo con la geografia, è l’etnia che deve muoversi”; una frase che racchiude perfettamente ciò che è accaduto nella zona compresa tra l’Istria e la Dalmazia, dove precedentemente al primo conflitto mondiale, più etnie e diverse culture si mescolavano pacificamente. Quando però nel 1941 l’Italia invase parte di quei territori, rivendicando il sogno di D’Annunzio, li amministrò con durezza, imponendo un’italianizzazione forzata e reprimendo e osteggiando le popolazioni slave locali, privandole della loro identità. Tuttavia, con il crollo del regime Fascista nel 1943 e la salita al potere di Tito, il quale fece riaffiorare la Jugoslavia, i fascisti e tutti gli italiani non comunisti vennero considerati nemici del popolo, prima torturati dai partigiani jugoslavi e poi gettati nelle foibe, pozzi naturali percorsi da fiumi sotterranei che divennero vere e proprie fosse comuni. Si contano tra i 500 ed i 600 infoibati in questo primo episodio. Si entrò in un clima di violenza generale : tra il 1945 e il 1946, dopo la caduta del Terzo Reich, che controllava Serbia,Croazia e Slovenia, l’esercito jugoslavo tentò di riprendersi i territori dell’Istria e della Dalmazia, minacciando i territori dell’allora Repubblica Sociale Italiana, fino a Trieste. In questi anni si stimano un numero elevatissimo di vittime : in molti vennero uccisi dai partigiani di Tito, molti altri furono gettati nelle foibe o addirittura deportati nei campi sloveni e croati. Nel biennio 1945-46, e nel decennio successivo,furono in molti gli italiani che fuggirono da quei territori, più di 250’000 esuli costretti a scappare dalle proprie case. Con la firma del trattato di pace di Parigi, il 10 febbraio 1947, si pose finalmente fine al conflitto e l’Italia dovette cedere alla Jugoslavia numerosi territori a maggioranza italiana, tra questi Zara e la provincia di Gorizia per citarne un paio. Questo causò l’esodo forzato di altre decine di migliaia di italiani, che non trovarono tuttavia una calorosa accoglienza in Italia: oggi questa emigrazione forzata viene ricordata con il nome di “Esodo Giuliano Dalmata”. Un eccidio del genere dovrà aspettare quasi sessanta anni, precisamente il 2004, per essere riconosciuto ufficialmente come un avvenimento da ricordare, alla stregua del Giorno della memoria. Il professor Simonelli conclude l’incontro mostrandoci un volantino con una foto: un gruppo di soldati impugna i propri fucili contro alcuni cittadini, apprestandosi ad eliminarmi. Il volantino citava: “Il rumore del silenzio, ricordo dei martiri delle foibe”, tuttavia c’è un errore: i soldati in questione, creduti erroneamente jugoslavi dall’ideatore del volantino, erano in realtà italiani. Si assiste quindi ad una situazione inversa, un episodio che fa però riflettere. Risulta fondamentale comprendere gli eventi non per giustificare una delle parti, le quali possono essere entrambe nel torto, ma come forma di rispetto per le vittime. L’incontro si è concluso con le parole del professor. Marchione e della professoressa Spalinger, che hanno lasciato agli studenti presenti uno spunto di riflessione. Un ringraziamento al professor Simonelli per la disponibilità nell’incontro e per la chiarezza e l’eloquenza nell’esporre l’argomento trattato.

-Khtibari Salah, De Moliner Serena

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