Parco delle fucine di Casto

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Le istruzioni prima di cominciare

La mattina del 3 aprile gli alunni delle classi 3 E e 3 A, accompagnati dalla cura e simpatia dei prof.ri Bandera, Marchione e Masetti, hanno lasciato l’istituto, diretti a Casto.

Questo paese della Val Sabbia era particolarmente noto, già nel medioevo, per la lavorazione del ferro. Tutt’ora rappresenta uno dei più fiorenti centri industriali del settore siderurgico nel territorio. Questa zona ospita numerose ferrate, per un totale di 1700 m di percorsi, con una palestra di arrampicata e itinerari per il trekking.

Appena arrivati ci siamo recati al rifugio, dove abbiamo depositato gli zaini e noleggiato l’attrezzatura. Le guide ci hanno mostrato come comportarci nella ferrata, prima di guidarci all’inizio del percorso. Prima di iniziare, ci siamo addentrati nel bosco, dove abbiamo avuto modo di vedere i resti di antiche fucine, delle quali ci hanno illustrato il funzionamento. Queste sfruttavano l’energia dell’ acqua per permettere ai fabbri la lavorazione del ferro.

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La ferrata nella gola del torrente

La ferrata da noi percorsa prende il nome di stretta di Luina, un tragitto di 380 metri, in un canyon largo 2-3 metri.

Al termine del percorso siamo tornati al rifugio per pranzare. Qui alcuni del gruppo si sono cimentati nell’attraversamento di un ponte tibetano, mentre altri si sono tuffati nelle fresche acque di un laghetto.

Dopo esserci rigenerati nel momento di pausa, ci siamo rimessi in marcia, per un trekking sulle montagne, lungo un sentiero in salita dal quale si poteva ammirare la valle sottostante. Affaticati, ma contenti siamo tornati al pullman per rientrare a scuola.

Abbiamo trascorso una piacevole giornata, immersi nella natura, tra sport, divertimento e storia.

Stefano Picchi, 3ªE

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Il “poiat” per la produzione del carbone

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Il ponte tibetano a tre funi




Settimana bianca 2017

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Foto di gruppo al rifugio “Pasò”, l’ultimo giorno

Durante il mese di Gennaio, dal 23 al 27, le classi 3ªC, 3ªE, 4ªA e 4ªB del nostro Istituto hanno avuto la possibilità di partecipare alla settimana bianca, che quest’anno si è svolta ad Aprica, un piccolo comune in provincia di Sondrio. Gli studenti sono partiti verso le 5.30 e dopo due ore di viaggio circa, sono arrivati a destinazione, dove hanno rapidamente preso le camere per poi andare a noleggiare subito gli sci e mettersi in pista. I maestri di sci hanno successivamente diviso tutti quanti in gruppi rispetto alle capacità di ognuno in modo che tutti apprezzassero e sfruttassero al massimo l’occasione di imparare a sciare e divertirsi allo stesso tempo. Dopo le prime due ore giornaliere di sci con maestro e un po’ di sci libero, gli studenti con i professori si ritrovano a mangiare in un bel rifugio proprio in mezzo alle piste. Nel pomeriggio si prosegue a sciare fino alla chiusura degli impianti alle 16.30.

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vista dal rifugio Pasò

Successivamente ci si reca in albergo per potersi riposare dopo la faticosa giornata e, terminata la cena, tutti quelli che volevano hanno avuto la possibilità di fare un giro per il paese fino alle 22.30. I giorni seguenti la colazione era prevista per le 7.30 in albergo e appuntamento alle 9.00 con i maestri sulle piste fino alle 11.00 per poi poter pranzare al rifugio e avere libertà fino alla chiusura degli impianti, avendo la possibilità di scegliere se sciare, stare in albergo oppure fare una nuotata alle piscine comunali. La sera dopo la cena, come il primo giorno si aveva la possibilità di stare in albergo oppure fare un giretto per il paese fermandosi in dei bar o pub.

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il panorama innevato

Penso che il rapporto qualità prezzo è stato ottimale poiché con un budget inferiore ai 300 € ci hanno garantito un hotel più che accettabile più skipass per una settimana e con soli 35 € aggiuntivi per chi ne avesse avuto bisogno si poteva noleggiare l’intera attrezzatura sciistica per i 5 giorni. Inoltre i professori sono riusciti ad ottenere una convenzione al rifugio che ci permetteva di poter pranzare con un primo o un secondo più contorno e bibita a soli 7€. Io che sono uno di quelli che non avevano mai sciato, come molti altri, ero partito con l’intenzione di imparare, e credo di esserci riuscito, non sono divenuto di certo un campione ma ho appreso le basi e credo che sia stato fondamentale per divertirmi tutti i 5 giorni anche se il primo giorno è stato assai faticoso. Inoltre di pomeriggio i professori ci hanno fatto da secondi maestri, scendendo le piste insieme a noi per correggere qualche errore. La piscina comunale è stata utilizzata da pochi anche se, a parer mio, è modo ottimale per riposarsi e riprendersi stando a mollo nell’acqua, facendo qualche vasca o farsi gli scherzi nella piscinetta. Credo inoltre che l’esperienza andrebbe ripetuta nei prossimi anni e riproposta alle 3ª e 4ª future.
Dunque questo viaggio di istruzione è stato molto utile visto che ci ha insegnato e ci ha aiutato a scoprire uno sport che in pochi praticano, è stato molto faticoso per gli orari da rispettare e appunto perché lo sci in se stanca molto, ma è stato soprattutto molto divertente.

Mattia Fort, Conti Luca (3ªC)

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Un gruppetto di noi a quota 2334 m.s.l.




Visita ufficiale del Dott. Mario Maviglia, 1° Dirigente dell’UST di Brescia

Ingresso in Aula Magna

Ingresso in Aula Magna

“Il discorso del Dirigente Scolastico”:

Non si verifica molto frequentemente che la massima autorità scolastica della Provincia di Brescia visiti in forma ufficiale la nostra scuola.
E’ quindi motivo di grande soddisfazione per me ricevere, martedì 27 maggio, il dott. Mario Maviglia, Primo Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale o come si diceva una volta il Provveditore di Brescia.

Presentiamo al dott. Maviglia una scuola di eccellenza ma non di elite. E’ una scuola di eccellenza perché prepara degli ottimi periti industriali che rappresentano il motore delle numerose aziende che si trovano sul territorio.

In ogni azienda che si ha l’occasione di visitare si trova sempre qualcuno che ha frequentato il Cerebotani e che occupa funzioni di responsabilità.
Ma lo è anche per l’impegno quotidiano dei suoi docenti che oltre ad esprimere nella generalità un’alta professionalità vi è una cura di tutti quegli aspetti problematici che sono presenti in una popolazione scolastica.

E’ una scuola di eccellenza e non di elite perché è una scuola che include, che accoglie, che rispetta le singole culture dei tanti studenti che provengono da paesi lontani e che mai ho potuto constatare un episodio di insofferenza razziale nei confronti di questi ragazzi; motivo per cui ritengo che questo sia un valore altamente nobile che contraddistingue questa scuola.

Nel dire questo non mi sfugge il contesto provinciale in cui la nostra scuola si trova, la presenza sul territorio di scuole che per numero di alunni sono il doppio o il triplo dei nostri 800 alunni, scuole la cui importanza non è data solo dal numero degli alunni , ma dalla loro storia, dal contributo che hanno dato al sistema scuola e tra le tante consentitemi di citare , in via del tutto eccezionale, l’Istituto Tecnico Tartaglia, che è stato diretto per lunghi anni dal dott. Fulvio Negri, che oggi è qui con noi, e che ha rappresentato un punto di riferimento nel panorama delle scuole bresciane, sia in termini di competenze, di innovazione e di umanità. Chiedo, quindi, un applauso per il dott. Negri per aver dedicato le sue migliori energie e la sua intelligenza per contribuire una scuola migliore.

Il provveditore in segreteria

Il provveditore in segreteria

Per una serie di coincidenze la nostra scuola è fortemente proiettata verso l’Europa. Tra il 2010 e il 2012 abbiamo portato a termine un importante progetto europeo nell’ambito del Comenius – Regio in cui abbiamo messo a confronto la preparazione del Manutentore meccanico ed elettrico in Lombardia e in Sassonia con la città di Riesa. Questo progetto ha consentito di fare uno scambio culturale tra noi e l’Istituto Tecnico di Riesa mandando una nostra classe a Riesa e successivamente ospitando una classe tedesca. Dopo di che abbiamo la nostra collaborazione con il liceo di Ruedersdorf vicino Berlino ; e sono già due anni che abbiamo un importante scambio culturale con questa scuola tedesca.

Sono due anni che abbiamo avviato un corso di tedesco libero e volontario pomeridiano che offriamo ai nostri alunni dando l’opportunità di imparare il tedesco acquisendo uno strumento linguistico importante per entrare in Europa.

Recentemente grazie alle competenze linguistiche delle professoresse Berno e Medaina abbiamo scritto la nostra scuola alle varie possibilità offerte dalla Unione Europea attraverso l’Erasmus Plus di poter partecipare ai finanziamenti europei.

Tutte azioni concrete che ci consentono di dire che la nostra scuola è fattivamente lanciata a livello europeo.

E’ di questi giorni la presentazione alla Regione Lombardia della nostra candidatura come Polo Tecnico Professionale per un percorso IFTS per la formazione di un Tecnico dei Sistemi Domotici ad alta Efficienza Energetica.
E’ un percorso post-diploma di 900 ore che la Regione lo finanzia con 135.000 euro.

La nostra è una scuola di periferia che per poter affrontare le sfide di un mondo che è in tumultuoso cambiamento ha bisogno di rimanere costantemente collegata attraverso progetti istituzionali con una rete significativa di scuole per evitare di essere lentamente emarginata. Noi ci proviamo.

Il Dirigente Scolastico (Prof. Vincenzo Condello)




Visita il dott. Mario Maviglia, 1° Dirigente dell’UST di Brescia: la cronaca

La banda dell'istituto

La banda dell’istituto in attesa del Dott. Maviglia

Martedì 27 maggio 2014 all’IIS Cerebotani di Lonato ha fatto visita il dott. Mario Maviglia, Primo Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia. La scuola ha preparato l’evento in modo eccellente, come già accaduto in occasione della visita del Vescovo.
All’entrata dell’Istituto la banda della scuola ha suonato una canzone di benvenuto. Finita l’accoglienza all’ingresso, il provveditore è stato accompagnato in aula magna dove sono state illustrate le attività extra-curriculari più significative realizzate dal nostro istituto. Agli studenti che hanno partecipato a tali attività è stato assegnato il compito di promuoverle ed illustrarle al provveditore e all’intera platea.
Il primo gruppo di studenti ha presentato filmato sui vantaggi/svantaggi dell’OGM e dell’agricoltura biologica, realizzato per partecipare ad un concorso indetto per EXPO 2015.
Subito dopo è stata raccontata l’esperienza degli scambi culturali, effettuati dalla scuola con due istituti tedeschi, uno di Düsseldorf e l’altro di Berlino.
E’ stata la volta quindi del gruppo di allievi impegnati nella “PEER Education” un’attività d’informazione e di prevenzione sull’uso di sostanze che causano dipendenze, e sui rischi dei rapporti sessuali non protetti.
In chiusura sono state presentate l’eccellenze del nostro istituto.
E’ il caso, ad esempio, di Matteo Pavarini, le cui straordinarie
capacità gli sono valse un viaggio ad Amsterdam per la ricerca sul cancro o degli studenti che hanno partecipato alla mostra “x al quadrato”, un approfondimento, per assi della matematica, sulla parabola.

Il provveditore si è mostrato sinceramente sorpreso e onorato dalle attenzioni riservategli da parte degli studenti, del corpo docenti e di tutto il personale scolastico. Non si aspettava
un’accoglienza di questo tipo e un’organizzazione così minuziosa
dell’evento.

Dopo i ringraziamenti di chiusura, il Dirigente Scolastico si è incaricato di mostrare al provveditore i laboratori presenti nella scuola.

Claudio Ravanelli




Intervento della prof.ssa Trane

Intervento prof.ssa Trane

Intervento prof.ssa Trane

Quando la morte genera nella testa di un essere umano infiniti e assillanti e devastanti «perché», quando con il suo sguardo assente e i suoi denti impudici sorveglia gioiosa gli ultimi istanti di una «giovane vita», quando in quei terribili istanti il suo velo opprimente soffoca chi se ne va e chi rimane su questo angolo d’universo disorientandolo e stroncando ogni sottilissima sicurezza, risuonano sfolgoranti parole partorite alla ricerca di una sola risposta. Dopo estenuanti attese alla ricerca anche di quella sola risposta ai miei infiniti perché, ho urlato al mio cuore, affinché si incastonassero per sempre, queste parole: «Gli angeli camminano sulla Terra solo per poco, hanno la purezza per affrontare il Grande Volo. Nascondono piccole ali luminose invisibili all’occhio umano. Li vedi ma spesso non li riconosci perché non li guardi negli occhi. Sono passeggeri consolatori nell’inverno delle stagioni. Filtrano il Bene lasciando incenerire il Male. Così la Terra con loro è un Paradiso fatto di mortali. A volte succede che diventano Angeli con grandi ali per amarci eternamente…». Ogni volta che conosco storie di giovani volati via troppo presto, alimento la presunzione di comprendere l’angoscia e l’incredulità delle famiglie perché rivivo, secondo per secondo, il mio dramma e quello della mia famiglia per il nostro bel Gianluca. Come in tutte le cose della vita… solo chi sperimenta sulla propria pelle può capire. Intorno, quando la sensibilità è un dono innato, vive l’umana comprensione, ma il clamore dei primi tempi poi lascia il posto al silenzio, a quello che io chiamo «divino silenzio». Ed è in un angolo di quel silenzio che l’uomo travagliato, l’uomo colpito dal dolore deve trovare la forza in se stesso di rinascere,senza aspettarsi niente da nessuno se non nel cuore puro della propria famiglia o di persone vere che sanno ascoltare. Risolvere certi scontri esistenziali è difficilissimo, ma in un angolo di quel silenzio ho recuperato un dolce, tenero pensiero: desidero credere che i nostri angeli terreni siano accolti dalla Verità divina con gioia incommensurabile e proiettati nella misteriosa bellezza dei Cieli dalla quale illumineranno invisibilmente i nostri passi.

angeloGli angeli camminano sulla Terra solo per poco hanno la purezza per affrontare il grande volo. Nascondono piccole ali lunimose invisibili all’occhio umano. Li vedi ma spesso non li riconosci perche non li guardi negli occhi. Sono passeggeri consolatori nell’inverno delle stagioni Filtrano il Bene, lasciando incenerire il Male. Così la Terra con loro è un Paradiso fatto di mortali. A volte succede che diventano angeli con grandi ali per amarci eternamente…

Lucia Trane




Il saluto del Dirigente all’allievo Davide Rebusco

In ricordo di Davide Rebusco (classe 4G), deceduto in un incidente stradale.

Caro Davide il tuo destino è stato atroce . La Comunità scolastica dell’ITIS Cerebotani è stata profondamente sconvolta dalla notizia della tua morte. Sabato 3 maggio 2014 ai tuoi funerali c’erano i tuoi insegnanti e tutti i tuoi compagni. E’ arrivato anche Taietti pur essendo ormai inserito nel mondo del lavoro, per darti un ultimo saluto. Abbiamo organizzato un pullmann per venire tutti insieme per essere vicini ai tuoi genitori e per onorarti nell’ultimo saluto. Tutta la cittadinanza di Raffa di Puegnago era presente in Chiesa e tutti si sono stretti intorno ai tuoi genitori. Quando siamo arrivati davanti alla Chiesa c’era una folla immensa ed è stato impossibile per me entrare in Chiesa e mi sono dovuto fermare sul portone d’ingresso. Avrei voluto salutarti come hanno fatto i tuoi amici ed essere di conforto ai tuoi genitori ma in quelle condizioni è stato impossibile, per cui le poche parole che avevo preparato per dirtele in Chiesa le scrivo sul nostro sito, sicuro che in qualunque parte tu sia ti arriveranno lo stesso. Ciao Davide, Non ci sono tante parole da dire di fronte alla morte di un ragazzo di diciassette anni. Si è sempre impreparati e disorientati quando si verificano queste immani tragedie alle quali non siriesce a dare un senso razionale. Sulle strade si combatte una guerra silenziosa, 10 morti in media al giorno e settecento feriti a causa di incidenti stradali. E’ il prezzo in vite umane che la nostra società paga allo sviluppo tecnologico. Alla fine di ogni anno è comese scomparisse un piccolo Comune di circa quattromila abitanti. Ungiorno forse qualcuno ci dirà se è giusto pagare questo tributo in vite umane alla società dei consumi. Davide era all’Itis di Lonato da quattro anni e il ricordo che ho di lui è di un ragazzo gentile, pulito , onesto. Non ha mai dato motivo di essere richiamato, ha sempre fatto il suo dovere di studente con diligenza e serietà. E’ difficile rassegnarsi alla perdita di un ragazzo che aveva tutta la vita davanti a sè, che aveva i suoi progetti e che aveva la passione della meccanica. E’ stato l’altro giorno che Davide, insieme con i suoi compagni di classe ha partecipato ad una bella visita al Museo del ferro di Odolo e poi alla Feralpi di Lonato. A casa è tornato entusiasta per quello che aveva visto e per gli stimoli che questavisita gli aveva provocato. Insieme con i suoi compagni, Davide aveva collaborato a costruire una maschera per foratura, sotto la guida dei Proff. Facchinetti e Fierravanti, che è un gioiello di alta meccanica e che fa onore a tutta la classe. In questi momenti di dolore struggente tutti abbiamo bisogno di essere sostenuti e confortati, ma caro Davide, che più di tutti questo bisogno lo hanno i tuoi genitori, tua madre,tuo padre che adesso sono rimasti soli, lo hanno i tuoi compagni che non possono accettare questa morte ad un mese dalla conclusionedel percorso di studi. Lo hanno anche i tuoi insegnanti che per quattro anni hanno apprezzato la tua educazione, il tuo sorriso gentile e il tuo impegno nello studio. Noi che siamo cristiani pensiamo che esista un al di là e quindi pensiamo che tu da qualche parte in cielo veglieraisui tuoi genitori, sui tuoi compagni che si apprestano ad affrontare la vita. Ciao Davide, ti ricorderemo sempre, ci resterà il ricordo di un ragazzo per bene e la dolcezza del tuo sorriso. Il tuo Preside: Vincenzo Condello




IL SOLDATO (in memoria della Grande Guerra)

soldati in trincea

soldati in trincea

Ogni alba è tramonto ed ogni tramonto è alba per il soldato.
La mattina il risveglio viene accolto da una fresca aria pungente come pungenti sono le sensazioni vissute.
Ogni giorno si presenta con un pugno invisibile nello stomaco ed è un bene, lo aspetta una lunga marcia e ha bisogno di stare sempre all’erta e questo pugno glielo ricorda.
Il pericolo di un’ imboscata è onnipresente talmente tanto da risultare angosciante, la paura ha un sapore nuovo per il soldato.
La paura ha assunto il sapore del fango in cui il nostro milite marcia e striscia e con cui si ricopre come è vero che infanga pure il suo animo fino a trasformarlo.
Lo sente che il lato umano sta svanendo , nessuna pietà, nessuna gentilezza, non è concessa la galanteria in guerra.
Lo si può notare dagli occhi del soldato. Lo sguardo prima deciso poi perso poi intimorito e nuovamente deciso, i muscoli sempre contratti pronti ad ogni evenienza, chiari sintomi di un incessante nervosismo… è una guerra logorante per l’umanità.
Infine il tramonto e la sera tanto desiderata dal soldato che l’accomuna ad una tregua.
Viene servito un pasto che è una carezza per lo stomaco, un pasto che non sarà digerito a cuor leggero, siamo in guerra e il pericolo è in agguato.
Giunta la sera dopo aver consumato il proprio pasto il soldato si permette di ricongiungere il proprio corpo all’anima, ripulisce il fango che lo ha coperto ed esprime le proprie emozioni in poche righe in lettere destinate alla famiglia, amici o amori.
Il soldato soffre e ci vuole coraggio per addormentarsi sapendo di risvegliarsi assistendo al proprio tramonto.

Queste righe sono pensate non al solo ricordo di quel che passavano i soldati in guerra ma è un invito a una riflessione.
Ricordate che ognuno di noi vive nella sua vita qualche guerra e bisogna essere solidali gli uni con gli altri, non servono a nulla il bullismo né l’indifferenza.
“L’unione fa la forza” non è solo una frase fatta.Portate rispetto verso i compagni dato che non potete sapere ciò che ha vissuto o sta passando, anche una semplice frase può pesare come un macigno.

Leonardo Bazzoli




Berlino: città condannata a diventare, mai ad essere

Berlino

Berlino

“Berlino é una città condannata per sempre a diventare mai ad essere” scriveva già nel lontano 1910 tale Karl Scheffler che non sapeva del tragico futuro che incombeva sulla città.

Distrutta, rasa al suolo dopo la seconda guerra mondiale e divisa in due chi avrebbe mai immaginato che Berlino potesse diventare, assieme alla Germania, cuore pulsante del vecchio continente?

Nemmeno i tedeschi ci avrebbero scommesso un solo marco.

Oggi abbiamo di fronte ai nostri occhi una città moderna, giovane che gente come Mark Twain definì “la più nuova città in cui io sia stato.Anche Chicago apparirebbe vecchia e grigia al confronto”.

I nostri ragazzi delle quinte hanno avuto l’onore di visitare la capitale tedesca soggiornandovi dal 11 al 15 marzo. Una gita che è entrata nella storia del nostro istituto dato che per la prima volta gli studenti e i docenti accompagnatori hanno viaggiato con l’aereo.

I ragazzi hanno avuto modo di vivere la città e la società tedesca.

Della gita è rimasta impressa un’immagine di come si spera  un giorno possa essere l’Italia.

Hanno infatti potuto apprezzare una città che valorizza la sua storia con musei, hanno apprezzato una città mai ferma cosa che è permessa da servizi pubblici sempre puntuali ed efficienti e persone rispettose tra di loro e verso le norme che regolano la vita dei berlinesi.Berlinesi che sono orgogliosi di esserlo e di essere tedeschi, forse pure noi dovremmo imparare ad essere fieri della nostra bandiera.

Per riassumere Berlino ricorro nuovamente ad una citazione. Nel 2004 un professore statunitense dichiaró《Berlino combina la cultura di New York, il traffico di Tokyo, la natura di Seattle, ed i tesori storici di, beh, di Berlino》

Questa è Berlino di cui i ragazzi di quinta manterranno un prezioso e meraviglioso ricordo.

Leonardo Bazzoli – 5D

 




Un saluto agli ex docenti del Cerebotani

exdocenti

Molte volte ho potuto osservare qualche ex docente ritornare a scuola , dove ha lavorato per venti o forse trentanni, ed essere spaesato , incerto e timoroso. Eppure ha trascorso la maggior parte della sua vita in quella scuola.

Ritengo che troppo presto ci si dimentica di questi lavoratori della conoscenza, tutto sembra che sia fagocitato inesorabilmente e dei sacrifici, del tempo dato senza riconoscimenti e sottratto alla famiglia, non rimanga più nulla, si è tutto volatilizzato. Forse questa è la condizione dell’uomo o forse è la situazione che troppo spesso si verifica nella scuola.

Noi riteniamo che sul passato si costruisce il presente e il futuro, sull’esperienza di ciò che è stato si può attingere per discernere il cammino da intraprendere.

Qualche volta, in questi anni, che sono stato qui a all’ITIS , durante gli scrutini, quando la situazione è difficile e non  si sa se bocciare o promuovere mi è capitato di sentire : ti ricordi come diceva …….e allora quello diventa un modello da seguire , un’ancora a cui aggrapparsi per prendere una decisione che sia fondata e ben costruita.

Nei contatti che mi capita di avere con le famiglie senza che io dica niente ricevo esternazioni di stima per la scuola. Nell’opinione pubblica locale si è radicato un giudizio di stima incondizionata per la nostra scuola. Ora la solidità e la dignità di un nome come è l’Istituto Cerebotani non si costruisce in un giorno e nemmeno in un anno. Esso è frutto di un lavoro costante che si è sviluppato nel tempo . Esso è il frutto di un flusso continuo di competenze, di intelligenze , di dedizione di cui voi siete una parte importante. Voi avete contribuito con il vostro lavoro a far diventare l’Istituto Cerebotani una scuola di eccellenza.

La nostra scuola adesso sta vivendo una fase di lenta trasformazione. E’ di questi giorni la comunicazione della Regione Lombardia che ci ha assegnato un contributo di  97.800 euro per comprare agli alunni di dieci classi , si parla di circa 270 alunni, un computer a testa. La Regione , a fronte di questi contributi, ha messo dei vincoli. Uno  particolare riguarda l’acquisto di libri digitali. La conseguenza di questo è che non si può fare più una didattica tradizionale ma diventa necessario incamminarsi verso una didattica digitale.Un altro aspetto riguarda proprio i libri digitali. Le case editrici in questo momento non offrono un buon prodotto. Motivo per cui il Ministero favorisce la realizzazione in proprio di libri digitali. Le aule sono tutte dotate di videoproiettori e i docenti hanno in dotazione un computer con il quale possono preparare lezioni digitali. Dalle aule sono scomparsi  i registri cartacei e il tutto adesso viaggia sul registro elettronico. I genitori possono seguire comodamente da casa l’attività didattica del proprio figlio. Possono vedere giorno per giorno i voti che vengono assegnati e possono seguire anche gli argomenti che vengono fatti. Naturalmente possono seguire anche gli aspetti disciplinari. Come potete constatare è cambiato un pezzo importante del modo di fare scuola rispetto ai tempi in cui voi eravate in cattedra .Naturalmente per poter avviare il registro elettronico è stato necessario potenziare la rete WI-FI.

Attraverso il totem che abbiamo installato all’ingresso, il registro elettronico monitora i ritardi di ingresso in modo preciso e puntuale. Attualmente questo servizio riguarda solo le prime classi ma tra breve doteremo tutte le classi con  il badge, cosi possiamo garantire il servizio in tutte le classi.

Da quest’anno è partito il nuovo indirizzo di Chimica che ha consentito di formare  una classe di trenta alunni.

La nostra scuola è inserita in un Polo Tecnico Professionale nella filiera di elettronica e informatica insieme con partner come l’Università cattolica di Brescia, l’azienda elettrotecnia AVE di Rezzato, la domotica Cidneo di Brescia , il CFP zanardelli e tanti altri.

All’interno della segreteria si sta avviando il procedimento di dematerializzazione. La legge prevede che i documenti devono essere in formato digitale e quindi eliminare la carta.

Il mondo della scuola lentamente ma costantemente è dentro un processo di cambiamento che presumibilmente ormai è inarrestabile.

Questa è l’epoca dell’informatica , della domotica, della meccatronica è l’epoca in cui nella scuola si richiedono nuove competenze. La società ha bisogno di giovani preparati perché bisogna competere con altri Paesi più agguerriti, motivo per cui le sacche di resistenza che ogni tanto si avvertono nel mondo della scuola non fanno altro che far rimanere ferma la nostra società e di conseguenza le nostre aziende. Resistere al’innovazione tecnologica non serve a niente compromette soltanto lo sviluppo scientifico e tecnologico.

Voi con la vostra competenza e la vostra dedizione avete contribuito a dare all’Istituto Cerebotani una fama tale da poter competere degnamente con le altre scuole della provincia di Brescia , lo avete fatto grande e importante ed è a nome di tutta la comunità scolastica di Lonato , di tutti i docenti che attualmente vi lavorano, di tutto il personale di segreteria, dei collaboratori scolastici , dei tecnici che vi dico Grazie.

Il Dirigente Scolastico – Vincenzo Condello




Viaggio d’istruzione a Berlino: un punto di vista

Una delle migliori esperienze passate con i miei coetanei. Una fantastica settimana trascorsa alla scoperta della città di Berlino, visitando i suoi maggiori luoghi di interesse, tra musei e piazze, dal Duomo al Parlamento. Una corsa continua a piedi e sui caotici,
ma molto efficienti, mezzi di trasporto della città; ovviamente non sono certo mancati divertentissimi episodi: alunni dispersi e poi, in un modo o nell’altro, ritrovati, indescrivibili le loro facce nel vedere il gruppo partire sul treno che avevano appena perso. Una sfida continua nel cercare di farsi capire con uno sbiascicato inglese o nel
tentativo di imparare qualche parola in tedesco. Non voglio raccontarvi subito dell’arrivo perché,già alla partenza, in autobus, da Lonato diretti a Malpensa, avreste visto alcuni impazienti di festeggiare la prospettiva di una settimana senza scuola: nel percorrere i primi 500m un ragazzo ha vomitato tutto l’alcool che, dalla notte precedente,non era riuscito a smaltire; insomma erano le 3 di mattina del primo giorno e le cose cominciavano già a farsi interessanti. L’aereo non è precipitato e ,mattinieri, dall’aeroporto della capitale tedesca non abbiamo perso tempo grazie alla guida dei nostri, ormai esperti, insegnanti. Nonostante il freddo pungente di marzo abbiamo raggiunto in poco tempo un albergo carino,
dalla facciata primonovecentesca, nel cuore della città.
Ricordo ancora le scale di legno antico che univano i diversi piani del palazzo praticamente vuoto e quindi riservato a noi studenti: la notte era impossibile salire o scendere quei gradini senza fare un caos assordante, ma ciò non ci ha fermati dall’ entrare e uscire dalle stanze fino a notte fonda. Tutto sommato però l’ hotel era discreto, il servizio buono e la colazione abbondante: nel complesso merita sicuramente un voto positivo . Fortunatamente il tempo, in settimana, si è mantenuto sereno e ci ha permesso di visitare la città in tranquillità e in un clima piacevole . Non siamo stati altrettanto fortunati per quanto riguarda la cena.
L’agenzia di viaggio ci aveva prenotato ben cinque cene in un ristorante italiano non molto lontano dall’albergo, il ristorante “Le Olive”.  La prima sera non è stato facile trovarlo, per via dello scarso  orientamento , infatti siamo arrivati con mezz’oretta di ritardo. Il locale,in sé,non era male e abbiamo trovato ad attenderci diverse tavole apparecchiate con già serviti piatti di pasta al pomodoro ed in fianco al primo piatto…il dolce!
Una  minuscola porzione di tiramisù,un prodotto evidentemente comprato e neppure di grande qualità. Tutte le sere, puntuale, un
mediocre  prodotto dolciario si trovava sulla tavola prima ancora dell’inizio della cena . Una strana abitudine che non rappresenta
minimamente le nostre tradizioni, eppure i gestori e i camerieri erano chiaramente italiani, dato che italiano parlavano. Il servizio era pessimo e la proprietaria è stata spesso sgarbata,
conquistandosi così l’odio e le battute dei più cattivi tra noi. La qualità del cibo che ci hanno proposto poi non differiva molto dal dolce, tanto che molti piatti, tutte le sere, restavano quasi intatti. La serata non poteva concludersi certo così amaramente ed infatti
è continuata con una buona birra nei locali circostanti: c’è stato chi si è fermato alla prima e chi invece è andato oltre il primo boccale per poi fare il “giusto” baccano sulla strada del ritorno. Le giornate passavano così, svegliandosi la mattina presto, dopo aver fatto le ore piccole; girando per la città di Berlino, tra i diversi luoghi di interesse abbiamo visitato l’imponente Duomo: spettacolare la vista che si aveva dal camminamento che circondava le guglie sul tetto.
Siamo andati a Potsdam dove abbiamo potuto vedere il bellissimo palazzo in cui si è tenuta la conferenza di Postdam nel 1945 alla quale hanno preso parte i tre grandi vincitori della seconda guerra mondiale:il primo ministro inglese Churchill, il presidente
americano Truman e il dittatore sovietico Stalin, per decidere le sorti dell’Europa e della Germania. Sono stati mantenuti i mobili, le sedie e le scrivanie originali usati per l’occasione, così come il tavolo rotondo attorno al quale i capi di Stati si sono riuniti
privatamente per prendere le decisioni più importanti: i materiali, i libri e l’atmosfera di quelle stanze conferiscono grande valore a quel luogo. Non poteva mancare la visita al campo di concentramento e
lavoro di Sachsenhausen. Muniti di audio guida, abbiamo intrapreso lo stesso percorso che i deportati facevano per accedervi, attraverso vari cancelli e un lungo un viale ghiaioso fino alle baracche dove
venivano stipati a centinaia. Personalmente di quella esperienza mi hanno colpito le testimonianze audio di chi era sopravvissuto e ha potuto raccontare la quotidianità all’interno del campo, come del fatto che ai prigionieri venivano fatte indossare delle scarpe e fatti camminare lungo il perimetro del lager per giorni interi, senza sosta e in qualunque condizione atmosferica, per testare la qualità dei materiali: ai tempi questo “test” veniva addirittura usato come riconoscimento di marchio qualità sul mercato.
Sono stati interessanti i racconti avvincenti di chi era riuscito a fuggire, ma mi ha turbato il cancello nero (sul quale campeggia la frase “Il lavoro rende liberi”) che da molti è stato attraversato solo una volta. Un percorso personale che, in un modo o nell’altro,ha
toccato inevitabilmente ognuno di noi. Non poteva mancare la visita ai luoghi dove, fino a non molti anni fa, sorgeva il famosissimo muro di Berlino: un muro di contenimento alto tre metri e mezzo che aveva il compito di dividere la parte est della città, di orientamento comunista, dalla parte ovest sotto l’influenza statunitense. Simbolo della guerra fredda, nel tentativo di attraversalo, hanno trovato la morte più di duecento persone:tra i più disperati tentativi iniziali vi è stato quello di buttarsi dai palazzi circostanti, con la speranza di atterrare nel lato giusto.
E’ stato abbattuto nel novembre del 1989 in un clima di festa mondiale mentre migliaia di persone lo oltrepassavano libere ed un nuovo governo si ricostituiva. Tutt’oggi però vi sono resti di quel muro in ricordo di quei tempi e di tutte le persone uccise. Siamo stati per diverse volte alla Hoffbrǟuhaus München, meglio conosciuta come HB, una delle più famose e celebri birrerie storiche di Berlino, nonché seconda casa dell’Oktoberfest, dove abbiamo
pranzato con qualche piatto tipico e bevuto ottima birra. Le serate invece, dopo aver cenato in quell’orrendo posto che si spacciava per ristorante, erano “libere”e, divisi in gruppi, siamo andati nei locali dei dintorni, in tutte le birrerie che scoprivamo per strada, nella vicina discoteca e in tutti i negozietti che la vita notturna di Berlino ci poteva offrire. L’ultimo giorno, avendo l’imbarco nel primo pomeriggio, abbiamo dedicato la mattina alla ricerca del souvenir perfetto da portare a casa, chi alla ragazza, chi alla famiglia, spulciando tutti i negozi per turisti. La ricerca è stata lunga, ma, superata l’ora di pranzo, fatte le valigie alla meno peggio e tornati in aeroporto, abbiamo affrontato il vaggio di ritorno. Stanchi, ma contenti, con le tasche vuote, ma ricchi di nuovi ricordi, siamo arrivati a Lonato. Abbiamo così rivisto i nostri familiari a cui abbiamo raccontato di una città gigantesca che non dorme mai, ricca di storia e di tradizioni, di un popolo forte che,sconfitto,si è sempre rialzato: di un’esperienza indimenticabile.

Domenico del Volo