Mezzo secolo al «Cerebotani» dove l’industria ha fatto scuola

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La nuova ala dell’Istituto di istruzione superiore «Luigi Cerebotani»

Dai laboratori di «aggiustaggio» ai processi produttivi «4.0», dalla meccanica alla meccatronica, senza trascurare di far studiare sodo i ragazzi, di prepararli alla vita sia tecnicamente sia culturalmente. È la storia dell’Istituto di istruzione superiore «Luigi Cerebotani» di Lonato, che compie 50 anni e li festeggia in questi giorni.

MEZZO SECOLO di storia per una scuola che negli anni ha ampliato costantemente le proprie attività. All’originaria specializzazione di meccanica si sono venuti via via aggiungendo i corsi di elettronica, di telecomunicazioni, di informatica e da ultimo di «chimica , materiali e biotecnologie ambientali». Sempre al passo con i tempi.

Partita quasi per scommessa nel 1967 come istituto tecnico industriale statale, su un territorio in cui erano assenti scuole di questo tipo, trovò ospitalità in alcune stanze dell’oratorio «Paolo VI» con il solo biennio, come sede distaccata dell’Itis «Castelli» di Brescia.

Passano pochi anni, le iscrizioni si moltiplicano e così, grazie anche all’impegno profuso dal professor Vincenzo Lacquaniti con le funzioni di vicepreside, vengono trovate altre aule nel palazzo degli ex Uffici finanziari.

L’edificio è in quel tempo nella piazza del municipio, in pieno centro storico. Gli studenti diventano sempre più parte integrante della comunità. Nel 1974 la scuola diventa autonoma. Anche le dimensioni dell’Itis sono andate via via aumentando, tanto che quest’anno la scuola conta ben 1100 studenti distribuiti in 43 aule, i docenti 114. Ma l’attuale immobile non è più sufficiente: alcune aule sono state dislocate all’interno dell’oratorio, il luogo dove tutto ebbe inizio.

Ma la scuola si è già proiettata verso il futuro con la posa, lo scorso 13 dicembre, della prima pietra di un «Laboratorio territoriale dell’occupabilità» che prenderà il posto dell’ex scuola materna a fianco dell’ Itis. Sarà uno spazio polifunzionale dedicato alla meccatronica e alle tecnologie dell’automazione in cui poter sperimentare e applicare le metodologie della cosiddetta «Industria 4.0». L’evoluzione continua.

Roberto Darra



Progetto Feralpi: per un’alternanza scuola-lavoro 2.0

Nel periodo che va dal 06/03/2017 al 25/03/2017 i ragazzi del 4° anno della scuola “Luigi Cerebotani” hanno intrapreso il percorso dell’alternanza scuola lavoro.

Quattordici ragazzi del nostro istituto hanno deciso di impegnarsi a portare avanti per due anni un progetto scolastico formatosi assieme allo stabilimento Feralpi Siderurgica SPA che è situata in Lonato del Garda (BS).

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Il progetto è stato presentato dal Dottore Cotelli al vice-preside Facchinetti che, avendone capito l’importanza, ha accettato subito.

Il progetto prevede la continuità dell’alternanza del quarto e quinto anno tramite un percorso di 360 ore complessive che permettono ai ragazzi di dare un taglio professionale diverso e permette di fondere lo studio tecnico che avviene tra i banchi di scuola con la pratica.

Il progetto dell’alternanza scuola lavoro con la Feralpi è partito a livello sperimentale nell’anno 2014/2015 con la partecipazione di dieci ragazzi.

Questa azienda promette di rafforzare l’alternanza grazie allo studio della parte tecnica educando i ragazzi a pensare ad una soluzione dei problemi lavorativi che vengono a crearsi e allo studio della parte tecnologica, facendo analizzare i vari procedimenti e impianti utilizzati al fine di far capire cosa e perché si sta facendo una determinata procedura grazie all’affiancamento di tutor qualificati nella propria mansione.

Inoltre Feralpi, nelle 360 ore, ha compreso formazioni in aula che permettono lo studio delle comunicazioni e lavoro di gruppo in modo tale da “lavorare” anche sul profilo del comportamento migliorandone così “l’armonia” tra i dipendenti.

La programmazione delle ore in aula presso il polo formativo che i ragazzi del quarto anno hanno dovuto affrontare fin ora sono state: 8 ore di formazione della sicurezza specifica con in responsabili della sicurezza aziendale, 4 ore con il medico competente, 4 ore di formazione della produzione dell’acciaieria, 4 ore di attività formativa inerente all’area di manutenzione e 4 ore per la formazione dell’area dei laminatoi.

Il lavoratore adolescente oltre a dover seguire le regole aziendali che vengono imposte, è portato ad eseguire la visita pre-stage in modo tale da poter essere valutato se idoneo alla attività lavorativa; questi è, altresì, chiamato, ovviamente, a dover seguire l’orario di lavoro che va dalle 8:00 alle 17:00 con un’ora di pausa che va dalle 12:00 alle 13:00.

L’azienda è attrezzata di una mensa dove tutti i lavoratori e stagisti possono accedervi. Feralpi, assieme alla scuola, ha dunque creato la possibilità di vedere l’alternanza scuola-lavoro come possibilità di poter imparare ciò che va oltre il teorico fondendola con un esperienza alternativa alla solita; sperando anche di poter creare posti di lavoro per i giovani studenti che hanno voglia di lavorare e di continuare ad imparare sul luogo lavorativo.

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Esposito Domenico & Baiguini Nicola – 4°A




Alternanza c/o Azienda Beruffi

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L’ESSERE TRA DUE MONDI

Il percorso dell’alternanza scuola-lavoro è iniziato alla fine dell’anno del mio primo triennio. Quest’innovazione, tra le più significative del 2015, ci ha permesso di entrare in contatto diretto con il mondo del lavoro, al fine di poter utilizzare in scopi pratici le nozioni imparate nelle ore di lezione didattica e di studio individuale.
Ho svolto i periodi di alternanza presso l’azienda Beruffi Impianti SRL. Non è stato semplice inserirsi, in quanto ero abituato ad ambienti e orari completamente differenti. Fortunatamente ho avuto la possibilità di entrare gradualmente nel ruolo di lavoratore, dato che ho incontrato del personale adeguato a questo tipo di esperienze.

Sono entrato nell’ottica lavorativa grazie allo svolgimento di mansioni semplici. Dopo qualche giorno ho ricevuto le prime mansioni impegnative, le quali richiedevano discrete capacità organizzative e una concentrazione costante, in quanto le giornate lavorative sono più lunghe rispetto a quelle scolastiche. Un aspetto che avevo sottovalutato è stato la gestione del tempo.
Quando sono a casa ho la possibilità di autogestirmi, di scegliere io quante ore di fila studiare e quanto tempo dedicare ad altre attività. Nel mondo del lavoro una pausa di troppo comporta il calo del ritmo produttivo, pericoloso non solo per la nostra reputazione ma anche per quella dell’azienda.
Una delle cose più utili che ho imparato è stata la capacità di mantenere l’attenzione alta per molte ore di fila, mentre a livello prettamente pratico ora so come gestire una consegna lavorativa.
Ritengo che l’alternanza abbia contribuito nella mia maturità personale, in quanto ho potuto acquisire delle conoscenze del cosiddetto “mondo dei grandi”, impossibili da percepire se non a stretto contatto con il suo ambiente.
La più grande opportunità che l’alternanza mi ha offerto è stato il vivere tra due mondi, quello del lavoro e quello della scuola. Queste opportunità sono irripetibili, spetta noi sfruttarle al meglio, al fine di avere una formazione professionale adeguata alla fine del percorso scolastico.

Leonardo Capra 4C




Il Cerebotani alle Olimpiadi di Informatica

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Kristian Ziu

Kristian Ziu

Il giorno 11 aprile 2017, il nostro Istituto ha partecipato alla competizione territoriale delle Olimpiadi Italiane di Informatica che si sono tenute nei laboratori di informatica dell’Istituto Castelli di Brescia. I nostri due studenti, entrambi della classe 4ªF, accompagnati e sostenuti dalla professoressa Sabrina Branchi, si sono cimentati nella cerebrale sfida che ha coinvolto, a livello nazionale, 1122 studenti del triennio degli istituti secondari di secondo grado. Di ieri la notizia che Kristian Ziu (4°, 60° nazionale) e Daniele Menotti (10°, 138° nazionale) si sono piazzati nei primi dieci della nostra circoscrizione LOM4 (BS e MN). Inoltre Ziu si è qualificato per la competizione Nazionale delle Olimpiadi Italiane di Informatica, che si svolgerà presso l’Università degli studi di Trento – Polo Ferrari, dal 14 al 16 Settembre 2017.

Daniele Menotti

Daniele Menotti

Ecco la classifica dei primi dieci della nostra circoscrizione LOM4, comprendente la provincia di Brescia e quella di Mantova.

classifica qualificato punti Istituto Scolastico
Federico Minelli 44 IS E. Fermi
Stefano Vighini 38 IS E. Fermi
Daniela Brozzoni 29 ITI Castelli
Kristian Ziu 28 Cerebotani
Luca Giacominelli 24 IS E. Fermi
Chiara Ierardi 20 IS E. Fermi
Giacomo Gallina 17 LS Leonardo
Mirko Glisenti 16 IIS Giacomo Perlasca
Luca Greco 14 IIS C. Beretta
10° Daniele Menotti 14 Cerebotani



Spettacolo narrativo del 02/05/2017

A volte basta “semplicemente” un leggio, una voce, una storia magistrale e la magia si radica nel cuore di adolescenti apparentemente distratti da mille stimoli ma tanto attratti da alternative che bisogna proporre nel loro bel tempo, estrapolandoli dalle classi e calandoli nella libertà più grande: la lettura! Risultato straordinario! Niente effetti spettacolari… infinite parole volavano nell’aria accompagnate da voci elegantemente espressive …

Senza musica, senza immagini. Una vera bellezza!

“Proprio così… siamo puri” -  hanno sottolineato i due attori!

La semplicità è la via da ripercorrere – puntualizzo da docente meravigliosamente attratta dal grande mondo del teatro che ha formato tanta parte della mia esistenza! Se potessi il mio spirito sarebbe perennemente in scena!

Il 2 maggio 2017, in Aula Magna, i due narratori, Alberto Branca e Massimiliano Grazioli, hanno sapientemente risucchiato l’ attenzione di oltre cento ragazzini raccontando la storia di Renzo e Lucia, due ragazzi di un tempo che hanno tanto da insegnare ai nostri! Meraviglioso Alessandro Manzoni, voce eterna di Provvidenza!

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Intrecciate alle mie, le loro candide considerazioni:

Molto interessante, oltre ogni aspettativa. Credo siano riusciti a cogliere l’essenza del capolavoro manzoniano. // Il progetto non era molto ben visto e atteso da noi. // Azzeccata la scelta di concentrarsi sul primo nucleo narrativo per poi concludere riassumendo un capitolo e così rientrare nei nostri tempi di ascolto. // Un modo per far avvicinare gli alunni alla letteratura classica. // Bella esperienza ed è un peccato non sia durata di più. // I due attori non hanno usato alcun costume, oggetto o effetto speciale: si sono semplicemente serviti della loro voce. //

Sono stati in grado di far diventare il romanzo più semplice e chiaro da capire. // Sono riusciti a trasmettere emozioni, hanno reso la lettura vivace e accattivante, sono riusciti a far apprezzare i Promessi Sposi ad una generazione che li snobba. // Hanno intrecciato la storia con battute per ravvivare l’animo degli ascoltatori cambiando il tono di voce anche in modo bizzarro. // Un’interpretazione diversa che attrae gli ascoltatori perché al mondo d’oggi ciò che serve è innovazione e ricerca. // Devo ammettere che all’inizio quasi mi addormentavo perché l’attore ha iniziato a leggere senza sosta una pagina, poi tra battute e risate “mi sono rianimato”. // Spero che la scuola adotti ancora queste alternative didattiche, sono stati bravi a non far scemare la nostra attenzione. // Un’esperienza positiva perché la storia dei Promessi Sposi mi ha sempre affascinato. // Quando hanno iniziato a leggere ho chiuso gli occhi ed ho iniziato a immaginare la scena nella mia testa. // Hanno interpretato una storia complessa in modo comprensibile , breve ed efficace con voci buffe e discussioni animate strappando risate al pubblico.//Ho capito cosa ti spinge a fare teatro: il desiderio di suscitare emozioni… // Era la prima volta che sentivo parlare dei Promessi Sposi e mi sono davvero emozionato” – conclude Ishak, da meno di due anni in Italia, folgorato dalla storia che ha educato intere generazioni!

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Lucia Trane




Esperienza di volontariato a Mani Tese

Nei mesi di Dicembre e Gennaio, alcuni alunni del nostro Istituto, su invito del prof. Marchione e della prof.ssa Saretto, sono andati ad aiutare i volontari di MANI TESE  a S. Martino della Battaglia (frazione di Desenzano).

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Mani Tese è un’organizzazione non governativa (ONG) e non lucrativa di utilità sociale (ONLUS), fondata nel 1964 per ridurre gli squilibri tra Nord e Sud del mondo combattendo la fame, la violenza e la povertà.
Il gruppo di Rivoltella del Garda, operativo da più di 25 anni, ritira merce di qualsiasi tipo usata e non, la seleziona e poi rivende , a basso prezzo, tutto ciò che è in buono stato e riutilizzabile. L’incasso viene utilizzato per finanziare progetti agronomici nel Sud del mondo.

In questi giorni di volontariato i nostri studenti hanno aiutato nel trasloco di tutto ciò che era all’interno del capannone di S. Martino della Battaglia.
Nei primi giorni sono stati inscatolati e traslocati i libri.

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    I libri sono tantissimi, chiunque può acquistarne uno del proprio genere preferito,00         aiutando così la realizzazione del progetto.
    Erano presenti giocattoli per bambini, mobili, casalinghi, vestiti … insomma tutto ciò       che può tornare utile a chi ne avesse bisogno.
    Il trasloco è stato impegnativo ma la generosità delle persone presenti e la volontà di         aiutare gli altri cancellavano il pensiero della fatica dalla nostra mente.
    “E’ bello sentire di essere stati d’aiuto a chi di aiuto ne ha sempre donato”.
     Questo è il sentimento espresso dai nostri giovani volontari.

     Vi aspettiamo numerosi!

 

Marco  Lo Giudice 3C

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Una giornata al Samaritano

“Dobbiamo dare il meglio a chi non ha più nulla.”
Queste le parole che riecheggiano nella testa degli studenti delle classi terza T e terza B dopo l’incontro dell’8 marzo 2017 al centro di accoglienza “Il Samaritano” di Verona.
“Il Samaritano” è una cooperativa sociale fondata nel 2006 che accoglie persone che sono senza dimora e in situazioni di grave marginalità, cui propone percorsi di reinserimento sociale di vario tipo. La partecipazione del nostro Istituto ha permesso agli studenti di conoscere l’attività della struttura e di condividere momenti di forte intensità soprattutto quando, attraverso il racconto delle esperienze di ognuno, si è parlato delle persone che vivono in strada e dei motivi che le riducono in tali condizioni. La cooperativo offre un servizio rivolto a coloro che non hanno nulla, ma che scelgono di lasciarsi aiutare, provando quindi a ricominciare.
Grazie all’intervento di alcuni studenti, sono state simulate delle situazioni per comprendere come avviene l’accoglienza di chi sceglie di soggiornare nella struttura più o meno stabilmente; accoglienza che solitamente non avviene in qualunque momento della giornata, ma al mattino e secondo procedure ben precise che prevedono una prima cura della persona e delle attività successive per  l’integrazione all’interno della comunità. Dopo aver conosciuto gli operatori e le modalità secondo cui la cooperativa opera, l’incontro si è concluso con la visita al dormitorio, allo spazio adibito a mensa e alle sale per le attività ricreative degli ospiti.
Le stanze, realizzate con l’aiuto di alcuni studenti universitari di architettura, sono doppie o triple, pulite e ben curate, e ciò dimostra come il proposito sia quello di “offrire il meglio” agli ospiti tenendo fede all’intento del Centro.
L’esperienza è riuscita dunque ad avvicinare dei giovani ad una realtà difficile, per imparare a superare l’indifferenza e riscoprire il valore della solidarietà.
Classe 3T

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Da ormai vent’anni, ‘Il samaritano’ si preoccupa delle persone senza fissa dimora, un problema sociale cruciale che si presenta sempre più frequentemente in questi ultimi anni. Per aiutare coloro che sono costretti a dormire all’aperto, per scelta o per bisogno, rannicchiati dentro dei cartoni, e che purtroppo in alcuni casi trovano la morte, è stata fondata questa casa di accoglienza.
La visita al centro è iniziata con l’incontro di un addetto che ci ha illustrato come è costretto a vivere un senzatetto. In prima battuta abbiamo discusso su cosa, secondo noi, distinguesse un senzatetto da uno come noi, dopodiché abbiamo messo in scena una giornata tipica di un senzatetto: dal fare l’elemosina in stazione, essere ignorato e disprezzato da tutti, all’essere quasi arrestato, per poi essere finalmente portato in centri come questi. In seguito ci hanno accompagnati in una visita all’interno del centro.
Questo centro è stato realizzato con gli studenti dell’Università di Torino che hanno progettato, con la collaborazione di alcuni ‘ospiti’, alcune stanze, tra cui: laboratori (falegnameria), mensa, dormitori (con 67 posti letto). A differenza di altri centri, “Il samaritano” non fornisce solamente un posto nel quale passare la notte, ma cerca inoltre di aiutare queste persone a ricostruirsi una vita migliore insegnando loro un mestiere. Questo ci ha fatto riflettere sulla reale situazione in cui si trovano queste persone e quanto sia duro vivere in quelle condizioni. La visita a questa struttura è stata un’esperienza toccante, che ci ha aiutati a comprendere quanto siano importanti le case di accoglienza, come “Il samaritano” a Verona, in quanto offrono alle persone più sfortunate o che hanno fatto scelte sbagliate, una possibilità di riscatto e un occasione per ricominciare.
Bertoletti Emanuele e Guariglia Tommaso 3^B

 




Il suicidio di Lavagna

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Roma, 16 feb – Un ragazzo di Lavagna è intercettato dalla Guardia di Finanza. Gli trovano dell’haschish. Ne fa uso e ne tiene un po’ a casa, verosimilmente per suo uso. Quando gli agenti perquisiscono la casa e trovano questi pochi grammi di droga, lui si getta dalla finestra e muore. Quando leggo questa notizia penso a ciò che sarà detto dalla maggior parte dei giornali, o sarà comunque suggerito: vedete a cosa porta l’inutile e cieca repressione di qualcosa che in fondo non fa male ma è semplicemente espressione di libertà ? In altre parole, ecco a cosa portano gli effetti della Legge Fini-Giovanardi, ecco perché si dovrebbe decriminalizzare l’uso (e la detenzione per uso personale) delle non meglio classificate droghe leggere, sicuramente della cannabis.
A me invece, da medico, viene in mente tutt’altro: quello che vedo professionalmente, sempre più spesso in questi ultimi anni. Un’amica di questo ragazzo, intervistata, accenna che lui parlava ogni tanto di non voler più vivere, appariva depresso. I disturbi dell’umore e l’uso di sostanze (senza alcuna distinzione tra leggere e pesanti) sono due fattori di primo rango che influenzano il rischio di suicidio. In questi casi non è tanto un’idea costante e strutturata, ma anche una facilità a reazioni impulsive, in cui una situazione di per sé rimediabile può avere un impatto tale da suscitare un gesto estremo. Sulla prima parrebbe che il ragazzo si sia ucciso per l’umiliazione e la vergogna, specie di fronte ai genitori, causata dall’intervento delle forze dell’ordine. E invece così non è, se – come si apprende oggi, dagli aggiornamenti – la madre stessa aveva richiesto l’intervento delle forze dell’ordine, come gesto disperato per fermare una situazione di degenerazione personale e familiare. Un tentativo di far cambiare qualcosa, anche a prezzo di un danno immediato (una carcerazione), perché l’alternativa era qualcosa di peggiore: uno stato di intossicazione da cannabis. Molti canapisti si metterebbero a sorridere, o data la tragicità del fatto si arrabbierebbero, perché secondo loro è ridicolo affermare che la cannabis possa portare gravi problemi, figuriamoci un suicidio.
I dati della ricerca, che indicano chiaramente le modificazioni della funzione cerebrale indotte dalla cannabis, per loro non sussistono. O, se sussistono, riguardano una minoranza.
Eppure, una minoranza nutrita, perché le famiglie che chiedono un intervento medico non sono poche, troppe perché questo fenomeno sia considerato “leggero”, anche volendo insistere sulla leggerezza della droga. A chiedere aiuto sono spesso le famiglie, perché i consumatori, sotto effetto dalla cannabis, tipicamente non hanno più una visione empatica della realtà. Riferiscono di essere depressi, o irritati, per colpa dell’ambiente e che la cannabis, per loro, diviene un’ancora di salvezza: li calma, li consola. Invece i familiari vedono tutt’altro: da quando i loro figli la consumano gli studi vanno male, o si sono interrotti; la vita è divenuta improduttiva; i comportamenti anaffettivi, con tendenza all’instabilità umorale, dalla disperazione alla strafottenza, e con indifferenza rispetto ai rischi e  ai danni che si producono, in uno stillicidio continuo. L’unica verità su cui canapisti e non-canapisti sono d’accordo è che il problema della cannabis non è la dipendenza. Non mi pare che il resto, quello di cui abbiamo accennato, possa essere una questione secondaria, meno grave, meno allarmante. Questo caso non è il caso Cucchi.
Non si profila un abuso di potere, una violenza privata fuori dai doveri di rispetto e custodia. Stiamo parlando di una famiglia che, probabilmente dopo aver valutato altre soluzioni, cerca di recuperare il figlio “fermandolo”, senza poter prevedere un incidente di questo tipo. La madre stessa, nell’estremo saluto al figlio, fa riferimento ad un proprio senso di colpa, al “vuoto interiore” del figlio che forse non era stato in grado di capire fino in fondo. Tutt’altro a mio parere. Il “vuoto interiore” è un vuoto tossico, indotto da determinate sostanze, non un errore educativo o una debolezza caratteriale. Se sia una minoranza a correre questi rischi, è irrilevante: una società si preoccupa delle sue minoranze come delle sue maggioranze.
Sognare un mondo in cui questo tipo di sostanze sono “libere”, significa sognare una maggiore libertà di vuoti interiori, di gesti impulsivi, di affetti spezzati. Se c’è una via diversa dal controllo della diffusione delle droghe, ancora nessuno l’ha trovata né proposta.

Matteo Pacini
Leggi su: http://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/il-suicidio-di-lavagna-e-qualche-verita-sulla-cannabis-57685/#Wjwq3zmAzT22yF4D.99




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Autori : Sempreboni Federico 5D
Celletti Mattia 5D

 




Dal Pasubio al teatro Jamin-à: come vivere la Prima Guerra Mondiale

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