IMPARARE FACENDO: COSÌ I RAGAZZI SI TRASFORMANO IN INNOVATORI

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L’intervista al nostro dirigente Enzo Falco

«Bisogna curare il pubblico così come il privato». In questa affermazione di Enzo Falco, dirigente scolastico dell’istituto tecnico Luigi Cerebotani di Lonato del Garda, è racchiusa una volontà ferrea di riportare, trasformandola, l’istituzione formativa al centro dell’agire. «Il compito primo della scuola è quello di formare il cittadino ancor prima che il lavoratore – afferma Falco -. Per fare ciò è però fondamentale cambiare paradigma quando ci si confronta col panorama educativo».

Potrebbe approfondire questo concetto?

Il rapporto tra aziende e scuola è centrale, ma non deve essere l’unico che entra in gioco nel percorso di crescita dei ragazzi. Come mai il Bresciano ha uno dei tassi di scolarizzazione più bassi d’Italia? È presto detto. Le imprese sono alla continua ricerca di operatori da inserire nell’organico e i giovani, una volta terminate le superiori, sono allettati dalla possibilità di avere fin da subito entrate fisse. Ciò comporta che in pochissimi continuino il loro percorso formativo, in università o negli istituti tecnici superiori, uno dei quali (quello di Meccatronica ndr) ha sede proprio qui al Cerebotani.

Un problema non di poco conto viste le trasformazioni in atto nel mondo del lavoro.

Con l’avvento del digitale serviranno sempre più conduttori di tecnologia e non meri esecutori. Queste capacità si apprendono però con un programma di formazione continuo. Al Cerebotani io e il personale docente, formato da 150 persone, stiamo cercando di introdurre questo approccio e qualche risultato lo stiamo ottenendo. In sei anni la percentuale di ragazzi che hanno deciso di continuare a studiare è passata da poco più dell’uno e mezzo al 20%.

La scuola italiana sta quindi rimanendo indietro?

Non dico questo, soprattutto per quanto riguarda la provincia bresciana, che sul fronte della formazione tecnica è ai primissimi posti in Italia. Manca però la spinta necessaria per trasformare l’approccio didattico, che non deve più rimanere ancorato alle modalità del passato, ma trasformarsi in ottica laboratoriale. Gli studenti devono imparare a imparare, mettendosi in gioco in prima persona. La nostra partecipazione al progetto Da Vinci 4.0 si inserisce qui. Per prendere parte all’iniziativa organizzata dal Giornale di Brescia con The FabLab e Talent Garden, le squadre di ragazzi coordinati dai professori devono prima seguire le lezioni e poi sviluppare un prototipo da sottoporre a una giuria di esperti, in un hackathon online sul portale web www.davinciquattropuntozero.it.

Ci spieghi meglio cosa intende per approccio laboratoriale.

Da un lato significa letteralmente imparare concretamente facendo. In tal senso il contributo del tessuto produttivo è importantissimo perché introduce all’interno della scuola il know how del lavoro. Lo vediamo per esempio nel nostro nuovo laboratorio territoriale di meccatronica, dove la fabbrica simulata al suo interno è luogo di incontro tra imprese, scuola e istituzioni. Dall’altro lato però la laboratorialità implica una modalità di apprendimento, ma anche di insegnamento, che si caratterizza per rapporti molteplici e reciproci, dove la formazione avviene tramite l’esperienza e il confronto diretto coi problemi.

La didattica a distanza ha in qualche modo influito positivamente per un cambio di passo?

Certamente l’utilizzo degli strumenti digitali può accelerare alcuni processi. Diversi istituti però già da tempo applicano metodologie riconducibili alla Dad. Noi per esempio, nell’ambito dell’indirizzo quadriennale Elettronica e automazione, da alcuni anni abbiamo deciso di far svolgere alcune ore di lezioni settimanali via web.

Un’ultima domanda. Le aziende sono presenti fattivamente all’interno dell’universo scuola. E le istituzioni?

Devo dire che anche da parte del mondo pubblico arrivano segnali incoraggianti. Si prenda per esempio l’annosa questione dell’edilizia scolastica. Il Cerebotani in sei anni è passato dall’avere 630 studenti a più di 1.400, con i nuovi iscritti che superano sempre di un centinaio i diplomati. Tale situazione comporta una carenza di spazi. La Provincia si sta muovendo concretamente per risolvere il problema e garantire a tutti i ragazzi luoghi di formazione adeguati nei quali poter crescere.

Stefano Martinelli

L’articolo origianle sul Giornale di Brescia




Otto marzo

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8 MARZO 2021

Il giorno 8 Marzo in modalità streming si è tenuta la cerimonia di premiazione dei concorsi della rete: “A scuola contro la violenza sulle donne”.

Tra questi la proclamazione dei vincitori del concorso letterario “Monia Delpero Io esisto” edizione a.s.2019-2020 indetto dall’Associazione “Casa delle Donne CaD”di Brescia.

A tutti i vincitori viene dato un attestato di partecipazione e la pubblicazione dello scritto su un libretto che è consegnato alle scuole della provincia Bresciana.

Il nostro Istituto ha partecipato grazie al lavoro dell’alunna Gioia Gugole della classe 2F, la quale è risultata vincitrice con la sua opera “Io esisto” riuscendo ad emozionare e a portare alla luce tematiche profonde esistenziali con la sua pagina di diario.

Gioia scrive: «Si può esistere o sopravvivere dipende da come ognuno vuol vivere; andare dove vanno tutti o scegliere di andare controcorrente per portare avanti i propri ideali di vita.»

È importante portare avanti i propri ideali soprattutto tra i nostri giovani e ci auguriamo altri traguardi importanti in questo momento storico della loro esistenza.

Prof.ssa Fabiana Sansone

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IO ESISTO

Caro diario,
oggi dopo una giornata tristissima mi stavo domandando perché io esista. È una domanda che mi sono sempre posta fin da quando ero piccolina. Perché noi esistiamo? Esistiamo per noi stessi o per gli altri? Cosa significa esistere per gli altri? La nostra esistenza è fondamentale per gli altri?
Beh, questi sono un po’ i grandi interrogativi della vita a cui nessuno ha saputo rispondere.
Io non so la risposta a queste domande, non so cosa voglia dire esistere, per sé stessi, per gli altri.
L’uomo passa una vita cercando di migliorarsi nello studio, nella scienza, nella medicina ma veramente può migliorareséstesso? Non ci soffermiamo mai a pensare come possiamo crescere nella nostra vita, viviamo determinati avvenimentiche fanno parte dell’esperienza personale; e ad un certo punto pensiamo di essere arrivati al culmine della nostra crescita,di essere maturi, ed in grado di sostenere il peso di qualsiasi avvenimento. Ogni cosa può essere perfezionata: il nostro carattere, il nostro corpo, lo stile di vita; ma questo porta molta fatica e non è facile mettere in gioco se stessi e scontrarsi con le proprie abitudini. La crescita interiore può essere migliorata fino a quandoognunoè orgoglioso di ciò che ha migliorato nella sua esistenza. Perché penso chefinché non siamo orgogliosi di ciò che siamo e di ciò che saremo noi non esistiamo del tutto ma solo in parte. Esistiamo per confrontarci con gli altri, per metterci alla prova e sfidare noi stessi, per cambiare e migliorare.
Tanti filosofi e pensatori nella storia si sono impegnati a scoprire il motivo della nascita, della morte, il senso della vita in generale; in particolare Cartesio scriveva “Cogito ergo sum” , penso dunque sono, l’essere pensante di ognuno veniva messo in primo piano ma non posso pensare che la vita è solo razionalità quindi il nostro esistere non può essere guidato solo dalla ragione, noi siamo anima e spirito ecco perché l’esistenza è così difficile.
“L’essenziale è invisibile agli occhi” potrebbe essere una giusta filosofia, il guardare la vita con il cuore, il lasciarsi addomesticare dolcemente per non essere semplicemente un uomo ed una donna ma “l’uomoe la donna…”
L’amicizia, l’amore, la sofferenza, la morte, la delusione, la cattiveria, il sacrificio sono semplici sfumature dell’esistere ed è difficile riuscire a lasciarsi toccare dai sentimenti senza esserne almeno in parte cambiati. L’uomo ha cercato negli anni di spiegare da dove veniamo e la ricerca si conclude con la scienza e la religione, una razionalee l’altra irrazionale, per spiegare i dogmi della vita. Collegata alla domanda io esisto c’è anche la domanda: perché soffriamo…si nasce piangendo!E’forse un caso? Ognuno cercando dentro di sé trova le proprie risposte.
Si può esistere o sopravvivere dipende da come ognuno vuol vivere; andare dove vanno tutti o scegliere di andare controcorrente per portare avanti i propri ideali di vita. Quante persone sono vissute e ci sono state d’esempio; uomini, donne, prima sconosciuti e poi diventati un nome da ricordare, con una forza in grado di cambiare il mondo.
Quindi ognuno deve dire al mondo che esiste, che non è solo un numero, non è solo un cognome a scuola, non è solo un caso eccezionale di una malattia non ancora riconosciuta, lui è una persona, lui esiste come anima e corpo, non bisogna dimenticarselo.
Non bisogna dimenticare che ognuno è unico ed io nella mia vita mi impegno a disegnare una grande tela piena di colori, a volte possono essere tetri ma con una pennellata diventeranno un arcobaleno. Perché ci credo, e voglio esistere con la E maiuscola.

Gioia Gugole, 1ªF




Donne contro la mafia

Negli anni sono state migliaia le vittime di mafia che in un modo o nell’altro si sono trovate a combattere contro questa organizzazione rimettendoci la propria vita e in nome di questi caduti sono rimaste le loro madri, le loro mogli e famiglie a chiedere giustizia e verità su ciò che è accaduto e che accade ancora oggi. Grazie alla videoconferenza organizzata da Radio Voce della Speranza di Catania, su Facebook, in collaborazione con la Rete Antimafia di Brescia, nell’ambito del progetto dedicato ai “Percorsi di Educazione Civica”, abbiamo potuto sentire le storie di Luana Ilardo Luisa impastato, e Angela Manca, tre esempi di donne che combattono contro la mafia.

Luana Ilardo
«Figlia di un boss, Luigi Ilardo, capomafia della provincia di Caltanisetta, che, dopo 11 anni di carcere, decise di rompere un patto, di cambiare mentalità, di collaborare con la giustizia, rivelando ai magistrati nomi e segreti di Cosa nostra. Luana, da anni conduce una fiera battaglia per il raggiungimento della verità e della giustizia per la morte del padre, diventato collaboratore di giustizia ed ucciso dalla mafia il 10 maggio 1996. Nel suo intervento ha parlato di sé e del calvario della sua famiglia. Luigi Ilardo divenne, infatti, un infiltrato per i carabinieri che a metà anni ’90, grazie alle sue rivelazioni, consentì l’arresto di decine di mafiosi. Una vicenda, questa, di cui, ancora oggi, si discute, per le azioni inspiegabili dei vertici del Ros i quali, avendo Provenzano, il boss dei boss latitante, a pochi metri, non impartirono l’ordine agli uomini di intervenire per catturarlo. Numerosi sono i misteri davanti ai quali gli addetti ai lavori si sono imbattuti. E altrettanti sono gli interrogativi aperti. Come quelli sulla possibilità che qualcuno all’interno delle istituzioni avesse informato del percorso di collaborazione con la giustizia del confidente. E’ possibile che Luigi Ilardo sia stato tradito dallo Stato? E perché? Sono domande alle quali a 24 anni di distanza manca ancora una risposta. “Solo lo studio, la legalità, lo sport possono essere armi importantissime che possono fare la differenza nella crescita di un ragazzo che sta diventando un uomo”, ha affermato Luana ai ragazzi in ascolto.»

Luisa Impastato
«Nipote del giornalista Peppino Impastato, nato in una famiglia mafiosa, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978. Già da giovane, egli decise non solo di non condividere lo stile di vita e i valori della famiglia paterna, ma di lottare contro il sistema mafioso che i suoi parenti rappresentavano. Nonostante abbia sempre saputo di essere in pericolo, il giornalista e attivista italiano, non si è mai fermato portando avanti la propria battaglia contro Cosa Nostra. Quella di Peppino è una storia di denunce contro la mafia apertamente pubblicate per far conoscere a tutti quello che accadeva nella sua terra. Dopo la sua morte, fu Felicia, la madre di Peppino a continuare la lotto contro la mafia, fino ad ottenere giustizia, dopo 24 anni di lunghe ed estenuanti battaglie legali e sociali. La nipote Luisa ha fondato in memoria di suo zio: “ CASA MEMORIA FELICIA E PEPPINO IMPASTATO”, nella quale poter incontrare tanti giovani e far rivivere l’esempio di Peppino. “ E’ stata mia nonna che mi ha fatto non solo conoscere, ma anche amare la storia di mio zio e la forza di questa storia”.»

Angela Manca
«Madre di Attilio Manca, medico italiano, vittima di mafia, ritrovato morto la mattina del 12 febbraio 2004. L’autopsia certificò la presenza nel sangue di eroina, alcol etilico. Il caso fu inizialmente ritenuto un’overdose, poi archiviato come suicidio. I genitori si opposero all’archiviazione sostenendo che il figlio fosse stato ucciso per coprire un intervento subito da Bernardo Provenzano, boss mafioso. Nel suo polso sinistro furono trovati due fori, mentre sul pavimento fu individuata una siringa. Secondo l’inchiesta effettuata subito dopo il ritrovamento del cadavere si sarebbe trattato di un suicidio, ma la ricostruzione fu contestata dai genitori: Attilio Manca era mancino, ed è difficile se non impossibile che abbia utilizzato la mano destra per iniettarsi la dose di eroina. Inoltre le siringhe trovate non riportano alcuna impronta digitale, che di certo non si sarebbe preoccupato di indossare dei guanti o ripulire gli strumenti se intenzionato a suicidarsi. Dunque, secondo i genitori, se fosse stato lui a farlo, non si sarebbe iniettato la droga nel polso sinistro ma in quello destro. Per questo i genitori non si arrendono e continuano a lottare, per far capire che Attilio Manca fu ucciso e che il suo caso non doveva andare disperso, ma che le indagini devono continuare. Come ci ha detto la signora Angela, questa è una “verità che potrebbe scoprire altre verità indicibili”, riguardo alla latitanza di Provenzano e agli aiuti ricevuti durante la sua latitanza.»

Tre storie distinte, ma unite dal coraggio e da una missione, dare voce alla Giustizia e alla Verità.

Adriano Melis, 5ªA



PRESENTANO
Quarto Incontro:
PERCORSI DI EDUCAZIONE CIVICA
DONNE CONTRO LA MAFIA
MARTEDI 12 GENNAIO 2021
dalle ore 12,00 alle ore 13.00 in diretta nazionale incontro con:
LUANA ILARDO
ANGELA MANCA
LUISA IMPASTATO
In diretta su: Radio voce della Speranza Catania Link Diretta Facebook :

https://www.facebook.com/Radio-voce-della-Speranza-Catania-256212974448109/

Link Diretta Youtube:

https://www.youtube.com/channel/UCXdQxq-52xtH4KbZE1gN57g/

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Incontro con il giornalista bresciano Federico Gervasoni e Il volontario Claudio Cogno

Da tempo ormai nel nostro Paese si assiste alla recrudescenza di impronte di natura neofascista, qualcosa di più di sporadici episodi.

In questo incontro, il giornalista bresciano Federico Gervasoni, giovane cronista de “La Stampa”, ci lancia un campanello di allarme sulle derive estremiste soprattutto a Brescia, che fu già vittima di un strage tremenda il 28 maggio 1974 in Piazza della Loggia. Oggi un esempio di “fuoriuscita” dal silenzio, quello che avvolge il passato che diventa storia, che ovatta i sensi e ottunde le menti. Un’ora per iniziare il risveglio delle coscienze, ricordando che viviamo in un ordinamento democratico che ha per fondamento la pacifica convivenza sociale.

Con Claudio Cogno, volontario bresciano in una associazione impegnata nel sociale e che è stato studente dell’Itis negli anni ’70, ripercorriamo le emozioni vissute nella nostra scuola alla notizia dell’attentato avvenuto a Brescia.

Da “Il Cuore nero della città”, di Federico Gervasoni: «Sia ben chiaro, senza una piena consapevolezza di ciò che sta succedendo, dei rischi che corriamo, della necessità di una reazione ferma ad ogni episodio e manifestazione della destra xenofoba, senza la riaffermazione costante di una piena e convinta adesione ai valori della democrazia, senza una costante formazione, anche delle giovani generazioni, alla cultura del dialogo, dell’apertura e del confronto, senza tutto questo è impossibile combattere efficacemente ogni forma di estremismo», un male endemico che germoglia dalla paura del diverso.

Noi tutti siamo chiamati come studenti, come docenti, come cittadini, ognuno, a fare la propria parte per mantenere, far crescere, difendere i Valori sanciti dai Padri Costituenti, da coloro che hanno vissuto sulla loro pelle cosa significa vivere sotto un regime, dentro un’ideologia, qualunque essa sia, perversa e violenta.

Prof. Domenico Marchione




Giovani al tempo del covid

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Bresciaoggi, 3 novembre 2020
Un ultimo raggio di sole è penetrato tra le fronde di un albero e  lo ha dipinto di una luce inusuale, azzarderei religiosa. L’ho guardato estasiata e ho colto come d’incanto la bellezza e la maestosità della vita.
In tempi così enigmatici e sofferti, voglio credere che quella luce, nascosta negli anfratti più oscuri della nostra anima, ci salverà e ci donerà ancora ragione di esistere.
Triste questo mondo bislacco. Triste la normalità tanto criticata. Bistrattata per la sua monotonia da tanti. Per il suo essere scontata. Quasi non eravamo coscienti della bellezza dei nostri respiri. Sarebbe stupendo riprendere la nostra Santa normalità. Per ora quasi utopia…
Cara nonna, quel giorno mi diedero il tuo nome! Mi hanno sempre raccontato che sorridesti compiaciuta; dopo aver aiutato la mia mamma a farmi nascere ed io aver proposto il mio primo pianto al mondo, mi cullasti tra le tue braccia sussurrandomi:” Nu core e na luce, gioia della nonna, luce trasi intra l’anima sua”. Sciuperei il mio salentino traducendo. Canto profetico? Chissà. Di sicuro un’indole ipersensibile alla ricerca di luce da sempre al di là di tutto, al di là di cattiverie gratuite vinte faticosamente grazie all’alto prezzo della divina indifferenza…
Bisogna dare Luce ai giovani…
I nostri ragazzi a scuola, anche se distanti, hanno bisogno di luce e noi non dobbiamo lasciarli al buio. Dobbiamo aver cura della loro emotività, dobbiamo accarezzare le loro emozioni, dobbiamo donare loro tanti raggi di sole… Non senza insegnare il valore delle regole, il valore del sacrificio. In questa guerra dall’imperturbabile nemico invisibile, devono anche conoscere il valore del sacrificio. Come l’ha conosciuto quel bimbo la cui storia ho raccontato oggi in classe che per andare a scuola, da un paesino in alta val Camonica, percorreva due ore di cammino. Tutti i giorni. Fino all’ultimo giorno  in cui gli regalarono il libro di Collodi come premio per essersi distinto nel profitto; quello stesso giorno, mentre ritornava a casa con quel libro in mano, trofeo dei suoi sacrifici, una mina confusa, in agguato, nel terreno, orribile reliquia della guerra conclusa da pochi anni, che pensava fosse un dono da portare al suo papà poco felice della scelta di studiare, purtroppo lo fece esplodere con tutta la sua gioia… povero piccolo dolce cuore.
Quel bimbo aveva goduto dell’abbraccio della natura tutti i giorni, monti straordinari i suoi compagni di viaggio, si inebriava dei colori dell’alba tutti i giorni, respirava l’immenso. I nostri ragazzi appaiono quasi alienati dopo sei ore davanti ad uno schermo. È un sacrificio. Servirà a fortificarli? Rischiano di esplodere  in un altro modo, purtroppo, se non doniamo loro luce. E non è vero, come si blatera in giro, che loro sono abituati a passare molte più ore davanti ad uno schermo per altri ludici motivi. Si dimentica che fa notizia solo la minoranza. I ragazzi sono anche tanto altro di bello e di grande! Sicuramente sarà  un cammino complicato e doloroso, ma dobbiamo fare di tutto affinché quell’ultimo raggio di sole, penetrato tra le fronde di un albero, li inondi e faccia loro scrutare la bellezza della vita. In fondo questo mondo  l’abbiamo dato noi così, se lo sono ritrovato senza avere nessuna colpa e quando scrivo “dobbiamo” intendo tutti, non solo noi docenti, la società tutta unita deve regalare un motivo luminoso per far credere nel giorno dopo ai nostri giovani.
Lo stesso raggio di sole inondi i miei amici artisti che hanno operato sapientemente in questi mesi per continuare a curare tanti dolori dell’anima con la loro arte, ma non sono stati compresi come tante categorie lavorative straziate… Ho sempre abbracciato profondamente i veri problemi di chi sa mettersi in gioco e non si lascia guidare dai fili del potere.
Polemiche e inutili diatribe da salottino tv o “internettiano”, violenze devastanti e assurde, fate largo al buon senso! Quel raggio di sole si infiltri tra i rami intricati di chi gestisce il potere e illumini le menti affinché si trovi una soluzione concreta. E come se non bastasse qualche giorno fa a Nizza, attacco vicino alla Chiesa di Notre-Dame, almeno tre morti, decapitata una donna. Notizia agghiacciante…
Infiniti raggi di sole dovrebbero irradiare tanto mondo balordo. Continuiamo a fare la nostra umilissima parte… È un dovere per tutti!
Lucia Trane



Digitalscape: VINCERE, GIOCANDO!

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“Non temete i momenti difficili, il meglio viene da lì”
(Rita Levi Montalcini)

Digitalscape: vincere, giocando!

Giocare Per Imparare. Può funzionare anche nel mondo della scuola! Tutti abbiamo imparato giocando, almeno fino a quando eravamo bambini, ma perché non farlo ancora e di più ancora, a scuola?! Come ha ben detto la docente di matematica al “Cerebotani”, prof.ssa Emanuela Zani, che ha coordinato il gruppo vincente della nostra 2ªD: “Questo è il futuro della didattica, multimediale e non è, certamente, noiosa. Digitalscape è l’esempio concreto di una metodologia didattica diversa, dove i ragazzi, dalle informazioni e indizi avuti(ad esempio, come deve funzionare un computer per tenere in vita le persone, in ambito medico), sono riusciti, usando le proprie conoscenze e le giuste ricerche, con un, non cosa da poco! non comune pensiero divergente, trovare le risposte esatte. Hanno vissuto l’esperienza di lavorare in gruppo, il senso della forza della condivisione e del potere di essere sempre più e in modo intelligente curiosi, del voler competere, apprendendo, divertendosi: questa è didattica innovativa, dove potere valutare le competenze in modo esaustivo e con metodi gioiosi, altro che solo lezioni frontali!”. Hanno partecipato scuole di tutta Italia, come il Liceo Linguistico Copernico di Bologna, Istituto Tecnico T. Salvini di Roma, Liceo Scientifico Musicale Bertolucci di Parma, Liceo Scientifico di Vittorio Veneto , Liceo Linguistico di Novara, ISS Capirola di Leno e tanti, tanti altri Istituti, ma, primo fra mille, è risultato il nostro Istituto Tecnico-Industriale “Luigi Cerebotani” di Lonato. Agli inizi di marzo, quando si aveva oramai certa che la situazione scolastica sarebbe cambiata drasticamente, ci si è chiesti, come continuare a fare formazione? E’ così è stata concepita una didattica alternativa, utilizzando la rete, come per la DAD, coinvolgendo, però, gli studenti nel risolvere problemi e sfide, giocando. Domandone! In cosa consiste DigitalScape? E’ un gioco didattico on-line dove il mondo è caduto vittima di un’organizzazione criminale, capeggiata da Mr. Middleman il quale, a scopo di profitto, ha reso schiava l’umanità. Un gruppo di white hat (Nemo, un youtuber, Ulla, un’esperta di comunicazione, Quivis, un esperto di reti e dati) si organizza per svelare all’opinione pubblica il piano criminale. Dovranno, per fare questo, mettere fuori uso la rete dei criminali, attraversando diverse stanze (prove). Una bella e difficile prova per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado che, dal 15 Aprile (proprio in piena emergenza Coronavirus), potevano liberamente iscriversi, su invito fatto dagli ideatori del gioco (alcuni professori digitali) alle diverse scuole di appartenenza; ai ragazzi era chiesto solo di essere muniti di una connessione e di un browser su un computer o un tablet ed appunto di cimentarsi nel superare le sfide proposte in diversi episodi (ben 28), in più giorni. I problemi che hanno dovuto risolvere riguardavano l’uso di strumenti tecnologici come i social media, il web, la posta elettronica e hanno toccato argomenti molto attuali come la sicurezza informatica, l’intelligenza artificiale e l’identità digitale. Grazie a tutti i partecipanti di questa avvincente avventura, che sia l’inizio, per una Scuola sempre più innovativa e rinnovata!

Alfredo Fuzzi, Enrico Zerneri, Pietro Gardinazzi (così come appaiono nel video delle premiazioni) sono riusciti a liberare l’umanità! La “NOSTRA” squadra è risultata vincente al Digitalscape, il primo torneo on-line tra Istituti Scolastici.

Il video

Classifica Finale

  1. IIS Luigi Cerebotani, Lonato(BS) CLASSE 2D
  2. Liceo Scientifico Arturo Tosi di Busto Arsizio
  3. ISIS Galileo Galilei di Ostiglia

I nostri compagni si sono meritati, ognuno, un Airpod Apple e la partecipazione ad un video su YouTube de i Pantellas. I secondi e terzi un buono spesa su Amazon.

Si può vedere anche la diretta su twitch.tv: Visualizza anteprima video YouTube Premiazione live twicht

Prof. Domenico Marchione




TecnicaMente 2020

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TecnicaMente 2.0 è il progetto Adecco che ha l’obiettivo di mettere in contatto gli studenti degli istituti tecnici con le aziende locali, favorendo l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Adecco ospita un momento di confronto tra gli studenti dell’ultimo anno e le aziende del territorio interessate a incontrare ed inserire giovani di talento.
Il progetto TecnicaMente 2.0 consiste nel proporre da parte delle aziende agli studenti alcuni progetti da realizzare o problematiche da risolvere. Non si tratta, pertanto, di un lavoro di routine già conosciuto e consolidato, ma l’occasione per applicare le proprie conoscenze e competenze al fine di realizzare o risolvere un progetto o un problema aziendale.
Quest’anno sono stati coinvolti nell’evento circa trenta studenti dell’IIS Cerebotani, organizzati in gruppi di lavoro e appartenenti ai diversi indirizzi dell’Istituto. Per quanto riguarda il corso “meccanici”, che ho seguito personalmente, questo ha visto la partecipazione di undici studenti organizzati in quattro gruppi, provenienti dalle tre quinte dell’indirizzo di meccanica.
Le ditte che hanno mostrato la loro disponibilità ad accogliere i nostri studenti sono state per quanto riguarda, appunto, il gruppo dei meccanici: Rima di Montichiari, Bicelli di Carpenedolo, Metallurgica San Marco di Calcinato e Coltri di San Martino, per quanto riguarda i chimici: ATL Abrasivi di Montichiari, e per quanto riguarda gli elettronici e gli informatici, che si sono presentati in un gruppo misto: Cavagna di Calcinato. Le ditte coinvolte si sono mostrate sin da subito ben disposte ad accogliere all’interno delle loro strutture i nostri studenti che, carichi di entusiasmo e aspettative, si sono applicati nel cercare di risolvere problematiche aziendali proposte. Purtroppo, sul finire di febbraio, si è abbattuta sul nostro Paese un’emergenza che ha costretto tutti a restare chiusi in casa e ci ha limitati a stabilire contatti online. In questo modo, il progetto ha continuato a progredire a “distanza”. Tuttavia, il gruppo dedicato alla ditta Coltri non ha potuto portare a termine il proprio lavoro perché sono venuti a mancare quel contatto materiale con l’azienda necessario a far sviluppare un lavoro che potesse essere continuato a distanza. Infine, il giorno 22 maggio i lavori sono stati presentati, per la prima volta nella storia di questo progetto, in modalità online su piattaforma Teams. Durante questa presentazione i lavori sono stati valutati da altre quattro ditte che si sono offerte di far parte del gruppo della giuria: tra queste troviamo la ditta Feralpi di Lonato, Duraldur di Desenzano, Parema di Calcinato e Ingenera di Carpenedolo.

Il gruppo vincente degli informatico-elettronici e i tutor di Cavagna

Il gruppo vincente degli informatico-elettronici e i tutor di Cavagna

Il gruppo vincente dei meccanici

Il gruppo vincente dei meccanici

Completate tutte le presentazioni, si sono classificate prime, a pari merito il gruppo dei meccanici che è stato seguito dalla Metallurgica San Marco di Calcinato e il gruppo elettronico-informatico seguito dall’azienda Cavagna, sempre di Calcinato. A gruppi vincitori sarà offerta la partecipazione ad un percorso di formazione post diploma.

Prof. Emanuele Zamboni




Alternanza scuola-lavoro, un’esperienza per conoscere le proprie attitudini

Ciao a tutti! Sono Nicola della 5ªA (del corso di meccanica) e desidero parlarvi della mia esperienza in Alternanza scuola-lavoro. Innanzitutto, chiariamo cos’è! Un tipo di didattica innovativa, attraverso la quale l’esperienza pratica, “sul campo”, aiuta a rendere più solide le conoscenze acquisite a scuola ed a testare e mettere alla prova gli studenti, sia in termini di preparazione che di personalità col vissuto del lavoro. È un rapporto, un percorso di investimento nelle risorse umane (cioè noi studenti), dal quale tutti traggono vantaggi: il sistema scolastico, le imprese e gli studenti, ovviamente. L’Alternanza scuola-lavoro è obbligatoria per tutti gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori, licei compresi.

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È un innovazione presente nella legge 107 del 2015 (c.d. “La Buona Scuola”) in linea con il principio della scuola aperta. L’intenzione del legislatore era ed è di ridurre il divario tra le competenze in uscita del sistema educativo e le competenze richieste dal mondo del lavoro, consentendo, dunque, di risparmiare sia sui costi di ricerca e selezione del personale sia sui costi di formazione iniziale dei neo-assunti. Il provvedimento mette, altresì, al centro l’autonomia scolastica; si danno gli strumenti finanziari ed operativi a dirigenti scolastici e docenti per poterla realizzare. Agli studenti viene garantita un’offerta formativa più ricca che guarda alla tradizione (più Musica, Arte), ma anche al futuro (più lingue, competenze digitali, economia). Questo ha permesso un avvicinamento tra scuola ed impresa, che investe sugli studenti. A tal proposito, vediamo aziende che assumono studenti che hanno seguito presso di loro un percorso di PCTO, appena diplomati. Ciò ha garantito che l’alternanza scuola lavoro sia diventata parte del programma scolastico per tutto il triennio, ed è talmente importante al giorno d’oggi, come trampolino di lancio per il mondo del lavoro, da diventare materia di discussione nell’Esame di Stato, con un riconoscimento di crediti, utili per la carriera scolastica.

Io ho trascorso il mio periodo di alternanza scuola lavoro presso la LEONESSA S.P.A. , nel reparto Controllo Qualità. Il mio tutor aziendale, Cesare Amico, mi ha affiancato durante queste tre settimane di stage insieme a Luca Bertozzi ed Andrea Golini. In queste settimane ho osservato tutti i processi di produzione e lavorazione nei vari reparti, dal laminatoio alla tornitura, dalla foratura al dentatura, al montaggio e alla rettifica. Nel periodo di alternanza ho preso parte a varie attività, le quali mi hanno permesso di avere una visione a 360° dell’azienda. Mi hanno insegnato ad eseguire report di prima produzione con annesso utilizzo di tutti gli strumenti di misura, dopodiché, ho iniziato ad eseguire i controlli delle geometrie delle piste di rotolamento con la macchina con coordinate in 3 direzioni, controlli in accettazione, archiviazione certificati di collaudo, controlli col magnetoscopio, certificati prove materiali anelli laminatoio e vari controlli degli strumenti di misura.

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Questa esperienza mi ha insegnato a vivere nel posto di lavoro, cercando il più possibile di andare d’accordo con i collegi e cercando di non calpestare i piedi a nessuno. Essendo operaio al controllo qualità ero a stretto contatto con tutti gli altri operai dell’azienda, creando anche dei rapporti interpersonali.

Posso proprio dire che lo stage mi ha aiutato a capire come ci si comporta in ambito professionale, come ci si deve relazionare con persone più esperte e capire come gestrire varie situazioni, ad avere sempre un pensiero critico e propositivo. Insomma L’Alternanza, se adeguatamente impostata e realizzata, può davvero rappresentare un momento dove la scuola, l’azienda e gli studenti “vincono”, dove tutti possono trarne un giusto vantaggio.

Nicola Tironi, 5ªA




Fondazione “Istituto dei Ciechi di Milano”

DIALOGO AL BUIO

Viaggio d’istruzione alla Fondazione “Istituto dei Ciechi di Milano”

La giornata del 06/02/2020 non la dimenticheremo facilmente. È stato il giorno della nostra prima uscita! Infatti, la nostra classe, 1ªF (insieme alla classe 1ªB, e i docenti Domenico Marchione, Valeria Formosa, Yuri Palmieri, Elena Roncoli), si è ritrovata non in classe, ma sul pullman, direzione Milano, con meta primaria l’Istituto dei ciechi; il personale, ben organizzato ed efficiente, ci ha diviso in gruppi per affrontare il laboratorio linguistico-espressivo. Siamo entrati in una stanza (senza scarpe e oggetti luminosi) poco illuminata e Rosa, la nostra accompagnatrice, ci ha fatto osservare l’ambiente dove eravamo e man mano abbassava la luminosità della luce; quindi ci ha chiesto di formare un cerchio e dire i nostri nomi. Nel dire i nostri nomi, ci siamo sentiti tutti più tranquilli, perché all’inizio, nel buio divenuto totale, tutto sembrava difficile! Infine, la guida ci ha divisi in gruppetti da due, e ci ha fatto riflettere su argomenti sensibili, facendoci dire, ad esempio, la cosa più bella di noi e quella più brutta. Quest’esperienza ci ha insegnato l’importanza di percepire bene un suono e che, al buio, ci si sente più a proprio agio ad esprimere i proprio sentimenti, rispetto a quando si è alla luce, poiché non si pensa al giudizio altrui e si esprimono le proprie emozioni nel modo più sincero e vero che ci sia; le persone che hanno la possibilità di usare la vista, non danno importanza ad altre sensazioni da percepire. Invece coloro che non hanno questa possibilità, considerano la vista un senso aggiuntivo e non così importante, perché per capire una persona nel profondo bisogna basarci sulla voce interiore di essa e non sull’esteriorità, perché dall’esterno si può fingere di essere chiunque, mentre all’interno non si può nascondere il proprio essere. Nel buio diventa naturale parlare e la voce dell’altro svela le sue emozioni. Che esperienza meravigliosa! Dopodiché, usciti alla luce e apprezzando di più la vista, siamo andati a rifarci gli occhi visitando il Duomo di Milano. Nel pomeriggio abbiamo ammirato i vari negozi all’interno della Galleria “Vittorio Emanuele II”. Prima che arrivasse il pullman, ci siamo recati a visitare il Castello Sforzesco e l’Arco della pace, in piazza Sempione. Ci siamo fermanti, a riposarci, nel parco lì vicino per fare anche merenda e per comperare dei bracciali come ricordo di una bella giornata. Saliti sul pullman cantando a squarciagola fino a Lonato, siamo tornati felici e un po’ più ricchi…dentro. Grazie a chi ha organizzato questa bella uscita didattica! W la Scuola!

Stella Shima e Gioia Gugole – 1ªF

Milano.gruppo1F.1B




Resistenze di ieri, Valori di sempre

Carissimo giovane dell’ Istituto Superiore “L. Cerebotani” di Lonato, “All shall be well”, Andrà tutto bene! Quindi, è argomento ormai noto e scontato parlarti di Resistenza. D’altronde, sono passati 75 anni e tre generazioni e con i protagonisti per lo più scomparsi nel tempo e tenuti vivi dai ricordi, con le piazze del 25 aprile sempre più vuote e “svuotate”.

E, allora, cosa dirti? Quali nuove riflessioni possono attirare la tua attenzione?

Il tricolore

Le derive contro le quali i nostri nonni o meglio, i vostri bisnonni, hanno combattuto sono sempre ripetibili (come un virus).

Siamo (o, eravamo parte!) la Società del Nuovo Millennio, quella del Benessere e dei Pil, INATTACCABILI, eppure siamo ora e, ancora, tutti contagiabili e bisognosi di benefattori e di eroi. “La storia passata si può, comunque, sempre ripresentare, in forme, non sempre uguali, ma simili!”, amava, Primo Levi, amaramente ripetere… non uno a caso!

Dietro e, durante, le camere a gas, gli stermini di massa, i forni crematori c’era una Germania con il più alto tasso di alfabetizzazione, al mondo, una patria apprezzata per suoi personaggi come Thomas Mann, Immanuel Kant, Bertolt Brecht, Albert Einstein e con una filologia, storiografia, filosofia che avevano esaltato i valori dell’uomo. Eppure, in pochi anni, questo popolo acculturato, ricco di possibilità economiche e di ideali si lasciò sopraffare da persone “educate al male”. Un caro amico, prete romano, ai tempi dei miei studi teologici, alla Gregoriana, parlando di idolatria, mi disse: “Siamo sempre insoddisfatti e ci lasciamo sedurre dalle menzogne”. Vedi, caro Domenico, “l’idolatria è un sistema di infelicità, creato dalla mente dell’uomo. Ti fa disperdere il presente, ti impedisce di apprezzarlo. Al contrario, vivi profondamente nel futuro, proiettando quello che non hai o quello che vorresti. Tutti vogliono un Dio, non ho mai incontrato un uomo che non vuole un Dio! un Dio è qualcosa per cui ti spendi e su cui ti appoggi e a cui chiedi la Vita. Invece, tendiamo a crearci noi un idolo ed a prostrarci ad esso; un idolo è qualcosa di immaginario; i vari idoli, capaci di stravolgere la realtà, sono qualcosa che vorremmo ma che al tempo stesso ci fanno disperare e, spesso, distruggere noi e gli altri, perché cercano perfezioni e performance inimitabili. Dovrebbero amarci per quello che siamo, ma gli idoli, la vita non la danno, la prendono e basta!”.

In questo tempo di Coronavirus, in cui si resiste in pantofole e sui balconi e non con anfibi e in trincee, dove non si dona più la propria salute (vita) per la libertà di tutti, ma si sacrifica la propria libertà per la salute di tutti, che dirti allora?!

Forse… anzi, senza ma e senza se, caro Giovane, prova ad ascoltare almeno questo: ci sono dei valori assoluti validi in ogni tempo, che se applicati, darebbero il giusto posizionamento dell’uomo nel Mondo. UMILTÀ – MANSUETUDINE – PAZIENZA.

Essere umili non significa mettersi in un angolo e non prendere mai premi! È conoscere il proprio valore e riconoscersi per quello che si è ed agire secondo il proprio percorso e amarsi per quello che sono io e amare per quello che sono gli altri. Uscire dagli angoli, con umiltà e porsi al centro della nostra vita, senza rancori, ma nella pace, cercando il nostro Ruolo!

Il Mansueto non è colui che non ama la guerra ed evita il pericolo, ma ne comprende l’inutilità e capisce che si vince quando nessuna guerra viene combattuta. Fare propria, nella vita, l’arte della negoziazione, entrando in relazione, sapendo che c’è posto per tutti e che insieme si è più forti e capaci (anche di vincere un virus).

La Pazienza non è uno stato passivo, ma contiene uno delle dimensioni più alte del tempo, l’attesa! Una dimensione attiva dell’uomo, cioè, la capacità di dominare le emozioni attraverso il divenire delle cose, belle o brutte che siano. Questo è il tempo della pazienza, dove stare con noi stessi. Conoscerci meglio per offrire al mondo il meglio, scoprendo i nostri talenti e dando e ricevendo ciò che è, veramente, importante: AMORE.

Buona Vita! Che sia un tempo giusto per tutti e un giusto tempo per te!

Prof. Domenico Marchione